Parte 1: 120 grammi di latte

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Ringrazio Andrea e Matteo per avermi permesso di saccheggiare le loro vite (gatti, sorrisi e tenerezze compresi).

Senza di voi Thomas e George non sarebbero mai esistiti.

*

Chicago, Greektown, 768 W Jackson Blvd. 6.59 a.m.

Martedì 7 ottobre. Ore 6.50 a.m. 120 grammi di latte.

Mentre annotava il record conquistato a colazione sulla lavagna del frigorifero, Thomas si voltò per guardare la sua bambina sul passeggino che stava sbadigliando.

"Sei stata bravissima, amore". "Bravissima", ripetè felice raggiungendola per baciarle le mani coperte dai guanti. Le slacciò il bavaglino, portò il biberon vuoto nel lavandino, prese una penna e un libretto grigio posati sopra il frigorifero e si sedette a tavola.

"Questo lo mostriamo venerdì al pediatra". "Nome. Alex", scrisse completando le varie caselle della tabella che aveva davanti. "Sesso. Femminile. Età. Sei anni+quaranta giorni. Altezza. 96,8 cm. Peso. 14,6 kg. Note aggiuntive. Pannolino. Sì (ma ancora per poco). Esercizi per le gambe. Sì (quattro sessioni da dieci piegamenti gambe/due sessioni da cinque piegamenti braccia). Sonno. Agitato/Incubi/Il papà ha dormito cinque minuti stanotte". L'attenzione dell'uomo si spostò sulla sezione alimentazione-conteggio calorie, segnò orgoglioso i centoventi grammi di latte appena consumati e scorse preoccupato le altre righe vuote. "Il resto dei dati li inseriamo stasera. Il pannolino è asciutto, tesoro?" Thomas non si era aspettato per davvero di ricevere una risposta, tuttavia il record di quella mattina lo aveva galvanizzato così provò a sfidare la buona sorte. "Mi fai vedere un sorriso?" La bambina non sorrideva mai e anche quando qualcosa la divertiva, abbassava la testa per nascondere la fessura lasciatale da quell'incisivo da latte caduto troppo presto. "Magari più tardi?"

Controllato il pannolino, Thomas le fece indossare una mantellina e la assicurò sul passeggino. Si accertò di avere nello zaino tutto l'occorrente per affrontare la giornata (scarseggiavano solo i pannolini ma quella era una carenza cronica. Ne trovò uno, l'ultimo, sul fasciatoio in bagno), si caricò lo zaino in spalla, consegnò l'orsetto di peluche alla figlia e spense la luce del loro appartamento più ottimista che mai. Scese le dieci rampe di scale accollandosi il peso del passeggino (l'ascensore era fuori uso da un secolo), e aprì il portone.

La pioggia fitta che sferzava il marciapiede lo costrinse a fermarsi subito. Srotolò la copertura di plastica sopra il passeggino, respirò una boccata di aria umida che gli si incastrò in gola e sorrise.

"Oggi sarà una splendida giornata".

(fine parte 1)

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