Bagno di sangue

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Attenzione: questo capitolo presenta spoiler sul finale de "Le cronache dell'Assassino - Sfavillo"


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Dieci giorni.

Il disastro accadde in dieci giorni ed io non lo sapevo. Forse avrei dovuto saperlo, perché magari sarei riuscito a fermarlo. Eppure, quasi sicuramente, non sarei stato in grado di fare nulla.

I pezzi di quel diabolico piano iniziarono ad andare al loro posto all'alba del primo giorno, quando mi svegliai di soprassalto nella mia stanza, richiamato da sussurri che provenivano da qualche parte vicino a me. Sotto di me.

Sbattei le palpebre più volte, con il collo indolenzito a causa della posizione strana in cui avevo dormito e al cuscino scomodo, sbadigliai silenziosamente, mi stropicciai gli occhi ancora intorpiditi dal sonno stringendo due pugni contro di essi. Poi sgusciai con un movimento indolente delle gambe fuori dalle lenzuola, scostandole dal mio corpo che subito avvertì il freddo tipico dei mesi autunnali, che si avviano all'inverno. Le stropicciai sul materasso, mentre poggiavo le piante dei piedi a terra, dimenticandomi qualsiasi altra cosa che non fosse quel foro nel pavimento: niente ciabatte, niente vestaglia per coprirmi, nessuna voglia di aprire le tende davanti alla finestra per far entrare la luce.

Proseguii per la stanza a tentoni eppure sapendo esattamente la meta, muovendo i piedi molto piano, perché se io potevo sentire loro, forse loro potevano sentire me. Mi inginocchiai, la pelle nuda a terra, le scanalature nelle tegole di legno che premevano contro la mia carne e lasciavano leggerissimi segni che una volta in piedi sarebbero andati via. Poggiai anche i palmi delle mani a terra, piegai i gomiti, il mio corpo s'inclinò verso il basso.

Tutto quanto di me era proteso verso quella stanza, come se volessi trasferirmi verso il basso, udire quelle conversazioni, che ultimamente andavano a farsi sempre più sospette. Appoggiai l'occhio contro la fessura, spinsi lo sguardo oltre di essa. E per un momento mi chiesi semplicemente come poteva manifestarsi una tale coincidenza: come poteva, la mia stanza, trovarsi proprio sopra all'ufficio del Re degli Assassini? Come poteva esserci un buco nella tegola che mi permetteva di spiare quando volevo?

Per un momento, il dubbio si insinuò nella testa come un veleno che, dopo averlo bevuto, si propaga lentamente nelle vene fino ad arrivare al cuore. Ma scostai quell'idea malsana così come era arrivata, perché mi sembrava troppo assurda, troppo subdola.

Tornai a prestare attenzione a ciò che stava capitando nella stanza sotto di me: rimasi ad osservare quasi con il fiato sospeso, con gli occhi verde foglia che si fermavano su quelle figure, su quei volti, sulle loro espressioni.

Alaister, come sempre, sedeva tranquillo dietro alla sua scrivania, indossando una semplice camicia di seta bianca dalle maniche ampie, i bottoni appena aperti all'altezza del petto, i capelli nerissimi racchiusi in un codino basso da un nastro di raso azzurro. A guardarlo così sembrava un principe, ma se lo si vedeva negli occhi, quelle iridi da coccodrillo e quel giallo da pantera risultava preoccupante, angosciante. Un antagonista più che un eroe. In piedi, di fronte a lui, c'erano diversi uomini: Jayden, uno degli assassini che meno piaceva ad Helias a quanto avevo sentito dire; un tizio dalla pelle scura e butterata di cui non conoscevo il nome e un paio di altri assassini a cui non mi ero mai avvicinato. Se mi fossi spostato meglio, cambiando angolazione, avrei notato anche la presenza di Trill, sempre al suo posto davanti alla porta, sempre a fare il suo ruolo di guardia silenziosa in modo egregio.

- ... La situazione dovrebbe esservi chiara. - proseguì il Re degli Assassini nel suo discorso, intrecciando le dita e ponendole sotto al mento, con i gomiti poggiati sulla scrivania e le labbra appena increspate in un sorriso un po' ambiguo. Un po' oscuro.

Le cronache dell'Assassino 1.5 - Il cortigiano | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora