Red Giant: prologo

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Martha Shepherd sosteneva di avere un gusto innato per le belle cose e una magnifica personalità. Era una donna alta, con i capelli biondi che le arrivavano appena sotto le spalle e un fisico asciutto. Aveva tre passioni nella vita che occupavano gran parte delle sue giornate, lo shopping, i diamanti e la cura maniacale della propria bellezza, e là dove le creme non potevano ridurre le rughe si affidava senza eccessive remore alle mani esperte dei più bravi chirurghi estetici in circolazione. Riteneva di avere sconfitto il tempo riportando il suo corpo allo splendore di quando aveva vent'anni. Le piaceva credere che un quarto di secolo dopo, avesse guadagnato una muscolatura più tonica e un viso perfetto.


Ciò che Martha non sospettava è che quella posizione non fosse condivisa da nessun altro, ma anche se l'avesse saputo non le sarebbe importato. Ricordava ancora quanto si fosse sentita umiliata durante una delle prime uscite nelle vesti di moglie, cogliendo il commento di un gruppetto di arpie che l'aveva definita 'madre' del proprio consorte.

Non c'era niente di sbagliato nell'impalmare un uomo di nove anni più giovane, pensava la signora, ci voleva soltanto molta abilità nell'incastrarne uno che a questa dote abbinasse un patrimonio personale stimato nell'ordine dei cinque miliardi di dollari, e lei aveva ghermito il suo facoltoso trofeo dopo una caccia durata poche settimane.

Gli Shepherd si erano arricchiti all'alba del Novecento con il commercio dell'acciaio ma avevano fatto il salto di qualità quando Victor, l'ultimo dei nipoti maschi dell'anziano capostipite, aveva sposato per amore la figlia di un danaroso imprenditore alberghiero di Chicago. Abbandonata la natia Inghilterra per trasferirsi oltreoceano, l'uomo aveva spianato il corso ad un'espansione delle attività che nei decenni si erano ramificate conquistando l'intero mercato globale.

La fortuna nel lavoro però non si era replicata nell'ambito familiare. La moglie di Victor era morta prematuramente lasciandolo solo a crescere sei figli, il minore dei quali aveva appena quattro anni.

Alle soglie del suo trentesimo compleanno Martha sarebbe convolata a nozze proprio con il più piccolo degli eredi del magnate, brindando con i calici pieni di tè alla pesca a causa del mancato raggiungimento dell'età legale per bere alcolici dello sposo.

George si era rivelato subito un marito più che soddisfacente. Possedeva un'intelligenza fuori dal comune accompagnata da un'eleganza raffinata e buone maniere, ma come amava ripetere la signora Shepherd non tutte le pietre trasparenti sono diamanti e nemmeno il consorte costituiva uno strappo alla regola.

L'inaspettata timidezza che aveva riscontrato nei comportamenti del coniuge dei primi tempi, alla lunga era risultata essere una pacata rassegnazione che spesso rifletteva l'atteggiamento bigotto della vecchia zia che ne aveva impostato l'educazione dopo la scomparsa della madre. Il marito aborriva ogni manifestazione pubblica di affetto e non promuoveva discorsi né pronunciava mai termini che reputasse volgari. Tutta la loro intimità consisteva nel seguire un protocollo privo di spontaneità, aveva sempre ottemperato ai propri doveri coniugali ma la passione era un'altra cosa e lui non solo sembrava misconoscere quel capitolo dell'esistenza ma non era affatto stimolato a saperne di più.

Qualche volta Martha si era immaginata come dovesse essere stato l'imberbe sposo nei primi approcci alla vita amorosa. Da ragazzo aveva avuto diverse relazioni ma un unico grande amore finito per uno screzio con un cugino che si era vendicato rubandogli la fidanzata. Era solo l'odio con cui George le aveva raccontato degli amanti infami che tradiva quanto avesse sofferto per quell'abbandono.

Trovato con rapidità un rimedio all'apatia del suo matrimonio, la novella signora Shepherd si era dovuta scontrare con un problema ben più grave. Entrata troppo in fretta nel nuovo nucleo, non si era resa conto di quanto il marito detestasse i propri familiari per ragioni che sfuggivano tanto a lei quanto agli altri membri della famiglia. Tutti parlavano con tenerezza di quel fratello minore amato al pari di un figlio, che l'adolescenza aveva visto inspiegabilmente allontanarsi e che il fluire degli anni aveva portato alla deriva.

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