Roses

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L'alba era sorta da poco. La Luna, in grosse nubi rossastre, era scomparsa, lasciando spazio alla Stella più grande e splendente: il Sole. Il moro camminava verso il muretto dietro la scuola, dove era solito incontrarsi con Grace, la ragazza per cui aveva perso la testa qualche anno prima. Lo zaino pesava sulle spalle, il cuore premeva nel petto e gli occhi color miele brillavano alla luce del sole. La testa invece pulsava, al solo pensiero che lei non ci sarebbe stata neanche quella mattina. Aveva trovato un altro. L'aveva rimpiazzato con l'impeccabile capo della squadra di Lacrosse; occhi verdi come il prato, capelli color grano e fisico scolpito. Il suo nome era Finnick. Era simpatico, davvero simpatico, e non si dava nessuna aria, e questo lo irritava ancora di più. Da quando Finnick e Grace avevano cominciato ad uscire insieme, lei, alle 07am, non si faceva più trovare mentre sfogliava un libro, col vento trai capelli e le gambe incrociate sul muretto. Alle 07am era a casa, a pettinare le ciglia folte con il pigmento nero, cercando di essere all'altezza per Finnick.
Eppure quella mattina era lì, con la schiena poggiata al muretto di mattoni arancioni, la ciocca di capelli tirata dietro le orecchie. Era lì, meravigliosa come sempre. Il cuore del ragazzo perse un battito, forse due, e si fermò dietro ad una siepe, incapace di muoversi. Spaventato ? Di che cosa ? Shawn non aveva certo timore di non essere abbastanza per lei.. Solo che con Finnick lei sembrava più felice, e non voleva portargliela via per puro egoismo.
La vide ridacchiare a quello che probabilmente era un messaggio, prese un respiro profondo e si fece avanti..
quel sorriso.. era così insicura.
Si avvicinò a lei e fece un saltino per poggiarsi sul muretto, cercò di non guardarla, levandosi la spallina dello zaino nero, per tirarne fuori il libro massiccio di biologia, che non aveva ripassato. Ma quando senza volere alzò lo sguardo, lei non c'era più. La vide, poco più avanti, che a testa bassa si dirigeva verso il cancello della scuola. Con gli occhi lucidi la osservò, fino a vederla scomparire. Non uscivano lacrime, rimanevano lucidi e basta. Shawn si domandava, quante volte ancora poteva vedere il suo volto ? Quante volte ancora se ne sarebbe andata al suo arrivo ? Si portò le mani fra i capelli scuri e li strinse, li strinse con violenza, quasi da strapparseli. Abbassò lo sguardo e cercò di focalizzarsi su altro, e la biologia che tanto adorava era la soluzione migliore.
Quando mise a posto lo zaino e si buttò con un scatto giù dai mattoni, incontrò gli occhi lontani di Finnick, che gli fece un piccolo sorriso. Shawn ci provò a ricambiare, ci provò davvero, ma gli uscì solo un mezzo sorriso incurvato. Infondo era stato lui a portargliela via. Avanzò verso la scuola, dove in pochi minuti sarebbe suonata la campanella. Dietro la figura dura di Finnick intravide quella esile di Grace. Abbassò lo sguardo. Le sue converse nere dalla suola consumata erano diventate improvvisamente interessanti. Doveva comprarle nuove. Buttare quel paio di scarpe sarebbe stato peró come buttare via parte della sua adolescenza. Parte della sua amicizia con Grace. Le aveva comprate proprio qualche giorno prima di conoscerla. Sospirò e si stravaccò già stanco su una delle sedie vecchie della scuola. La seconda campanella suonò e la classe cominciò a riempirsi, mentre la professoressa di chimica prendeva posto dietro la cattedra. Shawn sbuffò una terza volta nel giro di venti minuti. "Posso andare in bagno ?" Alzò la mano per farsi notare dalla prof. "A casa non hai un gabinetto ?" Chiese la Darwin, una delle professoresse più noiose e antipatiche della storia. Qualche compagno rise falsamente per fare buona impressione sulla vecchia odorante di talco dietro la cattedra. "Sì prof, ce l'ho, ma ora non sono a casa e mi scappa" si inventò al momento. "No, non puoi. Ci potevi andare prima. Iniziamo la lezione." Shawn pestò il piede a terra nervoso, e quando la prof pensava di aver finito con lui, riprese la parola. "La pipì mi scappa adesso, non è colpa mia se prima non mi scappava, non decido io quando farmi scappare la pipì" rispose a tono, con fare ovvio e gli occhi sapientoni. I compagni ridacchiarono di nuovo, sapendo che il moro aveva ragione.
"Allora te la farai addosso" arrossì la vecchia dalla rabbia della consapevolezza di essere nel torto. "Ma io non porto il pannolino come lei.." non riuscì a zittirsi, nonostante il tentativo. Schioccò la lingua ed alzò le spalle. "Come osi ?!" Urlò la donna-talco, con la poca voce che le rimaneva. "Esci !"
Shawn sorrise fiero di essere riuscito nel suo intento, strisciò la sedia a terra e lasciò la classe a subirsi una lezione di chimica con la prof furibonda -come sempre, d'altronde-.
Si sedette a terra con la schiena contro al muro, davanti alla classe di inglese, che aveva Grace alla prima ora. Aveva bisogno di sentirla più vicina. Si prese la testa tra le mani ed ebbe l'istinto di urlare. "Ehm-ehm" qualcuno davanti a lui si schiarì la gola. Alzò lentamente il viso arrossato dalle mani e si trovò davanti delle gambe robuste strette in dei jeans neri, salì con lo sguardo ed incontrò gli occhi verde smeraldo di Finnick. "Scusa, ho provato a chiamarti più volte, ma eri come sconnesso" ridacchiò il biondo, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli. Grace gli faceva quest'effetto. Lo faceva sentire sconnesso. "No, non ti preoccupare." Sospirò. "Dopo ho biologia e non ho studiato bene" mentì. L'altro scosse il capo. "Come mai sei qui ?".
Shawn andò in panico.
Era seduto proprio affianco alla classe della sua ragazza. "La Darwin mi ha cacciato" rispose cercando di raggirarlo. "Ahh, la Darwin ? Anch'io avevo la Darwin, prima che cambiassi corso" mostrò di nuovo i denti bianchi. Trasmetteva così tanta tranquillità e felicità. Ridacchiò anche il moro, fingendo di non essere in imbarazzo. "Comunque non intendevo questo" si mise una mano trai capelli lisci. "Intendevo: come mai sei proprio qui, davanti alla classe di Grace" domandò ancora, con trasparenza. "Grace ha inglese adesso ?" Arricciò le sopracciglia, come non lo sapesse. "Non c'è bisogna che tu finga.. so che lo sai. Solo, come mai ?" Insistette il capo della squadra di Lacrosse. "No, non lo sapevo" ridacchiò innocentemente Shawn. "Senti.. Grace è davvero carina, lo so, è graziosa, ed ha proprio un bel sedere.." si fece un po' più serio, ma parlava con la stessa tranquillità di prima, come se stesse raccontando di aver comprato l'insalata al supermercato. E l'ultima frase.. Shawn strinse i pugni. Non doveva neanche provare a guardarla in quel modo. "Ma penso di piacerle, quindi, per favore, lasciala stare.. mi dispiace davvero che non ti guardi come tu guardi lei, come se... volessi mangiartela" gli tirò una pacca sulla spalla. Non ci sapeva proprio fare con le parole... Che discorso insensato era mai questo ? Lui parlava di lei con tale leggerezza, mentre la testa del moro esplodeva al solo pensiero della bionda. Finnick non provava ciò che Shawn provava per Grace, quella ne era la conferma. Il biondo era bello quanto stupido. Shawn si alzò di scatto e si diresse verso la classe di chimica. "Tu non la conosci, è insicura. Ti sta solo usando per sentirsi migliore, all'altezza, non si rende conto di esserlo già. Migliore di tutti." urlò in risposta, sbattendogli la porta in faccia, senza dargli il tempo di elaborare la frase. Non fece in tempo a sedersi che la campanella trillò, era ora di biologia. Prese lo zaino e, dopo varie scale e vari corridoi, varcò la porta della classe. Si sedette infondo alla classe, vicino alla finestra.
Un profumo familiare di rosa gli invase le narici. Voltò il viso a sinistra e notò con agitazione che Grace aveva preso posto vicino a lui. Mentre batteva la penna sul banco teneva una gamba accavallata sopra l'altra, il vestito a fiori ricadeva delicatamente sulle cosce. Shawn sorrise involontariamente.
Lì gli venne l'idea.
Si alzò di corsa dal banco ed andò verso la cattedra. "Prof. Hart, non mi sento bene. Potrei andare a casa ?" Corrucciò il viso in una smorfia di dolore, portandosi una mano alla testa. Sapeva di aver catturato l'attenzione di tutti, compresa quella di Grace, dato che gli bruciava la nuca, come ogni volta che ce l'aveva attorno, ma non gli importava. "Ti conosco, Mendes. Lo so che non stai fingendo per saltare il test." La donna acconsentì. "Riprenditi" sorrise.
Il ragazzo uscì da quell'inferno di scuola e cominciò a correre liberamente verso casa, accompagnato dall'adrenalina.
Una volta entrato in casa, si sedette poco elegantemente sulla sedia, urtando il fianco. Prese i vari post-it gialli e verdi che teneva nel comodino per sicurezza e cominciò a scrivere su uno verde. "Incontriamoci alla spiaggia di Santa Cruz alle 09.21pm". In quello giallo scrisse un'altra cosa:"non ti preoccupare, saresti splendida pure con un sacco della spazzatura. Il vestito che avevi oggi va benissimo." Scese poi nel suo giardino pieno di fiori coltivati affettuosamente dai suoi genitori e strappò due petali da una rosa rossa. Era meravigliosa, proprio come Grace. Sorrise e, con un po' di colla, attaccò i petali sui due post-it diversi, che lasciò anonimati. Uscì di casa di corsa, cercando di evitare il temporale che da lì a poco sarebbe scoppiato, e si diresse verso casa di Grace. Si bloccò davanti ad essa, non sapendo come entrare, quando gli venne un lampo di genio; Affianco alla finestra della camera a fiori di Grace era posizionata una scala, e la finestra era semi-aperta. Grace la lasciava così per far sì che le sue scappatelle con Shawn non provocassero alcun danno. Prese la rincorsa e salì sulla scala arrugginita, scavalcando poi la finestra il più silenziosamente possibile. Attaccò il post-it verde sullo schermo del computer, e sull'anta destra dell'armadio in legno appiccicò quello giallo. Lasciò la casa di Grace, per tornare nella sua, dopo aver inalato un'ultima volta la sua stanza.
Shawn si buttò sul letto e fissò la carta parati sul soffitto. Era nera. Completamente, tristemente, nera. Quello di Grace, invece, indovinate un po'; era ricoperto di fiori. Aveva tante ortensie, tulipani, rose, denti di leone, margherite, e chi ne ha più ne metta. Sotto esse c'era il cielo, era azzurro, con poche nuvole sparse. Le ricordava sempre che, dopo la tempesta, c'era l'arcobaleno. Lei amava la tempesta. Specialmente in estate. Le dava adrenalina.
Il moro pensò di scriversi due paroline, ma preferiva che il discorso venisse fuori spontaneo. Voleva solo sbatterle in faccia tutto ciò che non era mai riuscito a dirle. Voleva liberarsi. Voleva che lei sapesse. Voleva lei.
Verso le 7pm cominciò a lanciare fuori dall'armadio tutti i vestiti interni ad esso. Si rese conto che, peró, poteva vestirsi normale, a Grace piaceva il suo stile. Infilò un maglione blu e dei jeans e si recò verso Santa Cruz, che doveva essere, secondo i suoi conti, deserta, dato il vento freddo.
Quando le converse di Shawn toccarono la sabbia, le tolse, rimanendo così a piedi nudi. Amava la sabbia. Anche quando era fredda. Adorava come non appena presa in mano, scivolasse giù velocemente come una cascata giù dalle rocce. Certo, detestava -come ogni essere umano- quando gli entrava nel costume o in bocca, ma adorava tutto il resto. Fece un buco poco profondo nella sabbia e ci poggiò il gambo verde della rosa, ricoprendola poi fino alla fine di esso. "Shawn" sussurrò la voce flebile di Grace. "Perdonami.." sussurrò di nuovo, cercando i suoi occhi. Ma lui era ancora girato. Tremava. Grace era consapevole di aver sbagliato. Lei era così spaventata dai suoi sentimenti per Shawn, che pur di negarsi tale piacere, si buttò fra le braccia di un altro, uno che non avrebbe avuto problemi ad accettarla. Voleva allontanarlo da lei, non se lo meritava. Grace era così; scappava quando le cose si facevano complicate.
"Grace.. tu.. io.. ti ho chiesto di venire per un altro motivo..." si girò verso di lei, cercando i suoi occhi. "Lo so, io dovrei essere arrabbiato, ma le accetto, le accetto le tue scuse.. Anche se tu... tu mi hai abbandonato.. così.. senza un'apparente motivo. Ho passato mesi a torturarmi, porgendomi domande alla quale non avrei mai avuto risposta: ho fatto qualcosa di sbagliato ? Quante volte potrò vedere il suo viso ? Quante volte se ne andrà al mio arrivo ? Tornerà mai da me ? È colpa mia ? Cosa posso fare ? Come posso andare avanti ?." Mise le mani in tasca, mentre Grace ascoltava, con le mani serrate e gli occhi lucidi. "Poi mi sono reso conto che, per quanto bisogno avessi di te, tu non ne avessi di me. Così ho cercato di... di andare avanti. La mia solita e noiosissima routine era cominciata di nuovo. Solo che non uscivo più con Nash, Cameron, Matt e gli altri. Semplicemente mi chiudevo in camera mia, con la mia chitarra e le mie cuffiette. Ho scritto qualche canzone, sai ? Volevo distrarmi, ma finivo sempre per scrivere di te. E.. e adesso, voglio solo.. devo solo farti sapere che, no, non sto cercando di accendere un fuoco, con questa fiamma.." tirò una mano fuori dai pantaloni e passò le lunghe dita nei capelli, tirandoli indietro. "Sono solo preoccupato che, il tuo cuore, possa sentirsi allo stesso modo.. E devo essere onesto con te, Grace. Si, ne ho bisogno." Si avvicinò un po' al corpo esile della ragazza, che al suo tocco diventò così fragile.. come porcellana. Stava tremando anche lei. "Ma.. dimmelo, dimmelo se ho torto e se questa è una follia, d'accordo ? Puoi fermarmi, se sai già la risposta" prese un lungo respiro e si abbassò verso la rosa, la prese in mano e la poggiò sul suo petto. "Io.. ti ho preso questa rosa." la ragazza annuì, come per spronarlo, mentre le lacrime rigavano la pelle candida. "E ora, ho bisogno di sapere, la lascerai morire o la lascerai crescere ?" Il cuore del ragazzo palpitava talmente tanto che temeva gli uscisse dal petto. Non era sicuro che sarebbe riuscito a sopportare la risposta della bionda.. anche se, pure lui, bendato dall'insicurezza, riuscì a notare che, qualcosa nello sguardo perso di Grace, diceva «non lasciarmi andare».
La bionda, con il viso arrossato e solcato dalle lacrime, non si preoccupò neanche di togliere la rosa dal petto possente del ragazzo, che gli si buttò fra le braccia. Non riusciva a parlare. Sentiva un grosso mattone, lungo il bruciore della gola. Dopo pochi secondi voleva di più. Alzò lo sguardo, aspettando che i suoi occhioni verdi incontrassero quelli marroni del suo migliore amico. Gli passò l'indice sulla guancia destra, per poi stringerla e poggiare le sue labbra piene su quelle del ragazzo. Shawn non ci pensò un attimo, prima di ricambiare. Aveva atteso quel momento dal primo momento in cui l'aveva vista. Il bacio fu lento, ma desiderato. Grace si staccò per prima, sorridendo tra le lacrime. Allungò le sue dita affusolate verso il petto del ragazzo, con lo scopo di prendere la rosa. Ma prima la posò sul cuore, che batteva forte forte, proprio come il suo. Sorride. Poi prese il fiore rosso, e lo ammirò incantata. Era il suo preferito. Lo annusò delicatamente, con gli occhi chiusi. "Shawn" chiamò dolcemente il moro, che l'aveva osservata tutto il tempo. Lui era incantato da lei come lei lo era dalla rosa. Grace prese un profondo respiro, per provare a biascicare qualche parola. Desiderava urlargli tante cose; lei aveva bisogno di lui. Aprì la bocca, ma non uscì nulla, oltre che a due frasi: "Io.. la lascerò crescere, se tu lo farai con me." e non servì nient'altro.

Roses | Shawn Mendes, One Shot Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora