Capitolo 7

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-"Io avevo un amico a Savona che è finito in questo giro,perciò so di che parli, io l'ho visto sfinito in cerca di roba, io ho cercato di aiutarlo e solo io gli sono stato accanto finché ho potuto... lui non è riuscito ad uscirne e pochi mesi fa ho saputo che è morto a causa di un'overdose di hashish..non sai come mi sono sentito! Io odio quella schifezza perché mi ha allontanato da una persona a cui tenevo davvero tanto,non lo ha fatto solo con me,ma con tante altre persone...so che si deve essere consapevoli,o che chi ne fa uso è perfettamente cosciente...ma io non credo a questo,io credo che la droga sostituisca un amico,perché diventa parte di te,e occupa un posto importante,insostituibile! diventa così un ossessione,un mezzo attraverso il quale si può risolvere o scappare dai problemi, senza sapere che ne causerà altri! A volte basta parlarne con qualcuno per iniziare a smettere,confidarsi,ed io per te vorrei essere quel qualcuno,sempre se tu vuoi!' era un discorso sentito quello che mi aveva appena fatto,lo capivo dalle lacrime che ogni tanto gli inumidivano gli occhi ma che prontamente asciugava cercando di dimostrarsi forte.
-"Io ti ringrazio, non mi aspettavo questo da parte tua sinceramente, a primo impatto sembri qualcuno che sta sulle sue, una per...' fui interrotta dal suono del suo telefono,stava ricevendo una chiamata ma dalla sua faccia non aveva così tanta voglia di rispondere.
-"Ehm,scusami arrivo subito!" mi liquidò prendendo il suo telefono per poi rispondere.
Nel frattempo io decisi di cucinarmi qualcosa visto che non avevo mangiato.
-"Eccomi,scusami ma non potevo fare a meno di rispondere..che stavi dicendo?' disse irrompendo in cucina e posando il telefono nel suo giubbotto di pelle.
-"Niente tranquillo,vuoi rimanere a cena qua? Sai è il minimo che io possa fare " dissi girando le cipolle senza guardarlo.
Ad un tratto sentii dietro di me una presenza,si era avvicinato,ed io non volevo girarmi,perché non sapevo che sarebbe successo.
Sentivo il suo profumo che mi invadeva le narici,il suo respiro sul collo, ma io continuai a girare le cipolle nervosamente anche dopo aver spento il fuoco.
Mi spostò i capelli ad un lato dell'orecchio,nonostante ciò io ero immobile,non sapevo che fare o come muovermi,lui lo capì e per questo mi voltò verso di lui.
Ero tra lui e la cucina,non riuscivo a guardarlo negli occhi mentre ero sicura che lui lo stesse facendo ed anche intensamente.
Si avvicinò di più,era a pochi centimetri dal mio viso ma il suono del suo cellulare mi fece trasalire.
-"Sc-scusami!" si allontanò imprecando.
Decisi di avvicinarmi alla finestra dove si era recato ed ascoltare la conversazione.
-"cosa? nemmeno questa settimana torni?...Ester io devo parlarti...nono,non voglio lasciarti...no...ehi non devi piangere!...va bene...anche io ti amo...' dopo queste parole mi allontanai e corsi in cucina.
Perché ci ero rimasta male? infondo lo sapevo che era fidanzato da molto tempo, che era davvero innamorato di lei e delle voci in giro dicevano che a breve si sarebbero sposati.
-"Devo aiutarti a fare qualcosa?" chiese togliendosi il giubbotto e posandolo sul bordo della sedia.
-"Se vuoi puoi apparecchiare la tavola." risposi sorridendogli.
-"Dov'è la tovaglia?' chiese avvicinandosi alla cucina.
-"Qui." gli indicai il cassetto.
-"Secondo me sei brava a cucinare, si sente dal profumo che emana questo sugo" si avvicinò per poi assaggiare.
-"Si confermo decisamente ciò che ho appena detto" sorrise accarezzandomi la guancia ed io prontamente mi scostai. Non capii perché lo feci, ma dopo aver sentito quel 'ti amo' per Ester, ci ero rimasta male ed ero ritornata ad essere la solita diffidente. Nella mia vita ho avuto pochi amici, là maggior parte mi hanno tradito, altri quando hanno capito il mio problema si sono allontanati. Anche lui lo avrebbe fatto a breve e perciò non volevo affezionarmi.
Una domanda continuava a tartassarmi: cosa sarebbe successo se non fosse squillato il suo telefono? mi avrebbe baciata? probabilmente si...o no. non lo saprò mai.
Capii che era successo qualcosa, perciò si sedette e prese il suo cellulare.
Cossi i maccheroni e li servii in silenzio.
Mangiammo senza proferire parola, ma ad un tratto mi sentii malissimo, cercai di non darlo a vedere ma era impossibile, le fitte continuavano ad aumentare e far finta di nulla è il mio tentativo di nasconderlo fallì.
Corsi prontamente in bagno e cercai di fare qualcosa; era la prima volta che avvertivo quelle fitte.
Sentii la sedia muoversi e poco dopo stephan mi circondava la vita con le mani.
-"Calmati, non è nulla!" mi consolò accarezzandomi la pancia.
Avvertivo un caldo allucinante, il dolore stava scomparendo per lasciare posto al batticuore che il suo tocco mi provocava.
Decisi di girarmi e poco dopo mi trovai a faccia a faccia con i suoi occhi verdi, le sue mani sulla mia vita e i nostri volti a pochi centrimetri di distanza.
Non sapevo che dire o fare ma lui mi precedette e piano piano si avvicinò ma prima di posare le sue labbra sulle mie lo allontanai e corsi in cucina.
Cominciai a sparecchiare tutto nervosamente e quando mi raggiunse si congedò con uno 'scusami', prese il suo giubbotto e se ne andò.
Presi i piatti che avevo in mano e li scaraventai a terra con tutta la forza che avevo, i bicchieri fecero la stessa fine.
Mi accasciai a terra e dopo pochi minuti sentii il suono incessante del campanello. Mi alzai e nel camminare finii sui vetri...
"Arrivoo" urlai.
Mi trovai davanti la porta ed aprii.

Pensi davvero io voglia te? -Stephan El Shaarawy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora