Per fortuna anche quel giorno la mia giornata scolastica era finita. Ero sudata, ai primi posti del pullman con le cuffiette nelle orecchie e lo sguardo rivolto al finestrino, guardavo il mondo vicino a me e le persone che si muovevano agitate per la città. Il viaggio di ritorno era corto per mia fortuna e in meno di mezz'ora mi ritrovai a casa. Gettai lo zaino a terra e mi catapultai letteralmente in camera mia, sdraiandomi a peso morto sul letto.
I miei genitori non sarebbero tornati fino a tardo pomeriggio ed avevo tutta la casa per me. Sai che felicità...non sono mai stata una ragazza amante della vita attiva e movimentata, mi bastavano tre cose, libri, musica ed un posto tranquillo in cui stare.
Mi addormentai pochi minuti dopo.
***
"Hey ragazzina dove vorresti andare? Non si lascia mai un appuntamento a metà, non te le hanno insegnate le buone maniere i tuoi genitori?", il suo tono ironico era da mozzare il fiato, si aggirava intorno a me saltellando con la faccia seria.
Il trucco colato e cicatrici rendevano il suo viso ipnotico.
"Io...io devo andarmene...Batman può avermi seguito e se verrà qui ti troverà"
Il clown mi si avvicinò con il suo fidato coltellino stretto in mano e per poco mi mancò un battito sentendo il suo respiro caldo così vicino a me.
"Credi che io abbia paura ragazzina? Paura di uno stupido pipistrello mascherato? Lui ha tutte le sue belle regole, i suoi grandi valori...ha dei limiti che io non ho"
Gesticolò particolarmente quando pronunciò l'ultima frase...il suo modo di parlare, di muoversi, di pensare...tutto mi affascinava di quell'uomo truccato.
Stavo per parlare ma il rumore improvviso di una finestra che si rompeva interruppe quel folle magico momento.
Un uomo si affacciò dall'oscurità.
"Batman"
***
Mi svegliai di colpo con il respiro affannato.
Guardai l'orario:19:54, ottimo avevo dormito quasi sei ore. Sentii le voci dei miei genitori provenire dalla cucina, di sicuro stavano preparando la cena.
"Joker, perché non sei reale?"
Mi alzai incerta dal letto ed uscii dalla stanza. Quel sogno era stato la cosa più bella della giornata ed ora mi era rimasto impresso nella mente come se fosse stato marchiato a caldo.
Quelle labbra sfregiate tinte di rosso in un sorriso diabolico e folle. Quegli occhi scuri che sapevano scrutarti fin dentro l'anima e quei capelli verdi pieni di piccoli ricci disordinati.
Tutti quei sui elementi che mi facevano sognare in ogni momento della giornata, mi davano forza e speranza di un momento migliore.
Mi ritrovai in salotto, seduta sul divano a guardare la tv mentre mia madre imbandiva il tavolo rettangolare in modo preciso. Amava fare le cose per bene, se non poteva non le faceva proprio.
Mio padre si aggirava per la stanza con fare agitato, ogni sera era preoccupato per qualcosa di diverso. Un giorno era il lavoro, l'altro era la casa della nonna, che magicamente riusciva a rompere qualcosa ogni volta e chiamava il suo amato figlioletto per aggiustarla (altrimenti non chiama affatto)...domani lo preoccuperà qualcos'altro.
Quel giorno era la macchina del suo fidato collega.
Mauro lavorava con lui da oltre quindici anni e ogni tanto veniva a cena da noi (o noi da loro) insieme alla sua famiglia. Sua moglie Eleonor, americana, era una donna dolce e comprensiva e loro figlio Daniel era una ragazzo modello. Ottimi voti a scuola, usciva solo per andare a scuola, in biblioteca e a lezione di violino. Non fumava, non beveva e mai fatto uso di droghe...perfetto insomma. Ed era per questo che lo odiavo con tutta me stessa. I suoi genitori parlavano di lui come fosse un dio, vantandosi anche solo per il fatto che respirasse.
Cenai in silenzio ascoltando i discorsi dei miei genitori, non avevo gran voglia di parlare.
Dopo aver finito la cena salì in camera, buttandomi a peso morto sul letto e rovistai nella libreria vicino cercando qualche bel fumetto o qualche libro interessante. Trovai un fumetto di Batman ed incominciai a sfogliarlo, con più foga nella scena dove Harley e Joker facevano il colpo in banca. Osservavo i minimi dettagli dei disegni, ogni movimento del corpo, ogni espressione del viso. Leggevo i dialoghi come se fossi lì con loro e per un momento fu come se in quella scena ci fossi anch'io. Era quella la vita che sognavo fin da bambina, una vita piena di pericoli dove bisogna vivere ogni attimo come fosse l'ultimo. Essere con una persona che ti apprezza per quello che sei veramente anche se fossi un mostro e tu sai che lui è lì perché vuole starci davvero, perché vede in te qualcosa che non vede negli altri.
Ho tanto sognato quella vita che a volte mi sembra di esserci veramente e la cerco ovunque mi trovi come un gatto affamato che cerca il topo per sfamarsi dopo tanto tempo.
Ogni giorno vado a letto sperando di svegliarmi in un modo diverso e per quanto possa sembrare sciocco è l'unica cosa che voglio veramente.
STAI LEGGENDO
La Percezione Della Normalità {Joker ff}
FanficLara era una diciottenne silenziosa e solitaria. Apparentemente sembrava essere tranquilla ma dentro si se aveva il baratro più toltale. Eternamente in lotta con le due parti della sua anima viveva una vita monotona, fra scuola, ragazzo e amici. Non...