Capitolo 7

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Mi sveglio a causa del cellulare che non smette di squillare. Lo prendo e vedo che è mio padre.

Gianluigi: Dove cazzo sei? Ti sto chiamando da ieri notte! Perché non sei tornata a casa?!

Chiara: Papà stai calmo! Sono rimasta a dormire da Marko dato che avevo scordato le chiavi...

Gianluigi: Da Marko? Mi prendi in giro? Dimmi che avete solo dormito, ti prego. Anzi non dirmi nulla...Sto andando a Vinovo per gli allenamenti, fatti accompagnare lì dato che deve venire anche lui.

Chiara: Okay, ciao papà

Gianluigi: Ciao Chiara.

Dalla sua voce si può notare che è parecchio arrabbiato. Quindi, dopo avergli attaccato, sveglio Marko che dorme beatamente accanto a me.
Gli dò un bacio e dopo andiamo a fare colazione in cucina. Mi presta una tuta di sua sorella. Entriamo in macchina e ci dirigiamo a Vinovo. Quando arriviamo troviamo già alcuni dei ragazzi in campo, tra questi anche Paulo e mio padre. Mi siedo sugli spalti e quest'ultimo mi raggiunge

"Perché sei rimasta da lui?" Mi dice piazzandosi davanti a me.

"Te l'ho già detto, papà." Mi limito a rispondere

Lui, inaspettatamente, mi da un bacio sulla guancia e torna in campo. Tutti i ragazzi mi salutano e io resto a guardare i loro allenamenti.

"Perché non vieni ad allenarti anche tu?" Dice Dani Alves "Già, tanto indossi la tuta" continua Gonzalo

Gli altri cercano di convincermi e alla fine ci si mette anche il mister, che non è più arrabbiato con me da quanto ho capito, quindi mi lego i capelli in una coda alta e scendo in campo. Tutti mi applaudono ed io prendo possesso del pallone. Facciamo una mini partita e la mia squadra vince 2-0 grazie al goal mio e quello di Paulo.
I ragazzi vanno a cambiarsi e il mister ci ferma per ricordarci che domenica dovranno giocare una partita di beneficienza contro alcuni dei migliori giocatori del mondo, tra cui anche Messi e Ronaldo, e dice che arriveranno qui domani.
Io sono troppo contenta dal momento che Ronaldo è uno dei miei idoli.
Quando Allegri se ne va noi andiamo tutti a pranzare al ristorante dello Juventus Center. Io mi siedo tra Marko e Gonzalo mentre davanti a me ci sono mio padre e Paulo. Mentre mangiamo Marko tiene una mano sulla mia coscia e quando mio padre se ne accorge urla

"Le mani in tasca, croato!"

Tutti scoppiano a ridere tranne Paulo che si alza e manda la sedia indietro bruscamente per poi dirigersi sul balcone.
Dopo qualche minuto mi alzo anche io e lo seguo. È appoggiato alla ringhiera con una sigaretta in mano.

"Non credevo fumassi" dico avvicinandomi a lui

"Infatti lo faccio solo quando sono incazzto, dato che ad Antonella da fastidio" fa un altro tiro.

"Già, Antonella" sussurro "perché sei incazzto?"

"E me lo chiedi pure? Sai, non mi fa impazzire il fatto che Marko ti tocchi" dice scrollando le spalle

"A te non dovrebbe interessare. Pensa invece ad Antonella, è lei la tua ragazza non io" dico infastidita

"Tu non hai capito un cazzo" è arrabbiato, lo capisco perché il suo accento è più marcato.

"Io ho capito tutto, invece" faccio per tornare dentro ma lui mi prende per il polso e mi appoggia al muro.

