0.3~His Homeworld~

882 113 17
                                    



Quei pochi minuti di sosta finirono fin troppo velocemente, come se il tempo cercasse di scappare da quel luogo, come se quei venticinque minuti fossero passati in un solo attimo.
Ma anche il tempo era qualcosa che gli umani avevano creato, avidamente, pensando di poter rinchiudere nei loro pensieri qualcosa di infinito.
Ma anch'esso non fu' gentile con loro.
Divenne il nostro tiranno e la nostra più grande ambizione.
Chissà che significato aveva per Mitz il tempo;
Forse era qualcosa che un essere come lei nemmeno avvertiva, dopotutto avevo sentito che il corpo degli Alieni Superiori non si degradava e rimaneva in stallo per durare nei secoli.
Ma avevano dei divieti che pochi potevano sopportare.
Essendo immortali non potevano avere figli, la pena di questo strambo reato era l'iniezione di un siero capace di ucciderli, l'unica arma capace di rendere vulnerabile i loro corpi e l'avevano imposto per solidificare le basi delle casate alte.
Solo nella morte loro trovavano la vita.
Era una circostanza così macabra che molti la soprannominarono "Diritto alla Morte".

Quando Miss Mitz sbuffò quasi non sobbalzai dallo spavento.

Mi aveva impaurito così tanto che non riuscii più a guardarla negli occhi per il resto del viaggio, posando il mio sguardo solo su cosa riuscivo a scrutare oltre lo spesso materiale invisibile.
"Quel vetro è speciale, blocca i raggi UV delle stelle e ti permette di osservare anche le nebule senza alcun problema, è stata un'invenzione Assimariana e per quanto odi quegli sfrontati devo accreditarli questa fantastica invenzione."
"Questo è vetro?"
Le chiesi, sempre cercando di evitare il contatto visivo.
"In un certo senso si, ma la sua densità e la capacità di rigenerarsi se graffiato farebbe pensare di più ad un essere vivente che ad un oggetto."
Toccai lievemente il freddo materiale, riuscendo a percepire una leggera scossa appena ebbi poggiato il dito su di essa.
Era più liscio di qualsiasi vetro avessi mai toccato e trasparente da fare quasi paura;
Se Mitz non mi avesse avvisato che questa stanza era chiusa completamente avrei pensato che qualcuno avesse bucato di proposito questa cameretta.
"Interessante vero?"
Mi si avvicinò al volto con uno scatto fulmineo, facendomi cadere sull'altra parte del divanetto che, per mia fortuna, possedeva un cuscino riempito di piccolissime piume bianche che schizzarono via appena la mia nuca si adagiò su di esso.


Il mio respiro si fece più veloce appena notai che la sua mano adesso cingeva il mio fianco.
"Se fosse davvero un essere vivente si scoprirebbe il perché gli Assimar lo producono in quantità così elevate, non credi?"
Annuii, ormai paonazza dal suo modo di fare e dal suo corpo così vicino al mio.
"Chissà cosa hanno fatto al tuo esile corpo. Come hanno modificato i tuoi occhi, i tuoi capelli...la tua mente."
"Perché non chiedi direttamente a gli Assimar? Dopotutto siete anche voi parte della nobiltà." 
Lei si ritrasse, tornado alla sua posizione stoica, la stessa di quando stava leggendo, lasciandomi con l'amaro in bocca.
"Per quanto tu potrai crederci, o meno, la nostra alleanza è solo politica.
Tutti odiano gli Assimar, sono senza pietà anche verso i loro simili, il che è una cosa imperdonabile."
"Allora perché li chiamate Nobili?"
"Perché sono utili più di qualsiasi Arwee bloccato su un pianeta morente, perché sono riusciti, con le loro scoperte, a creare una fitta rete di porte che permettono a tutti noi di muoverci velocemente tra le nostre colonie e molto altro."
Pareva così pacata quando parlava degli Invasori, come se tutte le loro malefatte fossero solo la conseguenza per un bene maggiore.


Strinsi i pugni con frustrazione.
Se solo avessi avuto un'arma in mano avrei almeno provato a scappare, ma così ero completamente alla mercé di una saccente Teom.


Una musichetta attirò velocemente la mia attenzione, facendomi girare verso la porta che in un attimo si aprì.
Una serva si apprestò ad informare Miss Mitz che la capitale era vicina e le porse una scatolina dalle venature dorate.
Lei l'aprì con occhi colmi di avidità.
Al suo interno, posta su un cuscinetto di velluto nero, vi era una collana che brillava come se fosse illuminata da mille fari, dal metallo chiaro come il titanio e con una gemma a forma di goccia alla sua fine.
Era una gemma dai colori cangianti che appena venne toccata cambiò forma in un cuore, o almeno quello che poteva sembrare un tre capovolto con una piccola estremità.
"Vostro padre ha dato l'ordine di vestire anche l'Umana per l'occasione, ci sarà un grande gala e ha det-."
"So cosa mio padre ha detto, ora vai, ci penso io a Nova."
La scacciò via con la stessa noncuranza che si da ad un fastidioso insetto, provocando una leggera lacrima sul viso della serva che subito la nascose facendola asciugare a contatto con il mantello che indossava.
"Ti piace?"
Mi chiese appena sentì la porta chiudersi, portandosi la lucente collana all'altezza del collo e iniziando a guardarmi con una leggera euforia.   
"Risalta i vostri occhi."
Questo era vero, gli occhi di Mitz possedevano le stesse celestiali sfumature della pietra incastonata a qualcosa che il mio sguardo non riusciva a vedere.


Mitz sorrise, quasi compiaciuta che quell'oggetto aumentasse la sua bellezza.
Appena indossò la collana mi fece segno di alzarmi in piedi.
"Quali sono i tuoi colori preferiti? Io adoro l'argento, ma questo di sicuro l'avrai già notato."
"I miei colori..."
In un attimo alcuni ricordi mi trafissero la mente, come se cercassero disperatamente di uscire da quella mente ormai del tutto bloccata.
Sopportai il dolore con fatica, facendo finta di pensare intensamente a quella domanda.
"Credo i colori del tramonto."
"Allora aspetta qui."
Con un gesto lento aprì un armadio che si dimostrò il doppio della camera dove sostavamo, ed esso era immerso in una fastidiosissima luce azzurrina che mi fece strizzare gli occhi più di una volta.


Qualche minuto dopo mi porse ben due abiti;
Il primo era rosso ciliegia, con sfumature blu ai lati e assomigliava molto ad una bomboniera elaborata, con nastrini e fiocchi;
Il secondo invece fu quello che mi attirò subito.
Aveva uno stile orientale nel taglio, pareva un kimono ma di sicuro non lo era, le maniche arrivavano quasi fino al suolo ed erano ricoperte di piume che sfumavano dal viola al crema, proprio come il cielo durante il tramonto, quando la luna fa capolino nel cielo, quando i colori forti vengono affievoliti per mostrare l'universo di stelle.
"Ho studiato un pochino la terra, sai? La trovo molto affascinante."
"Non abbastanza affascinate per proteggerla."
Lei abbassò lo sguardo a questa mia affermazione.
"Credo sia ancora lì nello spazio profondo."
Una seconda fitta adesso colpiva il mio stomaco e la mia gola, come se stessi parlando di qualcosa ormai irraggiungibile.
"Comunque scelgo questo sul viola."

Mitz buttò quello rosso sul letto e mi porse, con un grosso e inquietante sorriso, il vestito che tanto mi ricordava la mia amata Terra.

"Ti chiedo solo una cosa Nova, non parlare a mio fratello di questa tua nostalgia, potresti ucciderlo."
"Ordinamelo."
Feci uscire quel briciolo di determinazione che covavo dentro, ma non fu abbastanza per reggere lo sguardo accusatorio che sapeva lanciarmi Mitz.

"Te lo ordino allora, Nova."
Quella punta di amarezza nelle sue parole quasi non mi fece crollare i nervi.
Con la stessa durezza che aveva imposto nella sua frase, prese a spogliarmi dei mie abiti da schiava, stando ben attenta a non toccarmi il collare.
Avrebbe potuto farlo fare ad una sua serva, ma invece lo fece personalmente, come se fossi un regalo fin troppo prezioso e solo i membri della sua famiglia avevano il diritto di toccarmi.
 

Quasi non mi sentivo più umana.

Mi avevano reso una divinità a gli occhi di tutti, avevano strappato quel briciolo di umanità che tenevo stretto con forza al mio petto vestendomi in modo appariscente, quasi come se volessero dimostrare a tutti che loro mi possedevano anche nello spirito.
"Avrai la schiena scoperta, ma almeno la taglia di quest'abito ti calza a pennello".
Appena mi disse questo piccolo particolare mi toccai frettolosamente la schiena, sperando che non si vedesse nulla di troppo compromettente.
Quasi sorrisi quando scoprii che lo spacco arrivava poco sopra il bacino.
"Lascerei i tuoi capelli in questo stato, ma voglio essere buona."
Detto questo mi acconciò una treccia prendendo parte dei capelli e con l'altra creò una seconda treccia che sistemò come una crocchia.
"Ora sei presentabile."
Sospirò, indicandomi la finestra.

Eravamo finalmente arrivati.

La zona d'atterraggio brulicava di cittadini, tutti vestiti in bianco.
"Oggi è il compleanno di mio fratello, il principe e come avrai ben capito tu sarai il suo regalo di compleanno... il regalo più atteso di tutta la galassia."
 



 


✬Red Azalea✬ [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora