14;

194 7 0
                                    

Mattina.
Mi svegliai e controllai il cellulare: quattro chiamate. Due dalla mamma di Leah, due da lei. 'Oh, cazzo!' pensai subito, preoccupata.

Chiamai prima Leah, tre volte, ma non rispose.

Erano le dieci e mezza, forse stava ancora riposando, considerando che la sera prima si era ubriacata.
Chiamai la madre, che fortunatamente risposte: "Pronto?" fece

"Emma!" esclamai io
"Nicole, cosa c'è?" chiese. Fui abbastanza confusa
"Ma come, tu mi hai chiamata!" le risposi
"Oh, sì, giusto. Leah non tornava e mi ero preoccupata, credevo fosse con te, ma poi è arrivata. Ora sta riposando." Rispose. Per fortuna, pensai.
"Oh, bene."

"Sai come mai ha fatto così tardi?" chiese. Mi agitai nuovamente. Cosa avrei dovuto dirle?

"Oh, n-no, è che siamo tornate insieme, cioè non insieme, io sono tornata prima perché non mi sentivo bene, lei è tornata con Taylor, credo abbiano avuto difficoltà a trovare la strada." Dissi, sperando di aver dato una risposta convincente
"E sono venute a piedi?" Chiese poi
"Sì."
"Come?! Mi aveva detto che sarebbe riuscita a trovare un passaggio con la macchina a qualche suo amico!" disse, abbastanza agitata per la rabbia
"Ma-ma lei ha chiesto a molte persone solo che non tutti avevano questa disponibilità, ma non devi preoccuparti, alla fine hanno fatto quasi tutto il tratto insieme ed è andato tutto bene comunque, no?" feci, sentendo il sudore che invadeva la mia fronte
"Beh, sì." Rispose lei. Poi, mi sorse un dubbio
"Una curiosità, Emma: tu l'hai sentita arrivare?" chiesi

"Oh, no. Non essendo arrivata subito ero andata a letto, per riposarmi e rilassarmi e nonostante fossi agitata alla fine, per la troppa stanchezza, sono riuscita ad addormentarmi, ma appena me ne sono accorta mi sono svegliata di colpo e sono andata a controllare nella sua stanza, e lei era già lì." Spiegò. Menomale, se Leah fosse arrivata a casa con la madre sveglia, si sarebbe sicuramente accorta della sua totale assenza di sobrietà.

"Oh, bene, capito. Allora, potresti farmi un favore? Appena si alza potresti dirle che l'ho cercata?" chiesi

"Certo." Rispose lei e subito dopo ci salutammo.
Posai di nuovo il cellulare sul mio comodino e subito dopo mi alzai per andare a sollevare la serranda.
Guardai fuori: il cielo era totalmente azzurro, con un sole luminosissimo.
Quell'azzurro intenso mi portò alla mente Henry e, non avendo ancora realizzato, fui abbastanza convinta che fosse stato tutto un sogno, quello della sera recedente.

Ma poi mi voltai, e lui era dietro di me. Sobbalzai dallo spavento: "Non ti libererai di me tanto facilmente." Disse, con un leggero sorriso. Abbastanza sconvolta, mi avvicinai a lui: "Sei ancora tu. E sei ancora reale..." Dissi, parole che suonarono più come un pensiero fra me e me

"Tu sei qui, e ancora non ci credi." Rispose lui.

Mi focalizzai sulle sue ali: erano così bianche e belle. Quanto avrei voluto toccargliele, pensai.
"Se vuoi, puoi farlo." Disse, sporgendo un'ala verso me.
Quasi non riuscii a credere che fosse davvero riuscito a capire cosa volessi:

"Tu...tu sai cosa penso? Riesci a leggere nella mia mente?" chiesi, a bocca aperta. Lui rise leggermente: "No, ma conosco ogni tuo singolo sguardo: so a cosa stai pensando quando guardi qualcosa o qualcuno in un determinato modo." Spiegò, lasciandomi un po' scossa. Ma ciò mi fece anche sorridere. Sapere che qualcuno ti conosce come le sue tasche, era incredibile. Lui mi conosceva meglio delle mie amiche, meglio della mia famiglia, meglio di chiunque!

"Tocca." Disse poi, sempre sorridendo.

Lentamente, portai una mano verso l'ala, abbastanza titubante. Quando la toccai, fu una sensazione strana: non era come quelle ali giocattolo: in plastica e con quelle piume tutte finte. Erano incredibilmente morbide, e quando schiacciai di più potei sentire l'osso di esse. Fece quasi impressione. Poi presi solo a toccare le piume delle ali, ad accarezzarle dolcemente più e più volte. Erano davvero delicate.
"Sono bellissime." Dissi, con un sussurro. Lui mi guardò semplicemente. Lo vedevo con la coda dell'occhio e lo potevo sentire: potevo sentire quello sguardo del tutto incollato su di me.

Poi, alzai lo sguardo e incontrai, ancora una volta, i suoi occhi: alla luce del sole erano mille volte più belli. Giuro, avrei voluto guardarli in eterno.

Mi resi conto del pensiero appena fatto ed abbassai lo sguardo, imbarazzata. Quando ero con lui ero quasi sempre imbarazzata. Non seppi il perché: forse perché era davvero affascinante, bello, una creatura meravigliosa.
"Sono molto deluso da te, Nicole." Disse poi, facendomi tornare seria. Poi alzai lo sguardo: "Perché?" chiesi. Anche se ancora non lo conoscevo o consideravo del tutto un amico, quelle parole fecero male: "Hai mentito a Mike. Gli hai detto di non essere vergine, quando non è vero." Rispose. Ah.

"Ascolta, so che tu vuoi che io dica la verità perché le vostre regole, lì, sono di non mentire e tutte quelle cose, ma-" Henry mi bloccò
"No, non è per le nostre regole, cioè, sì, ma non è solo per quello! E' anche, e forse soprattutto, perché voglio che tu sia te stessa, che tu non ti vergogni di dire al mondo quello che sei e quello che hai dentro!" disse, mettendo una mano sul suo cuore

"Beh, scusami, ma non mi riesce bene!"

"Lo so Nicole, lo so, ecco perché, adesso che puoi vedermi, posso aiutarti di più." Disse
"Henry, sei davvero carino a volermi aiutare, ma non è così facile. Io odio anche solo quando le persone mi guardano, perché penso 'chissà cosa gli sta passando in testa. Forse mi guardano perché sono brutta'. Mi faccio tanti problemi e tanti complessi, lo so, ma non riesco a non dare importanza a quello che la gente pensa di me." Dissi, esternando tutte le cose che più mi facevano male o, almeno, alcune

"Nicole, ti aiuterò io! Conosco ogni singolo particolare di te, ogni singola cosa. Ed è anche per questo che posso dirti quanto tu sia bella anche dentro! Sei dolce e divertente. Incredibilmente insicura con chi non conosci e con i ragazzi, sei sensibile e quando succedono cose come quelle di ieri sera, vorresti scomparire dalla faccia della Terra e senti che la tua autostima si abbassa ancora di più, e temi il peggio, pensi il peggio di te! Hai i tuoi pregi ed i tuoi difetti, ed è tutto questo che ti rende te! E non sai quanto vorrei che tu sia fiera di ciò che sei." Disse.

Diventai rossa in viso e mi limitai a guardarlo senza dire una parola: mai, mai nessuno prima mi aveva parlato guardandomi in quel modo negli occhi e con così tanta sincerità. Mai nessuno mi aveva detto tutto ciò che pensava e mai nessuno mi aveva fatta sentire così desiderata e protetta.
'Perché il mio cuore sta battendo così forte?'.

"Non ce la faccio." Dissi, amareggiata
"La cosa che più non gioca a tuo favore è proprio questa: sei così insicura di te, e per questo motivo non sai quanto tu valga e quanto tu possa essere in grado di riuscirci a fare tutto ciò che, in verità, credi sia impossibile. E lo credi solo perché non hai fiducia in te. Ti sminuisci sempre, ed è una cosa che, permettimi di dirtelo, non sopporto di te." Aggiunse. 'A chi lo dici.' Pensai, abbassando lo sguardo.
Aveva ragione, lui conosceva tutto di me ed aveva indovinato ogni cosa!

"Almeno permettimi di aiutarti." Disse poi, avvicinando di più il suo viso al mio. Sollevai il viso e lo guardai dritto negli occhi, per poi annuire. Potei notare un leggerissimo sorriso aprirsi sul suo volto.
E poi lo abbracciai. Volevo farlo e basta. Volevo un contatto fisico conlui. Lo volevo, e lo feci.

Innamorata di un angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora