College
«Svegliati, razza di idiota!» urlò qualcuno colpendo la testa di Justin. Egli alzò lo sguardo di scatto: in bocca il solito sapore di birra, le labbra secche, gli occhi gonfi. Aveva ancora una volta bevuto, superando il limite. Strizzò le palpebre, cercò di mettere a fuoco e come si aspettava, il volto di Zoe Claire lo accolse.
Era seria, a tratti furiosa, decisamente stufa. Justin strofinò il volto con entrambe le mani, poi sbadigliò. Zoe vestiva di rosso, la divisa le stava una meraviglia: fasciava le sue curve, il suo perfetto corpo snello. I lunghi capelli castani tenuti saldi da uno chignon, la gonna lunga sino alle cosce e la camicetta bianca con la targhetta del suo nome sulla tasca del petto, al lato destro. Masticava freneticamente una gomma alla fragola, Justin ne percepì il profumo nonostante la distanza.
Zoe aveva trovato impiego in quel caffè da circa un anno, per la maggior parte del tempo frequentato da camionisti di passaggio e da gente come Justin, la quale non aveva niente di meglio da fare che starsene a bere in solitudine. Il salario non era dei migliori, eppure Zoe continuava a svegliarsi tutte le mattine per recarsi in quel postaccio e servire uomini di mezza età che non si tiravano indietro con gli apprezzamenti. La ragazza tenne una scopa salda in una mano, prese a ripulire il pavimento dalla sporcizia formatasi durante le ultime ore.
«È la terza volta questa settimana, Justin. La seconda solo ieri sera» iniziò a parlare, senza guardarlo negli occhi.
Justin si guardò intorno: a parte qualche uomo seduto comodamente sugli sgabelli del bancone e i dipendenti, quel posto era schifosamente vuoto. In più si respirava un'aria cattiva, un odore di fritto. Bieber fissò la bottiglia dinanzi a sé, l'ultima di una lunga serie. Era vuota, l'aveva bevuta tutta d'un sorso e in fine si era addormentato sul tavolo, nascondendo la testa fra le braccia. Era rivoltante.
«La prossima volta non contare su di me, non metterò a repentaglio ancora una volta il mio posto di lavoro per salvarti il culo» Zoe gli puntò l'indice contro.
«Ti farei solo un favore se venissi licenziata»
«Facile parlare per te»
«Guardami, ti sembra facile?»
Zoe scrutò l'espressione di Justin e sventolò la mano a mezz'aria, non sapendo come rispondere. Proseguì con il ripulire il pavimento, Justin rimase seduto, inerme. Le forze lo avevano abbandonato ancora una volta, sarebbe stato difficile anche quella sera tornare a casa. Cercò di alzarsi ma ogni tentativo fu vano: la testa doleva atrocemente, gli impediva di tenere l'equilibrio.
«Ma guardati» si intromise Zoe, disgustata. Justin la fulminò con lo sguardo, ella non si tirò indietro: era sempre stata testarda, intraprendente e decisamente sicura di sé. «Sei ridicolo» sorrise beffandosi di lui. «Ridicolo, ubriaco e senza dignità...il che è peggio»
«Non siamo poi così tanto diversi»
Zoe si voltò verso di lui, lo osservò intensamente e si avvicinò pericolosamente. Poggiò una mano sul tavolo e si avvicinò al volto di Bieber, sembrava quasi che volesse picchiarlo: viste le condizioni di Justin avrebbe comunque avuto la meglio.
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La Timidezza Delle Chiome ➳ j.b
Fanfiction«Leila era come queste chiome: timida, gentile, incapace di fare del male» Crediti per la copertina a @Sherry_Bennet