Aprii la porta di legno con il piede, come di mio uso fare, sbuffando aria calda dalla bocca;odiavo il movimento della borsetta sulla mia spalla, che si muoveva qua e là, andando a sbattere ad ogni dove.
Sicuramente fu stato il vento a produrre quel rumore al di fuori della porta, perché non vi era nessuno.
Per sicurezza aprii la finestra posta in un angolino buio di quella che sarebbe stata la mia nuova casa, e non vidi nessuno.
Quella che avevamo affittato era una confortevole casuccia alle spalle del mare.
Dalla finestra si riusciva a vedere questa grande chiazza azzurra ricoprire l'immensità di quella zona.
Erano circa le 5.87 del mattino, ed era o appena arrivati nella nuova città di New York.
Avrei anche qui frequentato il college, avrei continuato gli studi e chissà cosa avrei potuto fare...
È bello sognare...
Ma non tutto si può avverare.
Lanciai con violenza le mie borse sul letto.
E notai subito che mio fratello Hardin, si era già appropriato del letto che preferiva.
Misi le cuffie nelle orecchie, aprii la mia play list su Spotify, e via... trascinata in un mondo ultraterreno.
Chiusi gli occhi e mi appisolai.
Ci fu qualcosa che interruppe il mio pisolino.
Il rumore di un pallone.
Di una finestra rotta.
Di un pallone e di una finestra rotta.
Beh, dissi a me stessa,iniziamo bene.
Era la mia finestra!
Rotta in mille pezzettini.
E mentre continuavo a meditare guardando i rimasugli del mio filtraluce a pezzi, una figura massiccia nera, si avvicinò al vuoto nella stanza che era rimasto.
Lanciai un forte urlo, per la paura.
Ma cessai quando mi resi conto che era un ragazzo della mia etá anzi più grande di me almeno di tre anni.
-Ciao-inizió lui.
Con un cenno della testa lo salutai.
Non volevo dare soddisfazioni.
-Mi potresti dare la mia palla-
-Uno "scusa" sarebbe ben accetto-gli risposi con tono acido.
-Si ok, ora me lo ridai-
-No-
-Si-
-No-
-Si-
-No-
-Si-
-Si-
Cosa mi era successo, non lo so.
Ma mi persi in quegli occhi azzurri.
Era proprio bello.
I sui addominali scolpiti che si riuscivano ad intravedere sotto la maglietta.
I capelli biondi cenere con un mix di marroncino chiaro che, mamma mia, neanche Belen Rodrighez (non so nemmeno come si chiama).
Fatto sta che lo assecondai.
Entrò nella mia camera, prese il pallone da rugby, e prima di andarsene, si giró e mi guardò fisso negli occhi.
Quei due secondi passati,sembravano anni.
La sensazione era indescrivibile.
Si...
...me ne innamorai.
Mai l'avessi fattoSpazio autrice
Ciao ragazze, che ne pensate?
Vi piace la storia?
Vi vorrei invitare a leggere l altro libro che sto leggendo si chiama Tumblr, lo potete trovare insieme a questo libro!
Che dire, grazie del vostro sostegno e ciaux, al prossimo capitolo.
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Kimora
FanfictionStretta,chiusa in un abitacolo sudicio e puzzolente. Le braccia e le gambe legate da una corda stretta, da bloccare la circolazione del sangue. Le sue vene pulsano. Cerca di urlare disperatamente aiuto, ma la gola secca le permette solo un piccolo g...