capitolo 7 - Il passato torna sempre

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Ritornando al bar di Trudy noto qualcosa di strano, nuovo..
Più che altro un nuovo odore, che tanto nuovo non è, visto che capisco subito di chi si tratta.
Arrivata lo trovo lì, che cerca di intimidire con lo sguardo Megan e gli altri, noto John che lo guarda con odio.
Megan mi guarda preoccupata e gli faccio un cenno con la testa per tranquillizzarla.
Mi siedo al suo tavolino, e finalmente lo guardo dopo anni.
Sempre minaccioso, questa volta con tatuaggi e barba per completare il tutto.
«Dimitry cosa ci fai qui» dico cercando di sembrare calma con la situazione sotto controllo, ma i miei occhi trasmettono tanto odio e voglia di uccidere.
«sono felice anch'io di vederti» risponde con un ghigno.
«non sei il benvenuto» rispondo subito.
«mh devo darti un consiglio» continua a cambiare discorso, sta combinando qualcosa «cerca d essere più gentile, tua madre lo era».
Senza dagli tempo scatto su di lui tagliando con le unghie il suo braccio e lui mi scaraventa per terra.
Mi rialzo e vedo John davanti a Dimitry infuriato, mentre gli altri vengono verso di me preoccupati.
Mi alzo e senza degnare di uno sguardo nessuno sposto John e mi spiazzo davanti a Dimitry.
«sei morto Dimitry» e me ne vado verso senza girarmi.
Sento la sua risata da psicopatico e sento Megan e gli urla di andarsene.

Ho fatto una passeggiata per calmare i miei bollenti spiriti e sono tornata da zia Trudy per parlarle.
«c'era Dimitry» dice subito continuando a pulire le tazzine del caffè dei clienti.
«lo so, l'ho incontrato» rispondo fredda, mi siedo e incrociando le braccia le appoggio al bancone e la guardo un po' preoccupata.
Sospira, con ancora le mani bagnate si strofina la fronte.
Vederlo non le fa bene, non fa a nessuno della mia famiglia bene.
Quello che ha fatto ci ha distrutto e finalmente, dopo anni è felice e lui torna.
«casa vuole?» domanda sfinita, non tanto dal lavoro, ma dalla sua presenza.
«non lo so Zia..» rispondo abbassando la voce e chiedendo gli occhi.
Quando li riapro vedo che si sta asciugando le mani, chissà cosa le sta frullando nella testa.
Mi alzo e oltrepasso il bancone raggiungendola, prendo le sue mani con le mie per dagli supporto.
«ci penserò io».. a qualunque costo, non posso vederla così, ne ha passate troppe.

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