«E queste ti sembrano delle proposte?!»
Lo so, non avrei dovuto urlare contro Mathilda. È così minuta che ho l'impressione di averla spaventata più di quanto volessi. Non che fosse mia intenzione farle paura, ma deve darsi una mossa se vuole aiutare il giornale a riemerge dalle sabbie mobili.
Gli altri mi guardano come se mi fosse spuntata una seconda testa, verde e con i canini sporgenti e affilatissimi. L'unica ad avere una postura di rimprovero è Stacy. Persino il suo onnipresente chewing-gum mi scoppia davanti agli occhi con disappunto.
L'ultimo mese è stato un disastro, sia nel lavoro, sia nelle vendite. Non abbiamo nemmeno raggiunto il traguardo delle 150.000 copie che avevo auspicato. La mia totale ignoranza della moda e degli scandali rosa si è fatta sentire alla fine.
«Senti Mathilda» mi schiarisco la voce per cercare di addolcirla. «Queste ricette andavano bene fino al 1970, quando non si sapeva nulla della cucina molecolare e delle altre innovazioni, né le casalinghe avevano accesso a internet come oggi»
Penso a mia zia Parks. Non possiede una lavastoviglie, ma con il tablet e il robot da cucina sforna piatti da gourmet in una cucina sbucata dagli anni '50.
«Dobbiamo raccontare le ultime tendenze, i locali alla moda e quelli in cui si mangia meglio, dal diner dietro l'angolo al ristorante stellato che richiede sei mesi d'attesa. Voglio che la tua rubrica diventi la Bibbia del cibo»
«Non ti sembra di esagerare, capo?»
«No, Stacy» mi raggelo in un sorriso omicida. Mi chiama in quel modo tutto il giorno, ma il sottotesto riporta uno "Stronza" di dimensioni colossali. «Abbiamo il potenziale per esserlo e sono sicura che Mathilda saprà fare un ottimo lavoro»
«Mi sembra una bella idea» Pennetta si sfrega il pancione con lentezza. «Magari ci aprono anche un pass per i migliori ristoranti. Sono mesi che io e mia moglie vogliamo provare il De Tour. Dicono che la sua tartare e i dolci siano la fine del mondo, addirittura migliori di quelli di Thomas Salvez. È un pasticcere franco-cileno famosissimo»
Ecco: noi dobbiamo diventare quel dicono! Fosse l'ultima cosa che faccio.
«Va bene» Mathilda scribacchia qualcosa sull'agenda, fittissima di impegni. «Devo solo organizzarmi. Io e mia sorella frequentiamo un corso di critica cinematografica e ci occupa tante sere in settimana...»
È una candid camera? Pennetta sembra uscito dalla guida dell'anno dei migliori ristoranti e Mathilda potrebbe avere le competenze per gestire mesi di A spasso con Daisy senza nemmeno fare fatica.
«Che c'è capo, qualcosa non va?» Stacy smette di limarsi le unghie e accenna a un sorrisetto complice.
Sapeva degli interessi dei due? Spero di no per lei, perché altrimenti la farò precipitare dai tacchi che la sorreggo da stamattina con immenso piacere. Sadica non lo sono mai stata, masochista sì, ma la mia assistente sta risvegliando un lato di me che non conoscevo.
«No, tutto bene. Sentite, ci riaggiorniamo domani sugli argomenti. Tornate pure al lavoro» e scappo nel mio ufficio prima che possano accettare l'idea di una nuova riunione così presto.
"Sfrutta i giornalisti che hai. I loro talenti basteranno a salvare il Femme Fatale".
Il mio ex direttore ha voluto darmi questo consiglio prima di salutarmi e buttarmi letteralmente fuori dalla sua redazione, per poi andarsene in pensione anticipata meno di una settimana dopo. Se non sapessi che lo detesterebbe, prenderei un taxi e attraverserei mezza città solo per baciarlo.
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Femme Fatale
General FictionVictoria Sharpe, giornalista investigativa, viene assegnata alla redazione della decadente rivista femminile "Femme Fatale" con il compito di risollevarne le vendite e trasformarla nel nuovo giornale di riferimento per le donne in carriera. Senza al...