Ho telefonato Monia. Le ho fatto un colpo di cellulare e le ho chiesto la gentilezza di vederci. Mi ha dato appuntamento al bar Mansi, più un circolo per fanatici del calcio che una vera e propria caffetteria. Dopo la conferenza in piazza, mi sono interrogata su quale fosse la mossa giusta da compiere una volta ritornata. Cosa mai avrei dovuto fare per rientrare in un mondo che non mi appartiene più. Due anni non cancellano una vita vissuta, ma certamente non sono stati esentati da eventi e azioni più o meno importanti. L'esistenza di Michele ne ha viste di ogni colore e riprendere i contatti con lui, senza un se e senza un ma, è da sciocchi. Senza tener conto della piccola Stella.
Mi sono chiesta, quindi, chi meglio avesse potuto aiutarmi a capire e mi è venuta in mente lei, Monia. Mi è venuta in mente la sua franchezza d'animo. La sua disinvoltura nel spiegare le cose senza troppi giri di parole. Non ci incontriamo di persona da molto, tuttavia siamo rimaste legate, cercando di coinciliare i miei impegni, i suoi e le nostre videochiamate. E ovviamente gli schiamazzi di Vittorio in sottofondo. La lontananza fa apprezzare al viaggiatore ciò che ritiene essere un dato di fatto senza troppo valore.
Al bancone un ragazzino prepara il ghiaccio per la limonata. Sembra esser molto timido, me ne rendo conto alle guance arrossate, non appena incrocia il suo sguardo. Uno dei pochi futuri uomini a non avere un'aria sprezzante. In fondo al locale una sciarpa del calcio Napoli con santini di Madonne e santi in bella mostra. Quando si unisce il sacro e profano pur di far vincere la squadra del cuore.
Una mano sfiora la mia spalla nuda, mi giro d'istinto, sotto quel tocco delicato. Monia si presenta in tutta la sua giovinezza, con una taglio corto che le dona freschezza e un abito ciclamino che ben si concilia con i suoi occhi chiari.
Finalmente sei tornata! -esclama festosa.
Finalmente si- le stringo le mani- e finalmente ci vediamo!
Ci accomodiamo l'una accanto l'altra. I suoi occhi scavano nel profondo dei miei e viceversa, infrangendosi in un mare di emozioni e segreti non detti.
Sono felice che tu mi abbia chiamata- deglutisce la bevanda appena servita dal ragazzo- non so da dove iniziare. Perché voglio iniziare subito.
Un po' per volta, Monia. Non c'è bisogno di correre- la tranquillizzo.
Respira profondamente, portandosi il palmo della mano in volto- la nascita di Stella è stata la disgrazia più spettacolare che potessimo avere in famiglia. Non siamo più quelli di prima e mai più lo saremo.
Mia zia è stata male per questa gravidanza- sentenzio, rattristata.
Tua zia ha odiato Michele come non mai, perché ha visto nel figlio Giorgio Ruocco.
Nel momento esatto in cui ero venuta a conoscenza di Stella, avevo pensato a Michele e la sua nascita. La madre sedotta ed abbandonata da un uomo bello, di prestigio, adulto, ricco, così come è accaduto alla giovane Lucia, che non ha retto. Non è riuscita ad essere madre, al punto tale da non volerla neppure vedere quella figlia. Athina mi confessò che solo gli obblighi religiosi indussero la ragazza a non abortire. Mi provoca tristezza e rabbia.
Non oso immaginare lui come si sia sentito- replico, pensando a quanto Michele abbia protetto sua madre.
Dovresti parlare con Michele, tu sei qui, anche lui. Dovreste parlarvi.
Rifletto nel mio intimo. A stento sono in grado di scrivere. A stento comunico le mie idee quando si tratta di Michele. Come farò ad affrontarlo? Abbasso le palpebre. Dovrò farlo prima o poi.
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Se non fosse per te- Rinascita
RomanceSono trascorsi due anni dal giorno in cui Michele uscì dall'ospedale solo e con una figlia tra le braccia e Gioia terminò il suo romanzo a Cuba. Due vite divise e legate indissolubilmente, che si ritroveranno nuovamente l'una di fronte l'altra nell...