Capitolo 3

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WILL'S POV:

"Allora bambine, lui è il figlio del signor Warn, proprietario di qui. Dovete portargli rispetto o saprete la fine che farete", dice suor Gilda con tono severo.

Tutte le bambine si alzano e mi salutano con un inchino.

Ma che assurdità è questa?

Cerco la bambina di ieri ma non la vedo.

"Non servono tutte queste cerimonie. Potete accomodarvi", dico sorridendo.

Tutte le bambine mi guardano con sguardo interrogativo ma poi fanno come detto.

"Bene, io ora vado. Vi lascio continuare ciò che stavate facendo. Buona giornata a tutte", le bambine si rialzano e mi salutano augurandomi altrettanto la buona giornata.

Esco da quell'aula spoglia e fredda che sembra una carneficina.

Da quando sono qui non ho fatto che notare il terrore negli occhi delle persone.

Anche nelle suore che non rivolgono segni d'affetto nei confronti di quelle orfanelle.

Da quando l'ho incontrata non faccio altro che pensare alla bambina di ieri, così piccola e indifesa.

Sin da subito ho sentito la necessità di proteggerla, di prendermi cura di lei.

Continuo a fare il giro nelle altre tre aule del collegio ma di lei nessuna traccia.

Dopo aver terminato, esco dall'ultima classe per dirigermi nell'ufficio di mio padre.

Salgo le scale di quell'enorme edificio quando noto una porta di ferro con un piccolo spioncino da cui ci si può vedere all'interno.

È buia e vuota come una cella di un carcere, non c'è neanche il letto.

Solo una piccola trave di legno appesa al muro.

Su di essa intravedo una piccola figura rannicchiata con lunghi capelli color miele cadere per terra.

Ma ancora non riesco a vedere il suo volto.

Cerco di aprire la porta invano perché è chiusa quando mi ricordo di avere le chiavi di tutte le stanze di quel posto nelle tasche dei miei pantaloni verde militare.

Le prendo e senza fare troppo rumore apro la porta.

Vedo la bambina di ieri con una veste tutta sporca dormire su quello scomodo e grande pezzo di legno che la fa sembrare ancora più piccola.

Sembra così dolce e indifesa.

Sulle sue piccole braccia noto dei segni violacei, altri rossi.

L'hanno picchiata.

Sento gli occhi pizzicarmi dalle lacrime che cerco di trattenere per restare serio e determinato in questa situazione così brutta e crudele.

Devo andare fino in fondo a questa storia.

D'un tratto degli occhi azzurri illuminano quella stanza grigia e spoglia rendendola, nonostante la sua cupidigia, più bella.

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