3.E' il mio sogno

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Mi sembra di riconoscere questa città, ha qualcosa di familiare. I palazzi, le strade e la gente che passeggia. Guarda lì che bella famiglia: una mamma, un papà e i loro figli. Quanto vorrei un giorno averne anche io una mia, con una casa, una buona posizione lavorativa e dei bambini, perché no. Che strano, però: non mi sento felice adesso, anzi c’è un vuoto dentro di me, proprio come se mi mancasse qualcosa. Il telefono sta squillando: sarà Eva? Aspetta un momento, che sta succedendo? La città, la famiglia. È sparito tutto, che fine hanno fatto?
«Aspetta!»
Quando riapro gli occhi, tutto ciò che vedo è il soffitto della mia stanza. Era soltanto un sogno.

                                                   
                   24 Maggio

«Tu cosa ne pensi?» chiedo a lei, mentre aspetto che arrivi il treno.
Ho raccontato il sogno a Eva per vedere se lei ci capisce qualcosa.
«Beh, secondo me non c'è niente di strano in quello che hai sognato: sono i tuoi desideri per il futuro; l’inconscio li elabora e alla fine li rivedi in sogno. Eri a Boston, vedevi una famiglia felice. Io in tutto questo ci trovo un legame con la realtà.»
Allora perché mi sembra che sia quello che lei desidera e non ciò che voglio io? Cioè, io adoro l’idea di una famiglia mia e tutto il resto, ma una parte di me sente che questa fantasia è incompleta, le manca qualcosa di fondamentale ed è per questo che ripensarci non mi rende pienamente felice.
«Allora perché ero triste?»
«La tua tristezza è dettata dal fatto che per costruirci un futuro noi stiamo impegnando tutte le nostre energie. La fatica e i sacrifici, le paure e le speranze. Il sogno dimostra solo che temi di non farcela e di non raggiungere i tuoi obiettivi.»
Dio Eva,  perché dici “noi”? Qui si tratta di me. Tu non ci sei nel mio sogno! È il mio sogno.
«Ma io voglio farcela, invece. Lo voglio con tutto me stesso, perché credo che un giorno saremo noi quella famiglia» mi sento dividere in due: una parte di me è sincera ed è quella che si lascia trascinare dal mio sentimento per Eva. La seconda insinua un dubbio: Adam, ti stai chiedendo se è davvero così? Se sarà così con lei? E se invece non foste fatti l’uno per l’altra, alla fine?
«Guarda che sono le stesse paure che ho io, non sei l'unico. Anche io sogno la nostra vita insieme, però non è facile. È solo impegnandoci tanto che ci riusciremo. Spero soltanto che tutte queste parole si trasformino in fatti» aggiunge lei.
«Hai ragione, Eva. Fatti e non parole» le faccio eco automaticamente.
«Esatto! Alla fine, comunque, ci sono aggiornamenti su quella storia con Damon?»
«Solo un’altra serie di bugie. Ieri Chris mi ha detto che ha messo in mezzo gente che quella sera nemmeno si trovava con noi!»
«A quello lì deve essersi fritto il cervello. Secondo me adesso, con tutta questa pressione, finirà col cedere e vuotare il sacco.”
«Chris era furioso.»
«Perché?»
«Perché non vuole mentire a Becky per Damon! Pensaci, lei è stata leale con lui al tempo di quella brutta faccenda con Kelly.»
«Vorrei ben vedere! Damon deve decidersi a dire la verità. Chi deve pagare per questa storia è lui, non voi.»
«Infatti Chris vorrebbe dire tutto a Becky.»
«Ma così mette te in una brutta posizione. Voglio dire, Becky se la prenderebbe perché non le hai detto come stavano le cose» mi fa notare lei.
«Figurati. Non sono più nella fase in cui posso evitare di finirci in mezzo. Ormai ci sono dentro fino al collo, vuoi o non vuoi.»
«Secondo me dovresti parlarne con Chris e poi insieme dovreste prendere da parte Damon e fargli un bel discorso. Prova a farlo ragionare, insomma, non può mica fare tutto di testa sua» mi consiglia.
Ma che diamine di ragionamento sarebbe? Chris non vuole mentire alla sua migliore amica, è una cosa naturale e ne ha tutte le ragioni.  Nel frattempo, ho notato che sta arrivando il mio treno. Sono già in ritardo. Accidenti!
«Senti, ci sentiamo dopo. Devo scappare a lavoro, sono già in ritardo!» le dico in maniera fredda.
«Va bene. Io vado a lezione, a dopo!» risponde lei .
È davvero tardi. Ho il tempo per un caffè, poi devo andare di  corsa in ufficio.
Nonostante la corsa, arrivo tardi in ufficio; quel maledetto treno era in ritardo, ma a questo devo aggiungere che nemmeno io sono stato un fulmine. Per di più oggi ho la riunione.
Ecco che l'ansia mi pervade come se fosse il primo giorno di lavoro. Il mio “boss”, Robert M. Perry, è il fondatore della “Graphics. M. Perry”, importante pezzo grosso nel settore grafico e editoriale; è un uomo serio, a cominciare dalla sua espressione, anche se si dice che nel privato sia buono come il pane.
Mi osserva da quando sono arrivato, spero solo che non voglia farmi una ramanzina per il ritardo. Per fortuna sembra che sia concentrato sull’esposizione di un nuovo progetto. Roses&Thorns? E che accidenti sarebbe?
Dopo ore ininterrotte di presentazioni, domande e spiegazioni mi è già venuto un terribile mal di testa. Appena posso, vado a prendermi un bel caffè dal distributore in corridoio.
«Adam, allora, che ne pensi del progetto per la  Roses&Thorns?» solo quando mi fa quella domanda mi accorgo di Erick; non avevo nemmeno notato che si fosse avvicinato anche lui al distributore.
Erick Delarosa, Erick, è il mio direttore, è un genio nel suo lavoro. Ho una profonda stima nei suoi confronti, ho imparato tanto, grazie a lui. È il mio mentore.
«Erick, detto sinceramente mi sembra molto impegnativo, soprattutto perché sto già lavorando per la Howard Editor; comunque non è un problema, perché mi metterò subito a lavoro.»
«Ben detto e io so che puoi farcela. Però oggi ti trovo un po’ affaticato, va tutto bene? Ho visto che sei arrivato in ritardo e non mi sembra da te” dice preoccupato.
«Sì, certo, è tutto a posto. Ho solo dormito poco, stanotte e ultimamente ho qualche pensiero di troppo, ma non è nulla di grave.»
«Mi fa piacere che tu lo dica: quando si è sul lavoro non bisogna mai lasciarsi distrarre da questioni personali. Ti va di pranzare insieme?» mi chiede.
Chris oggi non si è fatto vivo. Un tempo pranzare assieme era un’abitudine e forse avevo sperato che potesse ricominciare a esserlo, ma a quanto pare mi sono solamente illuso.
«Certo, prendo la borsa e ti raggiungo di sotto.»
Salgo in auto con Erick finché lui non parcheggia vicino a Koll’s, a Downtown. Uno tra i ristoranti più belli nella zona.
Ora che ci penso, Erick ha gusti molto raffinati in fatto di locali e posti eleganti. Mi chiedo se non sia omosessuale. Dicono che gli uomini che hanno buon gusto siano gay e per alcuni è anche vero. Non credo che Erick, rientri in questa categoria. Ha soltanto del buon gusto. Tutto qui.
«E me lo chiedi? Qui si mangia che è una favola!»
Il pranzo mi restituisce un po’ delle energie che mi mancavano in mattinata. Almeno così, riesco superare le successive ore di lavoro finché non finisce il mio turno.
Quando torno finalmente a casa, non mi sembra neanche vero. Voglio soltanto mettermi sotto la doccia e darmi una rinfrescata. Svuoto la borsa da lavoro sul divano. Il telefono vibra: è Eva.
“Sono furiosa! Adesso appicco un incendio in questa università!” ha scritto.
Ed eccola qui la mia ragazza che vive solo nel suo mondo, che perde la testa per i suoi problemi e non ci pensa nemmeno a chiedermi come sia andata la mia giornata di lavoro.
“Cosa è successo?”
“Sto per prenotare l'appello del ventidue giugno e cosa scopro? Che il professore ha modificato le date e che probabilmente invece di ripartire il diciotto dovrò anticipare al quattordici” risponde lei.
Figurarsi, deve sempre fare una tragedia per ogni sciocchezza. Sembra che qualsiasi problema la faccia cadere in preda al panico, come se non esistessero delle soluzioni.
“Beh, non è mica colpa tua. Rilassati, non serve a nulla agitarsi.”
“Magari potessi tranquillizzarmi, ma quando succedono queste cose mi viene solo una gran voglia di mandare tutto all’aria” risponde lei.
“Tranquilla, tutto quello che devi fare è organizzarti con le nuove date. Anche io ho avuto una giornata pesante. Oggi hanno presentato il progetto per la Roses&Thorns.”
“E sarebbe?” chiede ignara.
“È la collana di romanzi rosa della Hedgehog : sono in atto le pratiche per stipulare una convenzione con la M. Perry della durata di un anno e dobbiamo presentare i progetti per le copertine dei romanzi in uscita questo mese, così da stabilire chi comporrà la squadra che se ne occuperà; è una bella sfida. Tutto in due settimane, in più sto lavorando al progetto per un’altra casa editrice” spiego a lei.
“Amore, scusami, non avevo idea che avessi avuto anche tu una brutta giornata. Ero presa dalla rabbia” come se fosse una novità, pensi sempre e soltanto a te stessa.
“Va tutto bene, tranquilla. Adesso mi cambio, poi mi rimetto a lavoro.”
“Anche io ho un sacco di cose da fare, inoltre oggi devo ripulire la mia stanza.”
“Beh, allora a dopo.”
“Sì, ci sentiamo presto.”che rompiscatole. Meglio che mi tolga questi vestiti e che mi faccia quella doccia.
Il getto d’acqua spazza via il caldo insopportabile di oggi e mi fa sentire subito meglio. Dopo essermi lavato mi accorgo di avere fame, chissà cosa è rimasto in frigo. Dovrei decidermi a fare la spesa, sono giorni che gratto il fondo della dispensa.
Come pensavo, ci sono solo degli hot dog, ma li lascio per cena. Meglio arrangiare con delle Pringles e una Coca Cola fresca, a questo punto. Impilo i documenti sulla scrivania, accanto al computer, mentre sull’altro lato ho le mie patatine e coca cola, così inizio a lavorare al progetto per Roses&Thorns.
Non ho idea di come farò a presentare il progetto Howard e a lavorare contemporaneamente su quest’altro. Meglio scollegare internet dal telefono, così nessuno mi disturba. Sono assorto nel lavoro al punto che nemmeno mi accorgo di che ore si sono fatte quando ho finito; lo realizzo soltanto quando guardo fuori dalla finestra e scopro che è buio.
Mio Dio, ma quanto tempo sono rimasto su queste cartacce? Si è fatta sera, ho mal di testa e devo togliermi questi occhiali che ormai mi si sono incollati alla faccia. Riattivo il Wi-Fi e controllo il cellulare. Ma guarda un po’! Hanno scritto sul gruppo “Love Chat”. Solo quella svitata di Avril poteva creare un gruppo con un nome del genere.
Avril Abygail. Avril, è un tipino abbastanza tranquillo, ma non è molto brava a socializzare e non si informa su quasi nulla se non sul gossip o su chi si sposa in città. Ha senso, dato che prima o poi vorrebbe essere lei a portare l’anello al dito. 
È fidanzata con Micheal Mahone da circa cinque anni.
Avril è forse l'unica persona che scrive ancora su questo gruppo fantasma composto da me, Eva, Avril, Micheal, Jenna, Luke, Rox e Peter. Mi ero quasi dimenticato della sua esistenza, dato che ormai non ci scrive più nessuno.
Apro la chat e scopro che Avril non ha scritto un messaggio, ma ha inoltrato la foto di un anello dall’aria costosa ancora dentro la scatola di velluto. Non posso crederci. È proprio quello che penso? No, non è possibile, sembra che Micheal si sia deciso a fare il grande passo, quello che Avril aspettava da un pezzo.
Micheal lavora come assistente in uno studio legale, è di qualche anno, più grande della sua ragazza. La differenza tra loro, è molto evidente, non soltanto per l’età, ma anche di vita, sono due persone completamente diverse. Michael, sembra avere più la testa sulle spalle, rispetto alla frivola Avril.
È un bravo ragazzo: intelligente e sicuro di sé, ma ha anche il difetto di voler prendere decisioni per gli altri; insomma, è la tipica persona con una spiccata autorità, che tende ad approfittarsi di chi lo lascia fare.
All’appello non poteva mancare la risposta delle due amiche per la pelle: Eva e Jenna, pronte a squittire di felicità come una famiglia di topolini che ha scoperto il granaio. Ed eccole qui, naturalmente, annunciate da una pioggia di commentini eccitati, nemmeno se Abygail avesse chiesto loro di fare da damigelle!
Jenna Fuller è la migliore amica di Eva e assistente alla Cortiva Institute, la stessa dove insegna Becky.
È fidanzata da tre anni con Luke, ama i bambini e ha fatto la babysitter per qualche anno, prima di avere un posto da insegnante. È una ragazza sveglia e molto vivace. Alcune volte anche troppo, a differenza del suo ragazzo Luke, più grande di lei, che vive in Texas. Lui lavora come contabile in un ufficio, è un ragazzo molto simpatico e mi ha dato fin da subito l’impressione di essere un tipo che si affeziona in fretta agli altri, anche se lo conosco da poco tempo.
Nel frattempo, noto che Avril ha ripreso a scrivere.
“Ora posso dire di essere felice!”.
Segue un ovvio strascico di commenti zeppi di cuoricini e frasi fatte, da parte di Jenna e Eva; non mi metto nemmeno a leggerli.
Wow, penso, evento dell’anno! Michael che mette mano al portafoglio per comprare un anello di fidanzamento ad Avril! E dire che Avril riesce a emozionarsi anche quando riceve un fiore. Vive di romanticismo, lì nel suo mondo in cui non si parla d’altro che di gossip e  degli ospiti di David Letterman.
Michael, al contrario, ha i piedi ben piantati a terra, sa perfettamente ciò che vuole dalla vita e di certo non voleva più sentire Avril lamentarsi di non avere ancora l’anello al dito e così deve essersi deciso. Ma dubito che dureranno a lungo, quei due.
Eva sta continuando a mandarle messaggi caramellosi e io alzo gli occhi al cielo, perché la cosa comincia a puzzarmi di presa per i fondelli. La contatto in privato: “Oggi sei un piccolo diavolo” le scrivo.
“Sì, lo so, sono terribile, ma Avril, dai, è davvero un’oca. Io e Jenna la prendiamo solo un po’ in giro, che male c’è?” risponde.
“Ed ecco che emerge la Grimilde che è in te.”
“Lo so, ma mi fa letteralmente piegare in due dalle risate, dico sul serio. Guardala com’è radiosa, adesso che ha il suo bel diamante da mostrare su Facebook!” risponde lei.
I rapporti con Micheal e Avril si sono raffreddati da un pezzo, ormai. Era inevitabile, dopo tutte le discussioni e qualche parola di troppo. Eva non sopporta nessuno dei due, ma non riesce a dire chiaramente  che non vuole vederli. Preferisce insultarli o deriderli con qualcuno che le dia corda. Pensa di averne tutte le ragioni, d’altra parte, perché ritiene di aver subìto una serie di affronti da parte loro.
Sì, certo, come no. Come al solito il mondo gira intorno a te o non avrebbe un altro motivo per muoversi.
“Su, supportami almeno un po’. In qualche modo dovevo pur sfogarmi!” dice lei.
Per fortuna oggi Beck e Damon hanno avuto il buonsenso di non farsi vivi. Non avrei proprio sopportato di stare a sentire anche le loro cavolate.
“Amore, io ceno e me ne vado a letto. Sono stanchissimo, ho lavorato tutto il pomeriggio al progetto.”
“D'accordo, allora ci sentiamo domani. Ti amo!” dice lei.
“Anche io. ’Notte.”
La verità è che non mi va di stare ancora a sentirla e voglio prendermi il resto della serata per rilassarmi. Mi alzo e riscaldo qualche hot dog nel microonde. Ho voglia di guardare quel film dell'orrore che è uscito settimane fa… Com’è che si chiamava? Provo a fare una ricerca su un sito di streaming, mentre aspetto che l'hot dog si riscaldi. Scorro tra i film usciti di recente e finalmente trovo quello che cercavo: The Conjuring. Giusto in tempo, il suono del microonde che mi avvisa che i miei hot dog sono pronti. Apro lo sportello, prendo il piatto bello caldo, poi una birra ghiacciata dal frigo e mi fiondo sul divano a godermi in santa pace il mio film. La mia serata perfetta.

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