Capitolo 9

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La sera stessa mi costringono ad andare al pub dove ci ritrovavamo sempre quando abitavamo qua... così, dopo aver cenato a casa di Trevis con gli altri, escluso Jace, ci dirigiamo verso l'unico posto dove non vorrei andare, visto che so già chi ci troverò.

ho indossato un semplice paio di jeans bianchi con una maglia grigia, cosa impensabile per me... specialmente le mie scarpette immacolate e i miei tatuaggi coperti. Me ne frego di quello che penseranno, questa è la nuova me.

Nel pomeriggio siamo riusciti tutti insieme a capire che ci saranno da spendere un bel po' di soldi, le cose da fare sono tante ma è possibile ... è davvero possibile fare ciò che ho in mente.

Loro sono fiduciosi, io un po' meno.

Ma al momento mentre camminiamo verso il pub l'ultima cosa che mi passa per la testa è come verniciare le mura del cesso di casa mia ... merda, perché sono dovuta venire qua? Perché non me ne sono potuta restare a casa?

Ho provato a chiamare Jordan ma non mi ha risposto, tra l'altro.. magari sentendo la sua sicurezza mi sarei tranquillizzata. Probabilmente sarà troppo occupato.

''ehi, tutto apposto?'' Trev mi scompone i capelli ed io gli do una spinta ''se non mi aveste rotto il cazzo per venire fin qua, a quest'ora starei una favola'' ''ma visto che siamo degli amici fantastici, ci ringrazierai ... ora togliti quel broncio dalla faccia'' ''e ti prego, smettila di metterti quella merda addosso'' aggiunge Cole per poi superarmi con uno sguardo di avvertimento diretto alle mie braccia prive di tattoo. Ma che cazzo vuole?

Che palle.

Non faccio in tempo ad alzare lo sguardo che una decina di teste si voltano nella mia direzione, per poi venirmi incontro parlando l'una sopra le altre ma alla fine quella che vince è quella di Vin che alzandomi mi fa roteare ''Nathalie, sei proprio tu? O hai una gemella?'' scoppio a ridere ''sono proprio io ... con qualcosa di diverso'' ''qualcosa? ci ho impiegato qualche secondo di troppo a riconoscerti, vuol dire che è più di qualcosa..'' ci rimango male, ma non lo faccio vedere ''... vieni, fatti offrire da bere...'' annuisco per poi seguirlo dentro.

Dopo quelli che sono venti minuti, mi ritrovo da sola ad ordinare qualcosa da bere di nuovo, possibilmente qualcosa di forte ... l'ansia mi sta divorando e più non lo vedo arrivare, più vado in agitazione.

Non so cosa accidenti fare, dire, non ho neanche il coraggio di guardarlo negli occhi e principalmente sono così emotivamente instabile per tutti gli eventi successi negli ultimi giorni che non ho le forze per vederlo con un'altra ragazza.

Nel locale c'è caos come al solito ... gente che fuma all'interno, gente che gioca alle due slot machine dietro di me, gente che gioca a biliardo, gente che beve, che urla, che litiga ... l'unica persona impassibile a tutto questo è il proprietario del bar, Bill, grande amico di Frank, hanno la stessa età, sulla sessantina e ad entrambi scorre nel corpo il sangue da centauro.

Solo che a differenza di Frank, Bill se ne sta per i cazzi suoi ed è di poche parole... gli sorrido e lui mi fa l'occhiolino.. è una vita che gestisce questo locale e solo una volta l'ho visto perdere la pazienza.

Un'esperienza da non ripetere.

Nel locale si diffonde la musica di Somebody to Love dei Queen ed io mi ritrovo a tenere il ritmo con la testa, canticchiando fino a quando non sento un profumo familiare accanto a me.

Potrei riconoscere questo profumo ovunque, anche in mezzo ad un milione di persone.. anche se perdessi le mie capacità olfattive... e dal mio equilibrio precario seduta sullo sgabello, alzo lentamente la testa ritrovandomi davanti un braccio con dei tatuaggi che spesso si sono intrecciati con i miei.

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