Tra i racconti più famosi, quella di Giuditta Guastamacchia, sanguinaria assassina giustiziata il 19 aprile del 1800 la cui anima sembra aggirarsi ancora nei corridoi di Castel Capuano per vendicarsi dell‘atroce morte che le era stata riservata. Così come prevedeva la legge dell’epoca, Giuditta fu impiccata e privata di testa e mani che furono esposte alle sbarre di ferro della cella in cui vene ammazzata e mutilata. Pare che di tanto in tanto, soprattutto nel giorno della sua morte, lei torni a far visita al mondo dei vivi!
Tra le storie più conosciute, quella di Palazzo Sansevero, in Piazza San Domenico, civico n.9 dove una giovane Maria d’Avalos fu uccisa in compagnia del suo amante Don Fabrizio Carafa d’Andria dalla mano del marito Carlo Gesualdo, principe di Venosa, che li sorprese insieme mentre giacevano ancora avvinghiati. Il Principe decise allora di riservare ad entrambi una morte esemplare, murandoli vivi nella stanza dell’adulterio il 18 ottobre 1590. Pare che nelle notti buie e tempestose, un grido di dolore riecheggi ancora nel palazzo, terrorizzando gli inquilini.
Cimitero delle Fontanelle
Situato nel quartiere della Sanità, costruito in un antica cava di tufo, "il cimitero delle fontanelle" era l'ossario dove venivano ammassati tutti i morti di epidemie, dalla terribile e decimante peste del 1656, da cui provengono la maggior parte degli scheletri lì ancora presenti, fino all'epidemia di colera del 1836, anno di chiusura del cimitero.
Aperto al pubblico nel marzo 1872, fu chiuso nel 1969, a causa della condanna da parte dell'allora cardinale Corrado Ursi nei confronti di una "manifestazione pagana" quale il culto delle ossa. Culto che consisteva nell'adottare un cranio a cui corrispondeva un'anima definita "pezzentella", ovvero sconosciuta, abbandonata, priva di preghiere, dandogli sistemazione in una cassetta di legno o marmo affinché fosse riparato dalla polvere.
Chiunque aveva così modo di coltivarsi il proprio defunto, ognuno col suo nome, ognuno onorato con lumini, fiori e preghiere per la salvezza di quell'anima ritenuta in Purgatorio. Più che per spirito compassionevole, l'adozione avveniva per semplice opportunismo. Se le richieste, infatti, di grazia e protezione, da parte dell'adottante, non venivano soddisfatte, l'anima "pezzentella" in questione veniva non solo sostituita, ma anche abbandonata nella trascuratezza e nella polvere nelle quali versava precedentemente.