Mi sento libera, continuo a correre schivando gli alberi.
Tutto sfocato, tranne la meta davanti a me.
La mia tranquillità viene interrotta da un rumore, un ramo spezzato, mi fermo e drizzò le orecchie.
Faccio qualche passo davanti a me e mi giro di colpo con i canini aguzzi in bella vista, cercando di incutere paura.
Trovo tre lupi, è impossibile che sono entrata nel loro territorio, la mia attenzione viene richiamata da un'altra rumore sempre dietro di me, altri due lupi.
Devo pensare velocemente, allora mi giro di colpo e spingo con forza un lupo contro un albero, dal suo muso esce qualche mugolio di dolore.
Ora sono io dietro i due, loro si girano e con i canini in bella mostra indietreggiano e così penso per un momento di averla fatta franca, ma mi sembra strano, sono in quattro ora, potrebbero attaccarmi e vincere senza problemi.
All'improvviso dietro di loro compare un lupo enorme, pelo nero ludico e al tatto scommetto morbido, la mia attenzione cade sui suoi occhi, rossi. Un'Alpha.
Sono entrata in qualche territorio senza saperlo, l'unica salvezza per uscire viva ora è scappare in città.
Ringhio verso l'Alpha e scappo, da persona molto coraggiosa penserete, ma se voglio vivere ancora per molto è l'unica soluzione.
Corro il più velocemente possibile, non sento rumori dietro di me e questo vuole dire che non mi stanno inseguendo, non solo ostili, richiamavano solo il loro territorio.
Mi ritrasforma in umana e corro verso le rovine di una vecchia chiesa, da lupo non posso entrare in un territorio sacro, ma da umana si, questo mi dà un vantaggio se spunta qualche lupo all'improvviso.
Prendo il mio zaino e corro lungo la strada asfaltata, da lontano potevo vedere la città, Flagstaff, era da anni che non venivo.
Cammino sopra il ponte che porta alla città, il fiume scorre calmo, mi troverò bene.
Arrivo in piazza, tra qualche giorno ci saranno molto festeggiamenti e ho pensato di venire a trovare zia Trudy e altre persone che ho lascito qui.
Riconosco subito il bar di Trudy, è come tornare ai vecchi tempi.
Entro e suono il campanellino sul bancone, come quello degli hotel vecchio stile.
Subito una signora sulla sessantina entra, non è invecchiata di un giorno, apparte qualche capello bianco in più.
«come posso aiutarti?» mi chiede con un sorriso smagliante. Non mi ha riconosciuto.
«caffè amaro senza zucchero» dico sorridendo, appena pronuncio quella frase, alza lo sguardo dal taqquino e mi guarda scioccata.
«...Victoria?...» chiede incerta, sorrido e tolgo gli occhiali.
«zia Trudy» dico mostrando un sorriso a 32 denti.
Lei passa da uno stato di shock a quello di felicità, fa il giro del bancone e mi abbraccia calorosamente.
«quando sei arrivata? Ma dio sei cresciuta.. sembri sempre più una donna.. » dice sciogliendosi dall'abbraccio e squadrandomi da capo a piedi con le braccia che mi bloccano sulle spalle, sorrido e mi abbraccia di nuovo «da quanto» dice sottovoce.
Sciolgo l'abbraccio e le prendo le mani nelle mie «tu invece non sei cambiata» dico guardandola facendole fare un giro su se stessa.
Capelli bianchi raccolti in una piccola coda dietro la nuca, un ciuffo le ricade sulla fronte che riquadrano i suoi occhi verdi accesi.
Anche se non sono molto alta, lei è di qualche centimetro più bassa di me, corpo minuto e ben trattato. Sembra sempre un angelo.
«Rebecca prendi il mio posto, mi riposo un attimo» urla a una ragazza in cucina che parlava con un cuoco, la ragazza subito sorridente va a prendere alcune ordinazioni al posto suo.
Mi afferra la mano e andiamo ai tavolini fuori al bar, «vieni vieni» dice impazzire sedendosi si una sedia di plastica bianca placcata.
«allora? Come mai qui?» domanda sistemandosi bene sulla sedia e mettendo le braccia sul tavolo.
«la festa dei 150 anni» dico sedendomi, ho davvero molta sete.
«quanto resti?» domanda speranzosa, crede che resterò qui e mi dispiace deluderla così rispondo sul vago «due settimane circa, poi si vedrà» rispondo con un mezzo sorriso.
La sua espressione non cambia, il suo sorriso è contagioso.
«zia ti devo chiedere una cosa» dico abbassando il volume «c'è un nuovo branco?» domando abbassando ancora di più il volume.
Nella nostra famiglia sono tutti lupi, o meglio erano e così anche lei.
«si cara» dice calma, «e come sono? Si comportano bene?» domando accigliata.
«si, li conosco mi trattano come una nonna..» dice ridacchiando al pensiero «.. sono bravi, vengono a mangiare al bar quasi ogni giorno, li conosco tutti e anche il loro loro Alpha, l'ho visto alcune volte ma se ne sta per le sue» dice abbassando un sopracciglio un po' dispiaciuta, è una donna stupenda che sta a cuore a tutti qui, le dispiace non conoscerlo meglio.
Corrugo la fronte e mi sdraio sulla sedia a pensare, «ma come lo sai? È successo qualcosa?» domanda e termina la frase con uno sguardo di rimprovero nei miei confronti. Da piccola fino ai miei diciotto anni, l'età in cui sono partita, ho sempre causato casini su casini per il mio carattere forte.
«niente zia, sono una piccola incomprensione per il territorio» dico calma.
«non metterti nei casini Victoria, sei appena arrivata» dice cercando di rimproverarmi, ma é troppo buona anche sono per alzare il volume.________
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il tuo Alpha
Werewolf(IN REVISIONE) Tratto dalla storia: «sei diversa» dice di punto in bianco guardando davanti a sé. «cosa intendi» dico guardandolo di traverso. «sei diversa» ripete ancora. Io lo guardo e finalmente mi guarda negli occhi «sia dalle persone comuni e s...