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"Avete trovato qualche prova sul corpo di Samuel?" chiedo a mia madre, mentre bevo un sorso di latte caldo.

"No" risponde, muovendo allo stesso tempo la testa. Lei lavora nella polizia, conduce le autopsie ai corpi.

"Nessun'impronta, neanche un capello" continua, più parlando con sé stessa, "sicuramente avrà compiuto l'atto con dei guanti e un cappello".

"O una maschera" la interrompo io, mentre lei alza fisso lo sguardo su di me.

"Sarà solo una stupida presa in giro quella maschera" risponde secca, quasi infastidita dalla mia affermazione.

"Stupida presa in giro? E di cosa?" le domando incuriosito.

"Harry Edward Styles" dice mia madre "non voglio più parlare di questo argomento con te, okay?".

"Va bene" rispondo deluso "non c'è bisogno di arrabbiarsi".

Poco dopo prendo lo zaino e, sistemandomi accuratamente i ricci lungo la fronte, esco di casa deciso a trovare delle risposte, ovviamente da Zayn.

-

"Non lo sai, Harry?" mi chiede Zayn, senza parole. Si sbatte una mano contro la fronte e la scuote da destra a sinistra e viceversa.

"Non conosci la storia di James Harington?" continua. Ancora più sbalordito di qualche secondo fa.

La situazione mi sta snervando. "Zayn" lo blocco, mentre lui stoppa sue sceneggiate teatrali.

"James Harington era il figlio minore della famiglia degli, appunto, Harington" comincia, trascinandomi nel bagno dei ragazzi con una ferrea presa sul polso.

"Aveva undici anni quando, a causa di un pericoloso incidente, dovette subire un intervento chirurgico per rimettere insieme ciò che di recuperabile c'era sul suo viso". Povero James, penso tra me e me.

"Ovviamente l'intervento andò a buon fine ma il suo volto non era più grazioso e dolce come una volta" si interrompe "sembrava, come dire, un mostro".

Sussultò quando all'interno di uno dei tre bagni qualcuno tirò lo sciacquone.

"Tutti lo prendevano in giro per il suo orribile aspetto e nessun volle più parlare e giocare con lui" riprese il discorso, dimenticandosi del suo piccolo spavento.

La porta del piccolo bagno subito si apre e Louis, sempre con addosso le sue solite maglie nere, "Così, dopo qualche anno, decise di indossare una maschera e di uccidere tutti coloro che fino ad allora l'avevano visto come un personaggio da circo" conclude.

Zayn guarda Louis annuendo e "Giusto" dice.

Scruto Louis attentamente, dimenticandomi un attimo della presenza di Zayn. Ha sempre i capelli così perfettamente disordinati che gli incorniciano il volto dai tratti leggermente femminili. Le labbra rosee e quegli occhi, Dio, quegli occhi color azzurro cielo. 

"Amava Jenna" dice però Zayn, cercando di distogliere la mia attenzione da Louis.

Giro la testa verso il mio amico e "Jenna?" chiedo.

"L'unica che lui abbia mai amato" risponde adesso Louis, guardandomi dritto negli occhi. Arrossisco un po' e spero che non lo noti.

"Ma è stata proprio lei a segnare la sua morte"  continua, guardando Zayn adesso.

"L'avrei fatto anch'io" ammette il castano, prendendo un po' di carta e asciugandosi le mani zuppe d'acqua.

"Cosa?" gli chiedo, senza rendermi conto di aver pronunciato la domanda. Quando lui è nella stanza, le parole mi escono incontrollate. 

"Avrei ucciso anch'io chi mi ha deriso" afferma, pensando sicuramente a tutti coloro che hanno riso di lui a causa del video che IO e Clarissa abbiamo postato online.

Una fitta di dolore mi pervade tutto lo stomaco e il senso di colpa comincia ad invadermi il petto, rendendolo tutto ad un tratto pesante.

Louis apre la porta del bagno con un braccio e va via, comincio subito a camminare verso di lui ma Zayn mi blocca e "Dirglielo non servirebbe, ti odierebbe soltanto".

Resto così fermo e, annuendo, prendo la cartella dal pavimento, cominciando poi a camminare verso l'auditorium, dove il preside Connor vuole parlare con noi.

-

Come sempre il preside ci ha fatto fare un minuto di silenzio per i nostri due compagni di scuola deceduti nell'arco di una settimana. Ci ha incitato a rispettare il coprifuoco adesso imposto alle undici. Ci ha raccomandato di fare molta attenzione ai luoghi in cui andiamo e alle persone che frequentiamo. Ci ha ripetuto milioni di volte di rivelare qualcosa che magari la polizia cittadina non sa ancora e ci ha poi mostrato un video, su non so cosa, date che ero troppo impegnato a guardare Louis da lontano mentre Marilyn, Julia e Maya erano impegnate a ridacchiare come oche.

Sto ansiosamente guardando la decima puntata della sesta stagione del Trono di Spade mentre mangio un bel piatto stracolmo di noccioline.

Mia madre è fuori per lavoro e, dopo una serata passata a prendere una birra con gli altri, le undici sono arrivate troppo presto.

Prendo il cellulare e controllo i messaggi arrivati su Whatsapp e noto che ho ricevuto circa venti da Maya.

Master Chef continua ad andare in onda senza che io ci presti molta attenzione e di scatto, in meno di un secondo, l'allarme per la sicurezza della casa comincia a suonare, massacrandomi le orecchie.

Scatto subito dal morbido divano e comincio a girovagare per tutto il piano terra notando che ora, in cucina, la porta è aperta.

Un nodo di agitazione comincia a farsi strada nel mio stomaco e la sensazione di nausea, grazie alla paura, mi aiuta a sentire nuovamente il gusto del kebab mangiato qualche ora fa.

Chiudo la porta con uno scatto veloce della mano, come se quest'ultima potesse in qualche modo bruciare. L'allarme smette subito di suonare e il telefono di casa comincia a squillare.

Con riluttanza e ancora la stessa perenne sensazione di nausea, prendo con velocità la cornetta del telefono, rassicurandomi poi quando la voce di un uomo mi invade le orecchie con un "Ciao, sono un operatore del centro sicurezza".

  "Qualche problema?" mi domanda la stessa voce e io rispondo raccontandogli di come il fatto sia accaduto.

"Bene" mi dice "resta al telefono con me che fra qualche minuto arriverà una macchina della polizia per controllare la casa".

Rimaniamo al telefono qualche minuto, parlando del più e del meno, per "distrarmi dall'accaduto" o come ha detto il ragazzo di nome James. Questa conversazione, in realtà, non mi ha aiutato granché.

"Ma la polizia quando arriva?" chiedo, in ansia, girovagando attorno al divano, con la televisione ancora accesa.

"Come ci sente" dice James al telefono "sapendo che un assassino è in casa tua?" mi domanda.

Il mio stomaco brontola ferocemente e un brivido mi percorre la spina dorsale, facendomi rizzare i peli sulle braccia.

"Come?" chiedo, incerto sul da farsi.

"Ringrazia il cielo che oggi non abbia intenzione di ammazzarti" risponde, con un tono freddo e distaccato.

Sento poi il rumore della finestra che di scatto viene chiusa e la chiamata viene bruscamente interrotta.

Le lacrime cominciano a scendermi lungo le guance rosse, il mio corpo trema.

James, in realtà non era.. James. James come James Harington. Prendo il mio cellulare di scatto dalla tasca posteriore dei jeans e chiamo mia madre, piangendo ancora. Porca puttana.

Scream [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora