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«Dovete baciarvi, tu ed Eleanor, intendo.»

Un ordine arrivato così, come se nulla fosse. Come quando sei lì a giocare manovrando un burattino, decidendo che mosse dovranno eseguire e che copione dovranno far finta di recitare.
Certo, non si poteva dire che Harry e Louis fossero dei bravi attori, ma ci provavano, per il loro futuro, e si, anche per quello dei loro compagni.

Lo sguardo supplicante di Louis cercava conforto in quello di Harry, ma quest'ultimo, disgustato, guardava altrove per non scoppiare in lacrime. Lo sguardo duro, come a voler mascherare le sue emozioni, le labbra serrate e i pugni stretti. La rabbia ribolliva dentro di se, ma cercava sempre di non esplodere davanti ai manager.
Probabilmente Harry non se ne accorse, ma Louis stava già versando le sue lacrime amare, davanti a tutti, si. Non che gliene fregasse più di tanto, era successo già più di una volta.

Era incredibile come per colpa della musica, Harry e Louis, adesso si trovassero in quella situazione. Eppure era così buffo: fu così che iniziò tutto.

La musica.

Erano inconsapevoli e giovani, non potevano immaginare quello a cui sarebbero andati incontro. La musica sembrava la migliore cosa che gli fosse accaduta, e forse lo era ancora, ma non ne erano poi così convinti, Harry non mi scriveva più di questo comunque.
Dall'esterno il mondo della musica era così perfetto, ma d'altronde tutto è perfetto se si nascondono i difetti.
Era come se il mondo dello spettacolo, il successo e quant'altro, li stessero opprimendo, stessero lasciando sfuggire tutto l'ossigeno di cui avevano bisogno per amarsi.
Niall, che non s'impicciava mai in quegli affari orrendi, dovette protestare. Inutile, venne subito messo a tacere con un grande rimprovero. E così se ne tornò nella sua stanza d'hotel, in cui avrebbero passato altre poche ore prima di mettersi all'opera con un altro concerto.

Le urla delle fan si sentivano fin dal corridoio dell'hotel, ma quello era l'ultimo dei problemi. I One Direction adoravano tutte le loro fans, una per una. Ma forse tra alcune di esse non c'erano molte simpatie.

"Voglio far sognare il mondo con la mia musica" mi scrisse un giorno Harry.
La stessa cosa però la dissero altri quattro ragazzi: Zayn, Liam, Louis e Niall.
Ed è così che nacque la loro band. E adesso facevano sognare il mondo con la loro musica.
Anche loro sognavano sempre, soprattutto Harry e Louis. Dio, quanto fantasticavano. «Te lo prometto Harry, un giorno saremo liberi.» diceva Louis, come per tranquillizzare l'altro e fargli dimenticare per un momento tutto ciò che avevano intorno.
Ed Harry non la conosceva più la parola "libertà". Era nel suo dizionario, ma la definizione non era più quella degli anni precedenti.
La voleva, la libertà, ma quasi quasi non sapeva neanche più cosa significasse, strappata via con tanta potenza dal mondo dello spettacolo.

"Te lo prometto Harry" Quella promessa risuonava sempre nella sua testa. Ma infondo lo sapevano entrambi, erano promesse fondate senza la benché minima certezza.
Ma Louis prometteva, prometteva davvero tanto, sperando di far credere pure se stesso a quella promessa. Ma era difficile perché tutto sembrava andare contro di loro, anche il piccolo mondo che si erano creati da soli, sognando.
Sognare li stava distruggendo, non potevano permetterselo. Sapevano che quei sogni si basavano su fondamenta di carta: non potevano reggere e avverarsi, e crollavano non appena si presentasse un episodio come questo.
Ormai la loro vita era segnata. Era così e basta, senza ulteriori spiegazioni.
Ma dopo tutto si può impedire alla mente umana di fantasticare e di sognare la propria felicità? No, non si può.

Guarda, provaci. Prova a sentirti come loro e a sopprimere anche l'unica cosa che era concessa loro fare. Diviene impossibile. E di certo porterebbe alla pazzia.
Non che sognassero chissà quale meraviglia del mondo, perché l'uno ripeteva sempre all'altro che la meraviglia più bella di questo mondo l'avesse al proprio fianco. E sorridevano, dopo queste frasi spontanee, dette senza il bisogno di recitare alcun copione. Dette semplicemente perché il cuore suggeriva di farlo.
Sognavano di poter vivere il loro amore liberamente, senza preoccupazioni o complicazioni. Ma il mondo della musica non glielo permetteva, e non glielo avrebbe mai concesso.

«Quando domani arriverete a Boston Eleanor sarà lì ad aspettarti. Sarai sorpreso e felice di vederla, vi apparterete nell'area privata dell'hotel e i paparazzi vi seguiranno.»

E di nuovo, ordini arrivati senza preavviso, e senza preavviso erano anche le lacrime che continuavano a scendere dagli occhi di entrambi.

Ma ahimè, per quanto volessi fare qualcosa, dire al mondo tutto ciò che Harry provava e di quanto tutto ciò lo stesse profondamente lacerando, non potevo.
Eppure Harry si sfogava con me, e in parte ne ero felice, quando debolmente e con gli occhi ancora bagnati mi scriveva ogni minimo dettaglio e ogni emozioni che provava.
Sempre negative. Sempre.
Mi rattristava molto, a dire la verità. Leggere quelle cose era orribile, leggere la sua sofferenza. Nessuno vorrebbe leggere la sofferenza di una persona cara, per il semplice motivo che staresti male anche tu, perché adesso eri a conoscenza di tutte le preoccupazioni e di tutti i demoni che lo componevano.

«Ah, e indossa i nuovi modelli Vans. Ci hanno chiesto di sponsorizzare.»

Non sapevo molto di ciò che provava Louis, ma per ciò che Harry mi confidava stava male anche lui. E certo, chi non starebbe male? A me personalmente non piacerebbe essere trattato come se fossi una bambola, non avere neanche la libertà di scegliere cosa indossare. Per cosa poi? Per sponsorizzare una già famosissima marca.
Ma si sa, la fama non è mai abbastanza.
Il mondo intero è offuscato dal potere, dalla voglia di sopraffare gli altri. E quindi si! Anche dall'egoismo.
Non potevano nulla, contro la fama. Li aveva letteralmente travolti. E forse avrebbero continuato ad essere travolti per gli altri anni a venire.

"Ma nonostante tutto questo il nostro amore resisterà?"
Me l'aveva scritta una decina di volte questa frase, ma non sapevo che rispondere. E forse non dovevo nemmeno farlo. Stava parlando con se stesso in un certo senso, e forse Harry non voleva nemmeno una risposta, perché ne era consapevole.
Non stava bene con se stesso, e adesso non stava bene neanche con il mondo.
Harry stava bene solo tra le braccia di Louis.
Come la parola "libertà" aveva cambiato il suo significato nel dizionario di Harry, c'era anche un altra parola che aveva cambiato il suo significato: "casa".

Casa era Louis. E sarebbe stato così per il resto della sua vita.

n.a✍🏻 Non so cosa ne verrà fuori, durante un momento di noia mi si è accesa una lampadina e poi ho scritto questo tutto di getto.

Non sarà una storia molto lunga, comunque, 3 capitoli circa che cercherò di scrivere e pubblicare nei prossimi giorni.

Per favore, fatemi sapere com'è :)

Grazie 🌸

Per dimenticarmi di te » Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora