Chicago, Greektown, 768 W Jackson Blvd. 18.08 p.m.
Prima di rientrare a casa, Thomas fece visita al ristorante greco che occupava il piano terra del suo palazzo. Oltrepassò la sala gremita di avventori ed individuò la cameriera in cucina.
"Ciao, Dimitra".
"Ciao, Thomas." La ragazza salutò anche Alex che riposava quieta contro il petto del padre. "Ha mangiato oggi?"
"Centoventi grammi di latte e un omogeneizzato di pollo a pranzo." "Vi serve un lavapiatti?"
La ragazza scosse la testa e si spostò per dare la precedenza ad un'altra cameriera carica di piatti sporchi.
"Papà sta pensando di licenziare anche Vassilij".
"Dimitra!" gridò il cuoco. "Il tavolo sei è pronto".
"Ripassa domani, forse Boris cerca qualcuno che pulisca i bagni della palestra." Dimitra raccolse la cena del tavolo sei e si eclissò in sala.
Un uomo con dei vistosi baffi a manubrio, colpì alla schiena Thomas con un pugno.
"Non ti avevo ordinato di non farti più vedere?"
"Non sarei sceso se l'impianto elettrico funzionasse bene", gli spiegò Thomas. "Due notti fa ho cambiato la bambina al chiaro di luna".
"Il problema non è l'impianto ma l'utente che non paga le bollette". "Se questo mese non avrò in mano i soldi dell'affitto la mattina del ventidue sarà meglio che tu e la tua larva non vi facciate più trovare". "E adesso sparisci dal mio ristorante".
Per non intralciare il via vai dei camerieri, Thomas uscì dal retro della cucina sbucando nel vicolo dove il ristorante aveva piazzato i bidoni dell'immondizia. Sopra al coperchio di uno di questi c'era una teglia scrostata dentro la quale galleggiava nell'olio un grosso pezzo di moussakà bruciata.
Thomas controllò di essere solo, prese la teglia e iniziò a divorare il pasticcio di carne e melanzane fritte portandoselo alla bocca usando le dita. Era a digiuno da tre giorni perchè i soldi destinati alla sua spesa li aveva finiti mercoledì acquistando un paio di guantini in cotone antibatterico per la sua bambina. La fame e la disperazione gli fecero sembrare quell'avanzo carbonizzato la cosa più buona che avesse mai mangiato.
La sfortuna si ricordò subito di lui e mentre si ripuliva il viso, il sacchetto che conteneva i pannolini e l'omogeneizzato gli scivolò dalle mani. L'inconfondibile rumore di vetri che si rompevano ma soprattutto la consapevolezza di non avere altri soldi per provvedere alla cena della figlia, lo fecero scoppiare a piangere.
Il timore che i singulti disturbassero il sonno della bambina, lo obbligò a ricomporsi in fretta. Si asciugò le lacrime, gettò i vetri rotti e si diresse verso casa.
Mentre si tastava le tasche alla ricerca delle chiavi del portone, una berlina limousine nera tallonata da un suv dello stesso colore, accostò al marciapiede.
(fine parte 4)
STAI LEGGENDO
Una splendida giornata
Short StoryEssere padre non è un gioco e questo lo sa bene Thomas che ogni mattina si sveglia all'alba per preparare il biberon alla sua piccola. Se poi sei un papà single pieno di buona volontà ma con una figlia spaventata dal mondo, il frigorifero vuoto e il...