Caduta nel vuoto.

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Un turbine di luci ed ombre riecheggiava in quello che sembrava il vuoto. Isaac  precipitava. Una sensazione di puro terrore lo avvolse. In torno a lui, luci come lampi illuminavano piume nere; piume di un nero sporco, marcio, avariato. Sentì il caldo e il freddo. Poi il nulla. Come se levitasse nell'infinito vuoto attorno a lui. Come se il tempo si fosse fermato.

Una familiare sensazione di pace lo avvolse, per poi abbandonarlo nuovamente. Il tempo ripartì e Isaac continuò la sua discesa nell'oblio sempre più velocemente, così velocemente che fu costretto a chiudere gli occhi.

Quando si svegliò si ritrovò su un prato verde, era l'alba. Vedeva sfocato ma sapeva dove si trovava. Era sulla Terra. Aveva osservato il pianeta per molti anni e ne era sempre rimasto affascinato.

A volte gli uomini erano così infedeli e curiosi... lui li ammirava  per le possibilità che gli erano state concesse e le scoperte che avevano fatto in merito alla complessità della natura.

Non aveva mai avuto l'occasione di incontrare un uomo o una donna ma li aveva studiati ,sebbene da lontano, così attentamente da credere di conoscerli. Erano così diversi eppure così uguali tra loro. Poteva vedere il colore della loro anima: bianche quelle pure e nere quelle peccatrici, ma potevano cambiare in continuazione ed era affascinante.

Ad ogni modo non avrebbe fatto differenza perché agli umani non era concesso udire ne vedere quelli come lui. Raramente qualche bambino poteva sentirne la presenza, ma non avrebbe mai ricordato di avergli sorriso...

Si alzò dolorante e si guardò intorno. Era esterrefatto. C'erano decine di umani, uomini e donne, decine di anime. Isaac aveva sempre paragonato le loro anime ai fari delle auto nel traffico notturno: chi di un bianco puro, chi gialle come le fiamme del peccato; chi santi destinati al Paradiso e chi peccatori diretti all'Inferno.

LUCI ED OMBREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora