Capitolo 1.

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Parte tutto da qui, il due giugno, quando diventai la migliore amica di Filippo, un ragazzo carino, dolce e quando voleva esserlo anche adorabile...
Andava in moto. Penso fosse una delle poche cose che mi preoccupavo di lui... nel senso che mi facevano stare in pensiero, era abbastanza spericolato. Il lato brutto, se così si può chiamare della nostra amicizia era che proprio quell'estate, che doveva essere la nostra estate la passai interamente al torre del lago, tornai due volte nel mio paese per passare un po di tempo con lui. Ogni volta che magari capitavo per caso nel mio paese, anche solo per poche ore, lui prendeva la moto, quella moto che in poche volte mi aveva fatto sognare, e veniva anche solo per sorridermi da lontano per pochi minuti. Filippo fu il mio primo giro in moto, forse anche per questo è nata la mia passione, mi ha fatto capire quanto sia bella l'adrenalina e la velocità, prima del due giugno appunto ci fu il mio giro in moto, epico, penso che tutta la scuola si ricorda delle urla un po coperte dal rumore del motore, che provenivano dalla mia gola, urlavo a pieni polmoni, dalla felicità, dalla paura, per tutto, e lo stringevo forte, era il secondo abbraccio che gli davo, uno dei più belli. Passando tutta l'estate a parlare con lui, e di lui, Daniele, si propose di insegnarmi a andare in moto: "metti la chiave, spedalini..." ogni sera sentivo questa filastrocca, alla fine qualcosa ho imparato, per fortuna. Ogni giorno provavo a far finta di mandare una moto, ovviamente non mancavo le figuracce fatte, ma il mio sogno era grande, ogni giorno sempre di più e nemmeno quelle figuracce, erano in grado di abbattermi.
Giorno per giorno, avevo sempre la testa più rapita, da i suoi occhi, visti da quella mascherina, che a volte cambiava, e la metteva specchiata, forse per nascondere quei suoi occhi, così fragili, ma così forti...
Era davvero tutto quello che mi rendeva felice, mi scoprivo a pensarlo, che magari appariva da qualche parte, o mi pareva di sentire la sua moto, ma erano solo sogni, perché non accadde mai...
Un giorno, chiesi ai miei genitori, se potessi prendere la moto, potete immaginare la risposta, un no secco non me lo tolse nessuno. Decisi di non dargli peso più di tanto, ma da quella risposta avevo capito che la scalata sarebbe stata dura...
Avevo grandi progetti, portare la Sofia a scuola, andare a fare interminabili girate con Filippo, era tutto ancora un sogno, chissà se un giorno avrei mai fatto, una delle tante cose che avevo in mente. Passa l'estate quasi interminabile, nell'ultimo periodo avevo sempre notato più moto a giro, per la strada. Tornai a casa, sempre più impaziente di vedere quegl'occhi...
Arrivata a casa, passati pochi minuti dopo aver messo piede in casa, sento un rumore familiare, molto familiare, era davvero lui, non ci protevo credere, arrivò davvero, arriva un messaggio "scendi sono qui" esco fuori e mentre sta per andare via lo chiamai "FILIPPO!!" Si fermò e gli corsi incontro, ci salutammo parlammo un pochino, poi lo salutai, ci saremmo visti il giorno dopo.
Era il tredici settembre, usci per il Ponte, lui era incazzato, perché sua mamma gli aveva tolto la moto, uscii per stare con lui e lui non mi cagò per quasi tutto il giorno, mi sentii un po messa da parte, dopo quando era stato con una ragazza, mi venne a cercare, potete immaginare le mie parole: "sono uscita per stare con te, non per vedere te che stai con le altre" e qui spento.

Fantic, storia di una BikerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora