Le pareti bianche di quella stanza mi facevano venire il mal di testa, abbassai lo sguardo sul lenzuolo bianco che mi copriva le gambe e lo sfiorai con la punta delle dita, quasi avessi paura potesse sgretolarsi sotto il mio tocco. Chiusi gli occhi cercando di ricordarmi dov'ero e come ci ero arrivata, il mio ultimo ricordo era confuso: io in una vasca da bagno, forse quella di casa mia.
Tutto intorno a me era bianco, le pareti, il letto, i miei vestiti, la mia pelle; cercai di ricordare, ricordare qualcosa. A quel punto mi resi conto che non mi ricordavo nemmeno chi ero, com'ero fatta e nulla sembrò avere più importanza. Tolsi il lenzuolo dalle mie gambe e osservai quest' ultime, pelle bianca come il latte fasciata da garze a loro volta bianche; mi sentivo impazzire.
Mi alzai lentamente notando solo allora la flebo attaccata al mio braccio bendato, appena posai i piedi nudi sul pavimento gelido sentii dei brividi percorrermi la schiena; camminai intorno al letto trascinandomi dietro l'asta della flebo, raggiunsi uno specchio e fissai quello che era il mio riflesso. Dei lunghi capelli neri ricadevano sulle mie spalle, le mie labbra erano livemente arrossate e molto screpolate; ci passai lentamente la lingua sopra per poi portare l'attenzione sui miei occhi. La pupilla dilatata era circondata da un' iride di color verde smeraldo, i capillari erano ben visibili, qualcuno si era rotto lasciando leggere macchioline rosse.
Lo scricchiolio della porta mi fece sobbalzare, mi girai lentamente quasi come se quello che vidi potesse ferirmi. Una figura maschile era in piedi davanti a me, teneva in mano una cartella clinica. Il suo sguardo era posato su di me e mi scrutava con attenzione, i suoi occhi incontrarono i miei e a quel punto sul suo viso vidi l'accenno di un sorriso cordiale.
-Signorina Price, come si sente?-
Lo osservai, lo osservai attentamente non sapendo esattamente cosa rispondere, nonostante la sua voce fosse rassicurante, non mi sentivo a mio agio con quello sconosciuto. Entró nella stanza chiudendo la porta alle sue spalle, avanzò di qualche passo verso di me, ancora diffidente mi avvicinai ad una finestra poco distante da me; erano presenti delle robuste sbarre ad impedire una qualsiasi fuoriuscita, avevano paura che potessi scappare? O forse che qualcuno volesse entrare. Sfiorai quelle barre arrugginite, le orecchie iniziarono a fischiarmi mentre osservavo quella distesa di alberi al di fuori della struttura. Non riuscivo a vederne la fine.
Mi girai verso l'uomo dietro di me
-Dove sono?- chiesi sentendo il suono della mia voce, mai udito dal mio orecchio, ma ben conscio nella mia mente.
Annotò qualcosa sulla cartella per poi riportare il suo sguardo attento su di me
-Qual è il suo nome?- chiese ignorando la mia domanda.
Chiusi gli occhi cercando di ricordare qualcosa che non fosse la sensazione di quell' acqua gelida sulla mia pelle, scossi la testa stringendo la mia mano destra in un pugno. Il medico mi prese gentilmente dal braccio conducendomi a letto, mi fece sedere e si mise davanti a me.
-Il suo nome è Angel Price, ha 20 anni. E' nata a Phoenix il 5 ottobre del '97-
Il suoi occhi erano puntati nei miei mentre pronunciava queste parole che cercai subito di assimilare, non significavano nulla per me quelle informazioni, mi sembrava di sentire la vita di qualcun'altro.
-Perchè sono qui?- riuscii a pronunciare con voce tremante
-Lei ha provato a suicidarsi.-
Una serie confusa di immagini mi balenò in mente, il ricordo di un dolore lancinante al polso, una piccola lama rigirata tra le dita, delle urla. Portai una mano alla mia testa quasi sentendo dolore per quei ricordi, abbassai lo sguardo sulle fascie avvolte attorno al mio polso; il medico posò una mano sulla mia spalla come per tranquillizzarmi.
-Questa è una clinica di recupero, aiutiamo persone come lei a riabilitarsi per poter tornare alla propria vita.-
Se pochi istanti prima non avevo nemmeno idea di chi fossi, come poteva pretendere che sarei potuta ritornare alla mia vita? Quale vita? Abbassai lo sguardo mentre lui usciva dalla stanza dopo aver rimosso la flebo e detto che se volevo potevo esplorare la struttura. Mi alzai poco dopo ed uscii da quella porta sperando di ricordare qualcosa, anche la più insignificante.
-Angel Price- sussurrai debolmente per poi avviarmi verso il bianco varco dinanzi a me.
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Split
Teen FictionÈ tutto bianco. Persino la mia pelle è talmente candida da mimetizzarsi con tutto questo bianco. Ma c'è qualcosa che stona, è rosso. Sta impregnando tutto ciò che mi circonda...