Parte 2: Lenti sfocate

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Chicago, South Loop, Pearson Primary School. 7.33 a.m.

"Signor Shepherd?" La voce uscì come una frustata dalla segreteria didattica della scuola elementare Pearson.

Thomas affrettò la camminata ma a metà corridoio venne sequestrato da una coppia di arcigne segretarie che lo condussero dentro l'ufficio di presidenza. Ad attenderlo c'era già una signora elegante seduta dietro ad una massiccia scrivania in legno.

"Prego, si accomodi", lo invitò la donna continuando a consultare alcuni fogli che teneva in mano. "Dal fascicolo in nostro possesso risulta che Elisabeth Alexandra Shepherd, figlia naturale della signora Elisabeth Shepherd, tre mesi fa sia stata adottata dallo zio George. E' così che la piccola ha mantenuto il cognome di famiglia".

"Non mi serve un ripasso della genealogia di mia figlia."

"Vede, io ho insegnato a tutti e sei i ragazzi Shepherd e so con sicurezza che lei, sebbene si spacci da settimane per il padre di quella creatura, non sia il signor George Shepherd."

"Io mi chiamo Thomas Getty e sarò il tutore di Alex fino a quando i suoi genitori non si saranno ripresi." "Credo che lei legga i giornali, sa di cosa sto parlando".

La donna annuì. "La notizia ci ha sconvolto".

"Adesso me ne posso andare?"

"No, signor Getty." "La bambina che ha in custodia riesce a stare in piedi da sola?"

"Certo". "L'ultimo ricovero in ospedale l'ha sfiancata, per questo non è al cento per cento delle forze."

"La piccola parla? Può farle dire qualcosa per me?".

"Vuole che le lanci una banana per vedere se la afferra al volo?"

"Signor Getty, le insegnanti mi riferiscono che Elisabeth Alexandra sia totalmente avulsa dalla realtà che la circonda. Nessuna di loro l'ha mai sentita proferire parola o vista giocare, pare stia seduta anche durante i momenti di svago e che trascorra le ore di lezione con le mani sotto il banco."

"Abbiamo tolto le bende da poco, diamole il tempo di abituarsi."

"Di preciso, che cosa le è successo? Sono circolate molte insinuazioni a proposito dell'autore dell'aggressione."

"E' stata quella squilibrata di sua madre a ridurla così."

"Io conosco bene la signora Shepherd", commentò incredula la donna, "ha sempre goduto di un'eccellente reputazione pubblica".

"Sua figlia la seviziava in privato". "Lo psicologo che ci segue sta lavorando con Alex sull'accettazione della sua nuova condizione".

"Le mani sono il minore dei nostri problemi". "La bambina non reagisce agli stimoli delle insegnanti, non ascolta e non risponde alle domande che le vengono poste. Spesso si appisola e anche quando è sveglia non interagisce con nessuno, ogni minimo contatto le causa uno sconvolgimento emotivo tale che il comitato dei genitori ha iniziato a lamentarsi. La piccola non di rado piange e gli studenti più sensibili tornano a casa di malumore."

"Se non mi aveste impedito di stare lì con lei, sarebbe più rilassata."

"Le mamme degli altri alunni non vogliono uno sconosciuto in classe con i loro figli." La preside raccolse una penna e spuntò una delle righe della sua lunga lista di rimostranze. "Lei mi può confermare che Elisabeth Alexandra usi ancora il pannolino? Perché dall'atto di nascita allegato al suo fascicolo risulta che abbia compiuto sei anni a luglio".

"Era agosto", la corresse Thomas. "Alex è nata ad agosto".

"Dieci giorni fa è accaduto un incidente increscioso".

"Intende il fatto che l'avete lasciata con il pannolino sporco per tutta la mattina?"

"Siamo insegnanti, signor Getty, non infermiere". "Nel certificato medico che ci avete consegnato non si fa alcuna menzione ai disturbi intestinali della bambina".

"Non se ne fa menzione perché non esistono, aveva solo preso freddo la sera prima". "Potreste affiancare ad Alex un insegnante di sostegno."

"Signor Getty, la nostra è una scuola d'elitè. Non abbiamo insegnanti di sostegno e non accettiamo studenti che necessitino di sostegno all'apprendimento". "Se all'atto dell'iscrizione non ci aveste celato queste difficoltà vi avremmo consigliato un istituto idoneo alle vostre esigenze."

"Facciamo un gioco? Io smetto per un secondo di fingere che vada tutto bene e lei smette per un secondo di fingersi dispiaciuta per noi. Qual è il vero problema?"

"Una decina di giorni fa la bambina è venuta a scuola senza guanti e i compagni di classe sono rimasti traumatizzati vedendo lo stato delle sue mani." "Un alunno in particolare ha sofferto di incubi notturni e sfortuna vuole che sua madre sia la nipote del presidente dell'associazione che finanzia l'istituto".

"E invece di spiegare al rampollo che nel mondo ci sono persone a cui viene permesso di massacrare i figli, nascondiamo la vittima in cantina?"

"Elisabeth Alexandra non può più frequentare questa scuola, almeno fino a quando non sarà alla pari con gli altri studenti".

"Alex è già alla pari con gli altri".

La preside accennò al passeggino. "La guardi".

Alex si era riaddormentata abbracciata al suo orsetto di peluche. Quello che il padre percepiva sfocato per colpa della lente dell'amore sconfinato per la figlia, ad un estraneo rimandava un ritratto spietato di una piccola vita maltrattata. Il viso emaciato della bambina era pervaso anche nel sonno da un'irrequietezza ereditata da anni di continui abusi materni, le gambe sottili così evidentemente incapaci di sopportare qualsiasi peso e le mani sfigurate al punto da scioccare chi aveva avuto la sfortuna di scorgerle, occultate dentro ad un paio di manopole di lana destinate a diventare una seconda pelle.

"Finchè non troverete una soluzione, le suggerisco di assumere un'insegnante che la segua a casa".

(fine parte 2)

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