0.1~Deep Cold Space~

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Le mie dita tristemente si trascinavano su un lembo di stoffa dorata poco sopra i guanciali del divanetto in pelle bianca, delineando le curve piatte di quel pezzo di antiquariato presente nella stanza, che poco prima, una serva mi aveva assegnato.
Per loro noi eravamo solo quello, spogli oggetti da collezione che, a buon prezzo, potevi acquistare.
Tutto si poteva acquistare; 
La volontà, la determinazione, l'odio, la perseveranza e molti sentimenti che metà galassia chiamerebbe con parole superbe "umane".
Non perché i signorotti dell'alta borghesia di Assimar fossero estranei a tali sensazioni, ma come stolti credevano che prima di conoscerci, loro non avessero mai provato sentimenti del genere, come se con il nostro arrivo il loro ego fosse stato contagiato dalla bontà.
Per quanto ne sapessi sul loro conto, avrebbe anche potuto esser vero, ma dubitavo di una tale idiozia. 


I Nobili, o Assimariani, chiamati così solo dai loro simili, rivendicarono il nostro pianeta come il loro troppi anni fa, tanti da doverci ibernare per conservare anche solo un briciolo della nostra cultura, sempre sperando fosse questo il loro intento.
Lo ricordo come se fosse stato ieri, quando ci dividevano per sesso e altezza;
Come merce preziosa, da contrabbando. 
Quando ci facevano passare sotto una rampa e analizzavano ogni singolo dettaglio del nostro corpo, senza interessarsi troppo, come se non dovessero contaminarci.
Alcuni di noi non vennero nemmeno toccati, furono allontanati dal gruppo, verso una porticina al lato.
Non rividi alcun volto di quel giorno, sparirono tutti, inviati in luoghi disparati per tutta la galassia conosciuta e non.


Il rumore di pesanti e metallici passi mi fece ritornare alla realtà, seguito da altri quattro, più leggeri e apparentemente impauriti.
Per riflesso alzai lo sguardo e mi sistemai meglio sulla vellutata e comoda sedia, passando da una posizione rilassata ad una più composta, sistemando alla buona il sottile cartellino sul mio vestito, che non smetteva di pendere verso destra. A lettere cubitali vi era scritto un nome, che cambiava di tanto in tanto mostrandosi in lingue diverse.
Nova.

Quando me lo diedero, appena entrai in quella struttura, pensai fosse qualche tipo di sigla, ma guardando le altre ragazze presenti nelle camere di fronte e a fianco alla mia capii che era un nome.
Forse l'avevano trovato negli archivi della Terra, o forse l'avevano strappato a qualche vittima della loro invasione.
L'esaminatore passava lentamente attraverso il largo corridoio, tamburellando le dita ricoperte di una leggera armatura ferrea sulla barriera azzurrina che ci impediva di scappare e permetteva ai clienti di osservarci senza dover chiedere di aprire alcuna porta.
In un certo senso eravamo come dolci in una teca e di sicuro qualcuno veniva scelto per esser mangiato vivo, ma non volevo pensarci, aspettavo solo che tutto finisse al più presto.
Sentii picchiettare alla mia barriera e vidi una serva che cercava di attirare la mia attenzione, con tutte e due le mani occupate da un piccolo vassoio dove del cibo apparentemente terrestre era posto in tre scompartimenti. 
Il primo era verde smeraldo, il secondo color crema e il terzo, quello più piccolo, era marroncino.
Lei mi fece segno di guardare a destra e così feci;
Una parte della parete si scostò e si girò, trasportando il vassoio dal corridoio alla mia camera, con un movimento che pareva quello di un mosaico elaborato.
"Mangi."
Sussurrò con il capo chino, mentre aspettava che finissi il cibo per riprendersi il vassoio sporco.
Appena iniziai a mangiare notai la sua espressione compiaciuta sotto la mantellina dello stesso colore di tutte le altre, un rosa pallido con segni dorati alle estremità;
Notai anche qualcosa che mi scosse non poco.
Fino a quel momento avevo visto solo esseri che assomigliavano alla nostra razza umanoide, ma lei era diversa.


Appena alzò il capo potei osservare i suoi occhi neri come la pece e il secondo paio di braccia che iniziava dal busto, che la donna teneva delicatamente rilassate su i suoi fianchi magri.
Anche il colore della sua pelle era inusuale, pareva un bianco perla, ma appena mi sorrise cambiò radicalmente in un elettrico rosa, in tinta con le sue vesti.
Subito distolsi lo sguardo dalla serva, che adesso stava ridacchiando probabilmente per la mia attenzione verso di lei.


Aspettò con pazienza che io mangiassi anche l'ultimo quadratino di cibo, che sapeva più di carta colorata e sughero che di cibo vero e proprio e subito mi fece segno di avvicinare il vassoio alla parete, così da poterlo recuperare.
Seguii le istruzioni alla lettera e la serva parse soddisfatta del mio comportamento, tanto da avvicinarsi alla barriera e farmi segno di fare lo stesso.

✬Red Azalea✬ [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora