Prologo

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Le labbra sigillate, quasi chiuse ermeticamente. Gli occhi celati dalla mano destra, che tenta invano di ripararli dal sole. Una camicia da notte in cotone, bianca. Mia madre diceva che d'estate è l'unico indumento da indossare se si vuole evitare di passare una notte insonne. Il cotone assorbe il sudore e rinfresca. Dovrebbero inventare qualcosa che assorba i pensieri. Un meccanismo, un oggetto, qualsiasi cosa che, attraverso un risucchio, imprigioni ciò che può essere definito sgradevole. Tutto ciò che contamina, come la zizzania, il bello. 

Forse dovrei brevettarlo io, perché no.  Mi sono cimentata in campi tanto diversi quanto profondi. Ho scrutato la vita sotto ogni punto di vista, dunque perché non io?

Scalcio il lenzuolo, mugugnando. Mi convinco che è tardi, che è necessario che io mi alzi. Ho l'agenda piena di impegni, conviene che mi metta all'opera. Che poi, amiche mie, il tutto si riduce alla mezz'ora per il trucco, ai tre quarti d'ora per l'outfit. All'oretta per preparare il discorso. Ovviamente non ho tenuto conto degli imprevisti. Altro che impegni. D'altronde, come dico sempre, non è semplice organizzare se stessi, soprattutto se hai l'arduo compito di presentare i tuoi romanzi in casa tua. Questo il vero compito, portare il mio dittico in piazza a Minori. 

Infilo le ciabattine, gentilmente offerte dall'hotel a cinque stelle. Ebbene sì, sono passata dalle stalle alle stelle, non ancora capacitandomi. O meglio da Cuba ai posti più sconosciuti dell'Italia e dell'Europa. Lancio un'occhiata su due copie dei romanzi, in lingua italiana. Preciso tale aspetto poiché sono stata anche cordialmente tradotta all'estero, in spagnolo, inglese e francese. Copertine lucide, ben curate in ogni dettaglio. Ricordo, addirittura, lo shooting per gli attori immortalati nell'immagine. Non ci crederete mai, ma è andata così. Inviai la bozza del primo libro ad Athina ed Angelo suo padre. Ero a Cuba, scrissi una mail molto breve e allegai il file pdf. Dissi loro "l'ho scritto per guarire e ci sto riuscendo. Grazie, Gioia".

Trascorsero un paio di giorni di silenzio sino a quando non comparve una chiamata su Skype. Mi sembra di riviverla adesso quella scena. Di percepire la sabbia sotto i piedi scalzi e il profumo della frutta fresca appena tagliata da Maria, proprietaria di un piccolo chiosco di bibite. L'unica persona che mi sorrideva quando usavo la connessione internet senza pietà.

Sei consapevole che ti domanderanno l'impossibile? I lettori sono molto curiosi e sanno essere spietati- sentenziò Athina, dall'altra parte del mondo- te ne diranno di ogni. Tu lo sai che molte scelte di Marta, tue, possono esser definite discutibili.

Lo so, Titì, ma ci voglio provare. Mettilo in stampa, in editing. Fai ciò che ti pare. Se funziona, vai avanti, perché mi ha fatto più bene di quanto tu possa immaginare.

Ha fatto bene a parecchi Bugie. Davvero a parecchi. A me che vengo richiesta da due anni a questa parte in librerie, biblioteche, salotti letterari. Ad Athina, Angelo e la loro casa editrice, piccola ed indipendente, che oggi vanta un locale di un discreto numero di metri quadri e cinque impiegati. Ai due ragazzi in copertina, che due anni fa erano degli sconosciuti, oggi due attori emergenti. E a Minori, dove è stato organizzato il tour di Marta, la protagonista. So che Letizia della Proloco accompagna i turisti nei posti simbolo del racconto. Sono una sorta di Federico Moccia della Costiera, con la differenza che, in mio nome non si chiudono catenacci alle inferriate, ma si va a bere un cocktail a Miluna o si prenota una sdraio allo Stella. In fondo Michele ha fatto il suo, è forse il vero protagonista, quindi vai di benefit anche a lui. E non crediate che glieli maledica. Non lo odio, non ho risentimento nei suoi confronti. Ho chiuso con quella vita satura di amarezza.

Osservo ancora le due copie, una di Bugie, l'altra del seguito, Rivelazioni, sorridendo quasi all'idea che le mie peripezie abbiano portato così smisurata fortuna. Come se Marta o semplicemente Gioia non sia qualcosa di così lontano, un ammasso di parole nere su fogli di carta recicalata. Come se Marta non esistesse, fosse solo un'idea di una scrittrice in erba che in un giorno fortunato ha avuto un illuminazione fortunata. 

Mi avvio verso il piccolo balcone della camera in cui soggiorno. Tiro via le candide tende chiare. Mi affaccio. Dinanzi a me la Costiera, una meravigliosa vista di Vietri sul Mare dalla frazione di Raito, che si trova ubicata sul costato della montagna. 

Il lungomare è calpestato dai piedi di qualche turista. Un paio di spose con i fotografi per immortale un giorno che non ritornerà più. Un vigile urbano controlla la sosta nelle zone parcheggio. Dei ragazzini giocano a pallone nel campetto. Le campane della chiesta dalla cupola dorata suonano. La luce artificiale lascia il posto a quella naturale dei primi soli di Maggio, tanto bello quanto pericolosi. Ed io scompiglio i capelli, ammirando la costa e potendo indicare con l'indice ogni singolo paese. No, non è stato un sogno. Non è stata un intuizione. Non è stato un colpo di genio. Sono stata io. È stato Michele, mio padre, mia madre, Athina, Antonio, Vittorio, Monia, lo zio Fabrizio, la zia Sonia, Giorgio Ruocco, Lucia...

È stata la vita. Tutta la mia intera vita. Tutti i miei ventotto anni. Siamo stati noi, nel bene e nel male. E li, a meno di venti chilometri, c'è Minori. No, non è Bugie, non è Rivelazioni. Sono io, Gioia Autieri e sono di nuovo qui.







Fine

Se non fosse per te- RinascitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora