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(foto di Minori, scattata da me la settimana scorsa)

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(foto di Minori, scattata da me la settimana scorsa)

Il taxi, un Opel bianca con deodorante interno alla lavanda, sfreccia lungo le curve della costiera amalfitana. La roccia tagliata dalla mano umana lascia percorrere una lunga gettata di cemento nero, ai cui lati spuntano ciuffi di erba selvatica, un chiaro segnale di come la natura abbia sempre la facoltà di imporsi su ciò che nasce con la forza. 

Il tassista, un uomo sulla quarantina, brizzolato e sorridente, aumenta il volume della radio, chiedendo il permesso di poter cantare, per giunta con una certa intonazione, canzoni degli anni Novanta. Ho acconsentito con un sorriso alla richiesta che mi ha riscaldato il cuore. 

Cuba è stata la scelta più drastica e spericolata che io abbia mai compiuto in vita mia. Più della scelta di amare Michele, di chiudere i rapporti con mio padre o fuggire per un anno a  Milano lontana dagli affetti. È accaduto tutto in un attimo, in dieci minuti contati di conversazione telefonica. Quel giorno Manuel mi rivelò che sarebbe partito e in quel nano secondo decisi che l'avrei seguitato, senza se e senza ma. Senza pormi quesiti, senza riflettere su ciò che ne sarebbe stato di me. Quel giorno, dopo il suo beneplacito, mi fiondai a casa di Athina, affannata e con il cuore a mille. Bussai più di una volta, smaniosa è quasi fuori controllo.

Gioia- esclamò preoccupata- cosa succede?

Tentennavo con il capo. Lo scuotevo come a volerle indicare che ne avevo abbastanza. Che ormai non era la vita che volevo questa. Che dovevo andare via, ancora e ancora una volta. Che, maledizione, Michele aspettava un figlio. 

Lancio un'occhiata al finestrino del taxi, incantandomi al cospetto delle onde cristalline e dei luccichii del sole. Michele in attesa di un figlio, l'evento più assurdo. Assurdo non per la bambina, ma per come il tutto sia accaduto. Per come una sera qualunque, di un mese e anno qualunque, due persone, mosse da sentimenti contrastanti, hanno dato la vita. Lei, Lucia, innamorata persa di Michele, più adulto di lei, un uomo, un ragazzo affascinante. E Michele, così perso in un vortice di autolesionismo. Due persone, lui sopra di lei, in spinte che rivangavano il passato. In un voler godere di ricordi passati, di una vita che è finita. Avrei voluto essere in quella stanza, dinanzi a quel capezzale con la consapevolezza di oggi. Avrei voluto osservare la luce della luna filtrare dal balcone, la tenda bianca svolazzare, le ombre muoversi. Avrei voluto scrutare i loro corpi nudi, percepire i loro gemiti e sussurrare alla sua ragione "ma che stai facendo?".

Già, Michele, che hai fatto. Che hai combinato. In mezz'ora hai distrutto te stesso, una giovane fanciulla di diciotto anni. In mezz'ora sei stato il degno figlio di tuo padre, quel Giorgio Ruocco che tanto hai odiato perché abbandonò tua madre incinta di te. In mezz'ora hai ribaltato nuovamente i destini di tutti e condannato una nuova generazione di Autieri al vuoto dell'abbandono. Tu, con il cuore in frantumi per un padre che ti ha ripudiato, hai scelto per tua figlia la stessa sorte. Chissà se ci pensi mai a quanto male hai fatto. 

Se non fosse per te- RinascitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora