stromae - formidable
quando qualcuno dice "devo andare all'ospedale" é perché sta male, forse perché ha un osso rotto o una ferita molto grossa. é da una settimana intera che non mangio regolarmente, o che bevo da solo, o che esco volontariamente. rose mi vuole portare all'ospedale.
ho paura di quello che mi può succedere. tyler continua a dirmi "andrà tutto bene, stai tranquillo". ma non gli credo. mi ha già detto abbastanza bugie.
ha voluto farmi credere che perdere i genitori sia qualcosa di carino. e invece no.
ho sparato a mia madre.
voglio sparare anche a me.
se solo avessi una pistola.
voglio raggiungerla e chiederle scusa.
il signor heaton é qui, vuole sapere come sto. tyler parla per me. continuo a stare con la testa bassa per non vederlo. non voglio che capisca come sto veramente.
per tutto il tempo tyler mi tiene la mano. vuole rassicurarmi di qualcosa, ma precisamente non so di cosa.// oggi é uno di quei giorni no. all'ospedale una signorina mi ha detto che sono depresso, ma qualcosa dentro di me non lo vuole accettare. l'esempio degli uccelli che non possono volare rimane. e rimangono anche loro.
come posso guarire da un dolore non-fisico? sono un bambino. inutile.
sono un bambino inutile.
tutti alla casa famiglia sanno fare qualcosa. quasi tutte le bambine sanno cantare o ballare, certi bambini scrivono, anche canzoni, poi c'è tyler che sa fare tutto. suona l'ukulele e il pianoforte, canta. scrive le sue stesse canzoni. anche se non me le ha fatte mai ascoltare.
potrei dire che tyler é un angelo. però é caduto dal cielo, perché é qui con me.
mi protegge.
rose insiste dicendo che non vogliono che resti all'ospedale, quindi torno con tutti gli altri, anche se dovrò prendere delle medicine strane. rose ha chiesto a tyler se mi aiuterà, e ovviamente lui ha accettato. mi prende per mano e mi porta in giardino. fa come per baciarmi, ma io dico "non possiamo qui. possono vederci e diranno tutto a rose. e lei non vuole".
"non conosco posti dove non ci possono vedere".
"vieni con me. ne conosco io" stavolta sono io a prenderlo per mano, e dobbiamo correre perché piove. arrivati davanti ad un sentiero, lui esita. "prima le signore" scherzo. va avanti e lo seguo, toccandogli il fianco ogni tanto per fargli sentire che sono qui.
questa é una via alternativa per andare nel bosco nel quale andiamo anche con gli altri. ci sediamo nell'albero della scorsa volta, dove lo avevo baciato sulla guancia. "qui siamo molto lontani dall'orfanotrofio".
"non importa. basta che sia con te". rabbrividisco, perché quelle parole sono belle. "ti prometto che riusciremo a farti guarire da quella malattia".
"smettila di farmela pensare".
"scusa".
"adesso puoi baciarmi" dico, e lo fa.
"mi piaci. tanto".
io non so se mi piace tyler. mi fa sentire strano quando é con me, e mi fa stare male se non c'è. ho paura di quello che direbbe se mi vedesse crescere.
lo prometto, non lo giudicherò mai. anche se quello che farà farà del male a qualcuno. anche se farà del male a me.
ho paura del futuro, ho paura di quello che potrei fare.
io e tyler rimaniamo tutto il giorno sotto all'albero, in silenzio, qualche volta interrotto dalle sue domande dementi. qualche volta interrotto da un bacio.
respiro profondamente. oggi penso in modo ottimista. so che rose non ci sgrida, e che mangeremo vicini.
dom e matt non romperanno, e noi staremo in pace insieme.
insieme.
salgo su un albero, sento un odore strano. "vedo qualcosa".
"cosa vedi?".
"fai silenzio" scosto delle foglie per vedere meglio. "c'è del fumo. ma non tanto. credo sia di sigaretta".
"nient'altro?".
"ci sono due ragazzi. uno con i capelli neri e l'altro ce li ha biondi". guardo meglio. "oddio, sono matt e dominic".
"cazzo, fammi salire: voglio vedere!".
"fai silenzio, dannazione!" prendo la sua mano e lui si siede vicino a me, sul ramo.
"oddio, sono proprio loro".
"aspetta, ma quella non é una sigaretta".
"cosa dovrebbe essere?".
"stanno fumando una canna, scemo". "se ci trovano siamo tutti quanti nella merda. loro due ci picchieranno e noi staremo in punizione per un anno".
"fammi salire sopra di te".
"vuoi che ci vedano ancora di più? no".
"ti tiro giù i pantaloni" minaccia.
"fai pure".
ha le mani fredde e mi tocca la schiena.
"scendi, stanno venendo qui, ci hanno visto". mi giro e mi preparo per saltare.
"ho paura, é tanto alto qui" si lamenta.
"come ci sei salito scendi".
salto giù, ma lui non si muove. mi sono graffiato un po' le mani e le caviglie. "scendi!".
"ho paura".
"non metterti a piangere adesso".
"ti odio!" mi urla. ormai sono qui.
"che ci fate qui? ci stavate spiando?".
"no, stavamo scappando da voi, perché ci prendete sempre in giro. lo diremo a rose".
"se vi facciamo provare non glielo andate a dire e noi non diciamo niente".
"non vogliamo".
"dai, cosa possiamo fare?".
"non dovete più darci fastidio. e non dovete più fumare".
"per la prima siamo d'accordo, per la seconda proprio no".
"questo é quello che vogliamo, fate un po' voi".
si guardano un attimo, poi annuiscono.
intanto tyler scende dall'albero, poi ci allontaniamo, e raggiungiamo lo stesso edificio abbandonato in cui erano loro. "adesso mi devi baciare" dice lui.
"perché? non stiamo nemmeno insieme".
"e allora? siamo migliori amici. questo non rovinerà la nostra amicizia. e poi fino ad adesso non ti sei lamentato".
"non voglio più".
"perché?".
"vuoi sapere la verità?".
"sì".
"te l'ho già detto. sono innamorato di te, ma non voglio stare con te perché ti meriti di meglio. l'anno prossimo andremo al college insieme, e ti metterai con qualcuno che ti tratterà meglio di come faccio io. rimarremo amici, ma non voglio fare altro".
"se non trovo nessuno che faccio? anche tu mi piaci, anche se a volte sei strano".
"i migliori amici ci sono per sempre. magari con il passare del tempo cambierò idea. magari ci sposeremo, chi lo sa...".
"mi piacerebbe molto".
"per adesso siamo salvi, nessuno ci farà più del male".
"cosa dici? matt, con quelle manine da femminuccia, non ti spezzava nemmeno un'unghia".
"parli proprio tu, di femminucce".
"oh, questa era pesante".
sorrido. "scusa".