Capitolo 5

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Quella mattina avevo intenzione di rivisitare interamente quel fascicolo e scoprirne la maggior parte dei particolari, sarei stato giorni interi su quello se fosse stato necessario, ma forse mio padre aveva ragione. È un caso che avrebbe potuto portarmi il successo su un piatto d'argento, di certo non era qualcosa da prendere sottogamba.

Per concentrarmi meglio su quei documenti ero pronto ad andare in sala break, nella quale in qualsiasi orario del giorno e della notte i soci e gli associati potevano recarsi per fare una pausa e mangiare qualcosa.

Di solito era dotata di qualsiasi tipo di comodità, infatti possedevamo 3 distributori automatici: uno per le bibite gassate, l'altro per il caffè e le bevande aromatiche e l'ultimo per gli snack.

Ovviamente all'interno di essa vi erano molti tavoli e sedie nelle quali sedersi e lavorare, erano le 11:00 e di solito a quell'orario era sempre vuota, non vi era alcuno che potesse disturbarmi.

Camminando per il lungo corridoio dello studio incrociai il mio sguardo con quello di Katherine Hooper, la mia "cotta" segreta all'università. Eravamo allo stesso corso di etica legale e non sapevo neanche che mio padre o l'avvocato Peterson l'avessero assunta, nonostante ciò per almeno 4 anni non ho fatto altro che guardarla, è anche per colpa sua che all'esame presi una B dal professore Palermo.

Più lei si avvicinava a me più io riuscivo a scrutare i suoi fantastici movimenti. Aveva un portamento leggiadro ed elegante, la camicetta celeste e la gonna nera che indossava aderivano perfettamente al suo corpo. Il suo viso era quasi angelico, i suo capelli biondi come l'oro le cadevano sugli occhi e i suoi meravigliosi occhi azzurri come l'oceano incantavano tutti. Beh, non avrei mai potuto avere una chance con lei, con le donne ero proprio un incapace, quando le incontravo non riuscivo proprio a dire una parola di senso compiuto. Erano le uniche con le quali non riuscivo a dimostrare la mia spavalderia nell'oratoria.

Per ironia della sorte Katherine riuscì a rivolgermi uno sguardo cercando di guardarmi più a fondo, quasi come se non avesse saputo riconoscermi.

<<Ma tu sei Benjamin Keller del corso di Etica !>> - accennò sorpresa

<<Beh si, s-sono io, ti trovo bene Katherine>> - risposi sentendomi a disagio. Ogni secondo che passava io sprofondavo nell'abisso dei suoi occhi meravigliosi.

<<Si, anche tu sei messo bene a quanto pare, ti trovo meglio rispetto a qualche anno fa. Almeno non indossi più quegli orribili pantaloni verdi>> - risponde ridacchiando.

A quel punto la trovai piuttosto fastidiosa, il suo sarcasmo pungente cercava di sopraffarmi.

<<Ehm si...erano piuttosto scomodi, lo so bene>> risposi con aria totalmente indifferente

<<Aspetta...tu quanto hai avuto dal professore Pa...ah si, Palermo>> - chiese dolcemente la ragazza

<<Una stupidissima B, e indovina per colpa di chi?>> - risposi alla domanda sottovoce

<<Come scusa?>> - chiese la ragazza insospettita

<<No nulla, stai tranquilla, ero sovrappensiero>> - risposi cercando di mantenere un'aria piuttosto sicura inventando quella scusa

<<Comunque sia, Palermo era proprio un idiota...ci vediamo in giro avvocato Hendrix, magari diventiamo colleghi di corridoio>> - rispose sorridendo.

Quella situazione fu abbastanza strana. Non la ricordavo così infantile dall'ultima volta che la vidi durante l'appello all'università. Aveva acquisito un carattere piuttosto fastidioso, qualcosa che nelle persone non potevo tollerare. Fortunatamente ho sempre avuto una buona dose di pazienza con il prossimo.

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