Capitolo 1
Non era mai in ritardo.
Non era mai successo, in tutta la sua vita, di arrivare tardi ad un appuntamento.
Come diceva il detto?
C'è sempre una prima volta per tutto.
Bene, quel giorno era tremendamente in ritardo, ma non per colpa sua.
Era uscita tardi da lezione, perché la sua professoressa di danza, aveva voluto ripete la coreografia all'infinito, per essere sicura che non dimenticassero i passi.
Come potevano dimenticarli?
Non facevano che provare quel balletto dall'alba dei tempi!
Aveva perso addirittura il conto di quante volte aveva riprodotto quei passi, in classe, per strada e talvolta anche nel salotto del suo appartamento.
Quindi non vedeva il motivo di quella pratica così inutile, specialmente quando lei aveva degli appuntamenti da rispettare.
La mattina stilava un programma preciso dei suoi impegni del giorno, calcolando, magari, un margine di ritardo, così da poter incastrare tutti gli appuntamenti della giornata.
Programma che era stato sempre efficace...
Almeno finché Zara Larsson, non aveva messo in pratica la sua dittatura, non concedendo loro nemmeno una pausa per mangiare.
Quindi, ora, oltre ad essere in ritardo, stanca e tremendamente nervosa, era anche molto affamata.
Era il motivo per il quale stava camminando lungo il marciapiede, continuando a guardare l'ora sul suo iphone, sperando vivamente che la sua amica non le facesse una lavata di capo.
Quando, poco lontano, vide comparire l'insegna del locale, sospirò di sollievo ed affrettò il passo, facendo attenzione a non travolgere nessuno...
Non sarebbe stato carino!
Spinse con forza la porta di vetro, lasciando che l'aria calda e intrisa di un odore dannatamente invitante la colpisse, facendole brontolare ancora di più lo stomaco.
Cercò con lo sguardo la sua amica e la individuò subito, seduta nel loro solito angolo: la testa china e i gomiti appoggiati sul tavolo, intenta a fare qualcosa che richiedeva, evidentemente, tutta la sua attenzione.
Sorrise e dopo essersi slacciata i bottoni del cappotto, si sporse oltre il bancone salutando il barista che la conosceva fin troppo bene e ordinò un panino ed una bottiglietta d'acqua.
Si sfilò il cappotto dalla spalle, drappeggiandolo con cura sul braccio e attraversò il locale, salutando cordialmente le cameriere e dispensando sorrisi alle persone che la fissavano mentre passava.
«Non sembra vero, ma sono qui!» esordì, appoggiando il cappotto su una sedia e sedendosi di fronte all'amica.
Questa sobbalzò di spavento al suono della sua voce ed alzò di colpo lo sguardo, prima di arricciare le labbra, infastidita.
«Era ora che portassi il tuo culo qui, Cabello.» disse con un po' d'acidità, incrociando le braccia al petto.
«È quasi un'ora che ti aspetto!»
«Lo so!» rispose mortificata, giocherellando con le mani.
«È tutta colpa di quell'arpia di Zara Larsson!»
«Ti da ancora il tormento?» le domandò con un sopracciglio sollevato, prendendo un lungo sorso dal suo caffè ormai freddo.
«Questa volta ha preso di mira tutta la classe.» la informò, roteando gli occhi.
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Writing to reach you
FanfictionDa Faberry a Camren, di ManuKaikan & Backyard Bottomslash, originale su EFP "Camila é davvero entusiasta della sua vita a New York, tra le lezioni estenuanti alla NYADA e la scoperta dei piaceri della lettura attraverso un sito FanFiction consigliat...