Terza linea temporale. Loop N°2.

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Marzo 2028.

" Emma, svegliati "
...
" Emma, devi svegliarti, la colazione è pronta! "
...
" Su, svegliati tesoro! "
...
" Emma, se non ti svegli in questo preciso istante non sai in quanti guai finirai. "
Mi sveglio di colpo.
" Mi alzo mamma, mi alzo... "
" Bene, ti aspetto in cucina! "
La mamma esce e chiude la porta dietro di sè.
Scendo dal letto ancora assonnata.
Ancora in pigiama, apro la finestra e lascio entrare la luce del sole nella mia stanza.
Accendo il cellulare ed apro whatsapp.
Lucas mi ha mandato un messaggio.

Lucas: Ciao Emma. Ti scrivo per dirti che mi dispiace riguardo quello che è successo la scorsa settimana. Sono mortificato. Non mi aspetto il perdono, ma spero che tu possa accettare comunque le mie scuse. Sai che io...

Il messaggio continua, ma non ho voglia di leggerlo.
Mi alzo ed esco dalla camera per dirigermi in cucina e trovo i miei genitori già seduti a tavola.
Fanno così solo quando devono parlare di qualcosa di " importante ".
" Emma, siediti "- dice mio padre -" dobbiamo parlare di una cosa importante. ".
Mia madre annuisce mentre mi guarda.
" E di cosa, papà? "
" Sai, ultimamente ci stiamo pensando sempre di più... e pensiamo che tu debba trasferirti in una casa tutta tua. "
Ricominciano con questo discorso.
Ora parleranno di quanto sia sbagliato per una donna della mia età vivere ancora a casa con i propri genitori, ma non li ascolto.
Annuisco mentre mi preparo una fetta di pane con della marmellata sopra.
" Emma, mi stai ascoltando? "
" Si, si, lo penso anche io papà, hai ragione. "
" Emma! "
" Si? "
" Sai bene quanto ti vogliamo bene, ed anche che non ci da fastidio la tua presenza, ma... "
" ...ma la gente potrebbe pensare male a sapere che io vivo ancora a casa con i miei genitori. "
" No, non è questo! "
" Papà, non dire cavolate, so benissimo quello che intendi, e tu sai benissimo cosa ne penso. Non me ne frega nulla di quello che pensa la gente. Finchè ciò che faccio va bene a me ed a me medesima, è tutto okay. "
Mia madre mi guarda con disprezzo, come sempre.
Lei è una di quelle persone che ci tiene al proprio " posto nella società ".
Mio padre cerca di balbettare qualcosa, ma me ne torno nella mia stanza.
A quanto pare oggi non è giornata.
Chiamo Alberto e gli chiedo se si può far vedere al parco, oggi.
Fortunatamente risponde di si.
Ci diamo appuntamento in una mezz'ora.
Mi cambio ed esco, senza salutare i miei.
Appena fuori dalla porta mi fermo.
Mi sento come... osservata.
Mi guardo attorno, per vedere se i miei sospetti sono fondati, ma... non vedo nessuno.
Riprendo a camminare per la mia strada, verso il parco.
Oggi non è giornata.

Saluto Alberto abbracciandolo e ci sediamo su di una panchina

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Saluto Alberto abbracciandolo e ci sediamo su di una panchina.
Sembra giù di morale, che sia successo qualcosa?
" Alberto, tutto bene? "
Mi fissa, senza dire nulla. I suoi occhi sono spenti.
" Perchè mi fissi senza dire nulla? Mi stai spaventando... "
Non dice nulla.
Sembra... un guscio vuoto.
Realizzo solo ora che l'abbraccio di pochi istanti fa era solo da parte mia.
Lo scuoto.
Chiude gli occhi e mi guarda, sembra disorientato.
Mentre mi guarda, vedo lacrime uscire dai suoi occhi.
Il suo sguardo cambia.
Sta chiedendo aiuto.
Lo capisco.
" Puoi dirmi tutto, lo sai... cosa è successo? È morto qualcuno? "
Appena finisco di parlare tira un pugno alla panchina.
" Non so cosa ti sia successo e, se non vuoi parlarne, va bene. Ti ricordo comunque che per te io ci sono, come tutti gli altri. Se hai bisogno di aiuto non esitare a dirlo... Ora, non posso vederti così. Vado un attimo al chioschetto a prendere qualcosa per tutti e due. "
Mi alzo e vado al chiosco.
Dopo aver chiesto qualche cosa da mangiare, mi giro per controllarlo.
È scomparso.
La panchina è vuota.

Corro per le strade

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Corro per le strade.
Lo cerco.
Ho paura di quello che potrebbe fare in queste condizioni.
E le mie paure sono fondate.
Lo vedo.
In mezzo alla strada, come se stesse aspettando di essere investito.
Corro da lui.
" Che cosa ti è saltato in mente, cretino! "
Inizio a piangere anche io.
Temevo di perderlo.
Continua a guardarmi.
" E smettila di guardarmi! Vieni via dal centro della strada! "
Torniamo sul marciapiede.
Gli do un pugno sul braccio.
" Non farlo mai più! Pensa a cosa avrei fatto se fossi stato investito per davvero! "
" Emma, non urlare, per favore, ci guardano tutti... "
" Ah, ora parli?! Non me ne frega niente se ci guardano tutti! "
" ...mi dispiace. "
" Sai che ci tengo a te! Che cosa ti è saltato in mente?! "
Mi guarda, ma questa volta con uno sguardo diverso.
Lo conosco, quello sguardo.
Cerco di calmarmi.
" Dai, torniamo al parco... "

Mi mancano questi momenti

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Mi mancano questi momenti.
Ah, se solo si potesse tornare indietro.
No, che idea sciocca.
Sarebbe orribile.
Ma forse... che ne so io?
E tu? Cosa ne pensi tu, Emma?

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