Quella mattina, svegliandomi, non potei non pensare al sogno -incubo- che avevo fatto la sera prima. Mi era sembrato talmente reale che per poco non ci avevo creduto.
Ma insomma, i miei genitori ultramiliardari? Ma neanche sulla luna sarebbe stato possibile.
Eppure c'era qualcosa che non mi tornava. Sapevo di essermi svegliata, ma che giorno era? Cioè era il giorno del mio compleanno o due giorni dopo?
Mi diedi mentalmente della stupida. Mi stavo facendo paranoie per niente.
Mi strofinai gli occhi con entrambe le mani, ricordandomi troppo tardi di avere ancora il trucco del giorno precedente. Aprii gli occhi a fatica e, la prima cosa che vidi fu l'armadio sopra la mia testa. Tutto normale fin qui.
Poi lo misi a fuoco e...verde? Accidenti, di nuovo!
Alzai di scatto il busto, mettendomi a sedere. Nella stanza risuonò un tonfo, proveniente dal lato destro del mio letto. Guardai cautamente il pavimento al lato del letto, di una piazza com'era sempre stato, e vidi per terra un libro aperto. Altro che libro, quella è una enciclopedia! pensai.
Lo raccolsi e richiusi la copertina rigida per leggerne il titolo. Il Signore degli anelli.
Presi un respiro profondo e lo poggiai sul comodino. Magari avevo fatto quello strano sogno proprio perché avevo letto quel libro che, sapevo per certo, era fantasy. Non che mi ricordassi di averlo letto, ma dettagli.
Mi strofinai di nuovo gli occhi prima di fissare lo sguardo sul mio adorato muro degli obbiettivi.
Imprecai nella mia mente accorgendomi del fatto che, di nuovo, tutti i miei post-it erano stati rimpiazzati stavolta da una grande libreria di legno chiaro. Sugli scaffali erano presenti centinai di libri di tutti i colori. Sbuffai spazientita, riportando lo sguardo sulla mia adorata coperta. Peccato che neanche quella sembrava appartenermi. Non mi ricordavo di avere anche solo un paio di coperte con delle stambe di alcuni libri aperti, sopra.
Mi alzai dal mio letto, iniziando a riflettere su ciò che mi stava accadendo. Molto probabilmente ero finita in coma o qualcosa del genere e il mio stupido subconscio mi stava facendo rivivere attimi della mia vita in tanti modi diversi. Si, doveva essere così.
Mi avvicinai alla porta e, prima di aprirla, chiusi gli occhi facendo dei respiri profondi. Mi chiesi se avrei mai rivisto il muro degli obbiettivi in quei miei strani sogni.
Aprii gli occhi e uscii dalla porta. Stavolta -per fortuna, aggiungerei- non c'erano né tappeti rossi da Red Carpet, né scale degne di un castello.
C'era un semplice corridoio alla cui fine si trovava la cucina modesta in cui ero abituata ad abitare. Mi affacciai allo stipite della porta per cercare mia madre. Solo in quel momento mi accorsi che qualcosa non tornava. Vedevo sfocato.
Mia mamma sembrò accorgersi della mia presenza. Si girò verso di me regalandomi un sorriso amaro.«Cosa fai senza occhiali, tesoro? Se vuoi avere una vista perfetta devi portare gli occhiali da vista. Non quelle stupide lenti che i ragazzi di oggi si infilano dentro agli occhi! Quante altre volte te lo devo ripetere?» mi rimproverò.
Il sorriso che mi si era dipinto in faccia sfumò via. Non mi ha neanche dato il buongiorno.
Borbottai un come vuoi e me ne tornai in camera mia, ricordandomi di aver visto un paio di occhiali sul cassettone. Dopo aver sbattuto non so quante volte contro oggetti quali vasi e cose varie di cui non sapevo neanche l'esistenza, raggiunsi la mia camera. Come pensato, trovai un paio di occhiali stile vintage sul cassettone. Li indossai e andai nel bagno vicino per guardarmi allo specchio. Non erano male come occhiali; anzi. Con quel colore nero opaco e quelle lenti fin troppo grandi per il mio viso, mi piacevano. Solo che sentivo come se colei che lo specchio rifletteva non fossi io. E probabilmente era anche così, visto che ero solamente in un sogno. Era come se avessero messo qualcun altro dentro allo specchio.
Presi lo spazzolino, ci spalmai sopra il dentifricio, ed inizia a strofinare con foga i miei denti. Quando vidi lo spazzolino tingersi appena di rosso, decisi che avevo torturato abbastanza i miei denti. Mi lavai la faccia ed andai verso l'armadio, sperando in un paio di pantaloni.
Ne trovai un paio di jeans a zampa di elefante stile anni 50. Perlomeno sono meglio delle gonne, pensai.
Dopo essermi vestita con una maglia e delle scarpe prese totalmente a caso - sembrava che mi fossi vestita al buio, il che era quasi vero - tornai da mia madre.
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BLUE
FantascienzaLa piccola e sperduta cittadina di Whynot cela un segreto: una misteriosa Trappola Temporale in cui ciascuno vive la sua vita ogni giorno in modo diverso, inconsapevolmente. Blair Martin, conosciuta da tutti come "Blue" per la sua insolita ossession...