Il suo petto è appiccicato al mio e le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza. Lui l'annulla completamente facendo combaciare le nostre labbra in un bacio passionale, pieno di desiderio. Quando ci stacchiamo per riprendere fiato gli sorrido leggermente mordicchiandomi il labbro inferiore e lui fa lo stesso.
Torniamo dentro come niente fosse e ci sediamo.
Uno volta terminato il pranzo tutti prendono un caffè mentre io, Gonzalo, mio padre e Paulo andiamo in campo per fare due tiri. Nonostante abbiamo appena pranzato riusciamo a maneggiare il pallone senza problemi. Ormai giocare a calcio è diventata una cosa normale per noi, come bere un bicchiere d'acqua. Quando sto per tirare in porta, contro mio padre, sento una voce femminile, ha un accento argentino. È lei

"Mi amor, estoy aquí! *Amore, sono qui!*"Urla salutando con la mano Paulo.

Lui va da lei e le dà un bacio sulle labbra. Irrigidisco i pugni e dò un calcio alla palla, però mio padre la blocca. Io mi giro e vado negli spogliatoi femminili. Mi siedo in un angolo, accanto alle doccia. Piano piano delle lacrime iniziano a bagnarmi il viso, sempre più numerose. Mi porto le ginocchia al petto ed appoggio la testa su di esse.

Come ho potuto credere, anche solo per un attimo, di piacergli? Lui ama Antonella da due anni, perché improvvisamente dovrebbe innamorarsi di me? Cos'ho io in più di lei? Nulla. Perché dovrei anche solo stargli simpatica? Ho un carattere di merda.

Sento qualcuno entrare così mi affretto ad alzarmi e sciacquarmi la faccia.
Paulo mi si piazza davanti.

"Hai pianto?" Domanda avvicinandosi, sembra quasi preoccupato.

Scuoto la testa

"Cosa ti aspettavi? Che la lasciassi solo perché ti ho dedicato del tempo? Solo perché ci siamo baciati un paio di volte?" Mi fissa in attesa di una risposta che tarda ad arrivare

"No, hai ragione. Stupida io che ci ho sperato..." mi volto ma lui mi afferra per un polso stringendolo fin troppo forte

"Lasciami" dico, ma lui non accenna ad allentare la presa "mi fai male, porca puttana!"

"Non voglio che tu ci stia male" dice, continuando a tenermi il polso.

"Mi fai male...Lasciami!" Insisto

"Ti prego..." mi guarda, sembra una supplica.

"Ti prego un cazzo!" Sbotto "Non dico che tu debba lasciarla ma almeno non provarci con me, non baciarmi, non fare il geloso...non farmi credere che ti interessi. Basta, non voglio più avere a che fare con te"

Mi guarda per un ultima volta e poi allenta la presa sul polso. Sta cedendo. Esco dallo spogliatoio senza voltarmi.

"Cosa cazzo hai fatto?" Mio padre mi raggiunge tenendo lo sguardo verso il basso

"Eh?" Lo guardo senza capire a cosa si riferisca.

Mi afferra il polso e lo porta all'altezza dei miei occhi. È diventato di un colore leggermente violaceo.

"Niente..." dico, poco convincente.

"Dopo di te è entrato Paulo. Che ti ha fatto?!" Grazie alle sue urla si sono avvicinati anche Marko e Gonzalo

"Niente papà, veramente"

Arrivano anche Bonucci e Marchisio.

"Non è vero. Quando sei entrata non avevi questi segni. Cosa ti ha fatto?"

Insisto nel dirgli che non è successo nulla ma lui continua imperterrito.

"Papà basta! Già sto di merda. Non metterci il carico da 90. Non ho bisogno delle tue grida, veramente"

Mi allontano seguita da Marko

Mi giro e gli chiedo cortesemente di lasciarmi sola perché ho bisogno di pensare.
Salgo sugli spalti e mi sdraio sui posti più in alto. Quando sono sicura che tutti se ne siano andati scendo in campo e prendo un pallone. Corro verso la porta passandolo da un piede ad un altro fino a quando qualcuno non mi si piazza davanti...

Spazio autrice
Mi scuso per non aver aggiornato, ma sono iniziate le vacanze e sto cercando di godermele il più possibile.
Il prossimo capitolo è pronto devo solo correggere eventuali errori.

Te invito a ser feliz, vamos? // Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora