Capitolo 38

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15 Settembre-Due settimane dopo.

-James, ho finito ora.
-Bene, sai dove devi andare?
-No, veramente no.
-Allora entra in macchina con Ryan e fatti guidare fino al Empire State Building. Io ti aspetto li!- mi disse.
-Okay..- e riagganciai la chiamata.

Ero a New York da due settimane e mi sentivo totalmente e completamente perso.
Il mio manager era cambiato. Avrei dovuto avere un certo Frank qualcosa, molto famoso ed esperto, ma anche molto anziano. Così Ben, dopo i miei primi due giorni, aveva pensato che fosse meglio affidarmi ad uno sempre esperto ma più giovane.
E mi ero ritrovato un grand uomo, simpatico e che ti sapeva mettere di buon umore, ti sapeva infondere fiducia. Il suo nome era James Corden.

Ma nonostante James provasse a tirarmi su, a farmi vedere il lato buono di questo lavoro, io continuavo ad avere il morale a terra.
Mi mancava tutto. Mi mancava Zayn, la mia casa, Liam, Niall, il mio quartiere, il pub dove spesso passavo le serate. Mi mancava addirittura la Black Library.
Ma sopratutto, mi mancava Harry.
Dio, se mi mancava!
Non mi sentivo più lo stesso, non sentivo più emozioni che non fossero la malinconia la sera quando ci telefonavamo e la tristezza il giorno, quando non potevo sentirlo.

Mi mancava ogni cosa della mia vecchia vita ed ogni giorno mi chiedevo perché avessi scelto di accettare.

Mi mancava ogni cosa della mia vecchia vita ed ogni giorno mi chiedevo perché avessi scelto di accettare

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Mi diressi verso l'auto e salii.
Una volta aver detto al conducente dove dovevo andare, mi "rilassai" (o almeno ci provai) sul sedile posteriore dell'auto.
Ma nulla.
Ogni muscolo e nervo era teso.

In quelle due settimane non avevamo concluso nulla.
Non avevo idee per il nuovo libro, non avevo scritto nulla (neanche una prefazione), non avevo spunti ne altro.
Avevamo passato quelle due settimane a parlare e parlare di documenti, attività e situazioni burocratiche. Io passavo le mie giornate a firmare e firmare documenti.

Non avevo mai neanche visitato New York.
Le giornate erano tutte programmate e più o meno la routine era la solita:
Mi alzo;
Esco;
Arrivo al lavoro;
Discuto con James;
Discuto con Ben;
Mangio;
Firmo;
Firmo;
Esco;
Dormo.
E così era ogni giorno.

Quando arrivai davanti all'Empire, scesi e percorsi la strada verso l'entrata.
Salii e chiesi del signor Corden.
-La sta aspettando all'ultimo piano.- mi fece la ragazza con l'accento americano.
Altra cosa fondamentale che mi uccideva l'umore: gli americani ed il loro accento.
Più che altro non erano tanto gli americani a darmi fastidio, per quanto fossero espansivi e un po' troppo rumorosi, ma era proprio il loro accento ad uccidermi.
La maggior parte delle parole le strascicavano solo e poi se le inventavano.
Era uno stress per me, che non avevo affatto pazienza, dover ascoltare, reinterpretare, tradurre e rispondere.

La ringraziai e salii nel ascensore.
Non avevo mai visto l'Empire State Building ma pensai subito che la vista fosse spettacolare.

Salii fino all'ultimo piano e scesi per cercare il mio agente.
Era seduto su un comodo divanetto, con un cocktail in mano a fissare il tramonto.
Guardai anche io e mi meravigliai. Come avevo ben pensato prima era davvero uno spettacolo unico la vista, ma vederla proprio era ancora meglio.

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