Uno strano fatto

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Mi sveglio e vedo la solita parete scrostata con il solito colore giallognolo opaco. Anche questa sarà una giornata normalissima come tante altre.
Scendo dal letto e faccio apparire delle ciabatte grigie per terra. Qui facciamo sempre così: pensiamo a ciò che necessitiamo in quel momento e ci appare davanti, anche se sempre con colori sulle tonalità del grigio o del nero. Però non possiamo far apparire oggetti per lo svago o che non sono indispensabili, quelli dobbiamo andare a comprarceli alle macchinette.
Apro l'unica anta del mio armadio e tiro fuori i primi vestiti che mi capitano: una camicia a quadri neri e un paio di jeans blu scuro (un altro colore accettato insieme al grigio e al nero).
Dopo essermi vestito prendo velocemente le chiavi e piombo sulle scale così in fretta che per poco non inciampo nei gradini di marmo.
Lavoro in uno stabile di 200 piani - almeno così dicono tutti - di cui solo 100 sono in uso; sugli altri piani non ci è mai salito nessuno e quelli che ci hanno provato sono scomparsi e il loro corpo non è più stato ritrovato. Tutti i palazzi di questa città sono fatti in questo modo, alcuni sono anche più alti. Sono fatti di cemento grigio e bianco; ad ogni palazzo ci sono almeno 5 macchinette rosse attaccate al muro, da dove si può comprare tutto quello che si vuole usando la Carta Olo, una carta dove sono caricati tutti i crediti da spendere.

Cavolo, sono in ritardo.

Arrivo al palazzo 13 (il palazzo dove lavoro) e mi fermo davanti a una macchinetta, che è mezza scrostata e tutta sporca di polvere. Tiro fuori dal taschino una carta crediti falsa e la infilo nel buco apposito in alto a destra; digito il codice 411U7 e scrivo "Smarties". Dal cubo di vetro in alto spunta una luce bianca e compare un pacchetto di Smarties tutto colorato. Mi affretto ad afferrarli e li nascondo un una tasca interna; non possiamo farci vedere in giro con cose troppo colorate come gialle o azzurre.
Apro la porta dell'edificio ed entro.
Un forte odore di rose mi invade mischiato alla puzza di sudore delle 300 persone che ci lavorano. I primi giorni in cui ci sono entrato mi ha fatto letteralmente vomitare, però dopo un pó ci si abitua.
- HAROLD! Sei in ritardo di 20 minuti! Vuoi che ti dimezzi lo stipendio oppure preferisci muovere il tuo bel fondo schiena verso l'ufficio?
- Mi scusi, ora vado subito
Il mio capo si chiama Luka: è un uomo basso e grasso, il tipico lavoratore poltrone, sempre con una tazza di caffè in mano. Però dentro è una persona gentile e si impegna sempre al massimo in qualsiasi lavoro debba portare a termine. Mi ricordo ancora quella volta in cui aveva trovato una strana anomalia nel sistema che non permetteva più controlli alle macchinette di tutta la città; era quasi impossibile la completa pulizia di tutti i virus ma Luka si era impuntato a tal punto da andare avanti 3 mesi sullo stesso problema, che venne risolto da lui con successo. 

In questo edificio ci occupiamo di mappare la città e controllare tutti i sistemi elettronici come le macchinette e i caricatori per le rare automobili che si trovano in giro; io in particolare mi occupo del controllo delle macchinette nell'area 5 (dove si trova questo edificio) e del trasporto mappe. In passato mi avevano dato il compito di unire tutte le mappature delle aree (dall'1 al 6) e di aggiungerci punti di interesse e coordinate perchè venissero vendute ai cittadini. Col passare del tempo i lavoratori più anziani vennero spostati al Controllo Macchinette per lasciare spazio ai giovani. Così sono finito qua. Dietro ad uno schermo a non fare quasi nulla, se non nascondere i miei sgarri con le carte Olo false.

Ad un certo punto guardo fuori dalla piccola finestrella del mio ufficio e noto una donna guardarsi in giro sospettosa dandomi le spalle. Potrebbe avere massimo 30 anni; i capelli neri sono raccolti in una treccia molto lunga che le ricade sulla schiena e le sue mani sono strette attorno a qualcosa di pesante. Ad un certo punto si gira verso sinistra facendo cenno a qualcuno fuori dal mio campo visivo. Poi all'improvviso 10 uomini percorrono la strada di corsa, come se stessero inseguendo qualcosa. O qualcuno. Rimango a guardare mentre penso ad altro, quando un uomo si ferma e si volta puntandomi contro un'arma. Vado nel panico e quando sento lo sparo casco dalla sedia dove mi ero seduto per sbirciare, facendo finire il colpo contro il muro, che rimane intatto. Alzo la testa e mi meraviglio ancora di più. La finestra non ha un minimo graffio, come se nulla l'avesse colpita.

Sta succedendo qualcosa di grosso. Ed io voglio sapere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25, 2017 ⏰

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