☾13.

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[13:00-Kick me.]

Sehun era esausto. Era distrutto. Dopo quel giorno, era svenuto di nuovo, e  di forze non ne aveva proprio più. A volte era così stanco che non riusciva neanche ad alzarsi dal letto, ma alla fine lo faceva. Raccimolava le poche forze che aveva e le sfruttava al meglio. A volte si addormentava durante le lezioni, ed era sempre più pallido. Le occhiaie che aveva erano inquietanti, quasi superavano quelle che aveva Tao che, pur essendo naturali, erano pesanti. A volte pensava di mollare, di gettare la spugna e di dire semplicemente 'basta', ma poi pensava a Baekhyun. Pensava a cosa avrebbe passato, e si faceva forza. Certo, il moro non lo guardava più in faccia, neanche di striscio, e probabilmente lo odiava quasi quanto odiava Jongin, ma erano soltanto dettagli. Lui sarebbe andato avanti, fin quando avrebbe potuto, e l'avrebbe fatto per lui. Non gli importava neanche se era diventato ancora più pallido e magro di prima, se era già svenuto due volte e se passava più ore a studiare che a fare altro. Lui andava avanti, e sarebbe andato ancora avanti. Gli bastava pensare a quali sarebbero state le conseguenze, per capire cosa sarebbe stato giusto fare. Mollare tutto e dare una simile maledizione a Baekhyun, era una responsabilità troppo grande. Si erano conosciuti da poco, e non gli andava di rovinargli la vita così. E alla fine aveva anche iniziato ad abituarsi a quella routine giornaliera, che sembrava tanto una Roulette russa. Ogni giorno sempre le stesse ed identiche cose, sempre lo stesso stress, sempre lo stesso odio. Anzi, forse no: forse l'odio nei confronti di Jongin andava in crescendo ogni giorno. Non aveva mai odiato nessuno come aveva odiato lui. Solitamente Sehun era una persona che non serbava né odio né rancore nei confronti di nessuno. Era tranquillo, era pacifico, anche se quando perdeva la pazienza diveniva una furia. Perdeva le staffe, ma solo se ce n'era veramente bisogno, non era un tipo nervoso e violento, come era invece l'altro, e non gli piaceva neanche provare odio nei confronti di qualcuno. Eppure per lui era impossibile provare qualsiasi altro sentimento per Jongin. Era impossibile non odiarlo. Era una cosa che nasceva nel momento stesso in cui esternava tutta la sua arroganza, la sua superbia e la sua cattiveria. Uno così, andava odiato a prescindere. In quel momento, gli veniva da pensare alle parole di Minseok. Inizialmente, aveva pensato che il ragazzo avesse solo esagerato, che avesse ingrandito la cosa, che essendo suo fratello provasse un odio maggiore nei suoi confronti proprio per questo motivo, e invece non era così. Minseok aveva ragione, quel ragazzo era la persona più viscida, cattiva, arrogante ed egocentrica che Sehun avesse mai conosciuto in vita sua, e, con tutto il bene che voleva a Minseok, non vedeva l'ora di ritornare in Cina per non rivedere mai più quella faccia di cazzo di suo fratello. Lo odiava, lo odiava e basta. E non c'era neanche bisogno di fare una lista dei vari motivi, soprattutto perché sarebbe stata sin troppo lunga, e forse anche parecchio offensiva. Eppure Sehun non ce la faceva più a guardarlo ogni santo giorno e a non potergli dire nulla. Lui non era un tipo pavido, non era uno che si stava zitto anche quando sapeva che qualcosa non andava, al contrario, Sehun aveva sempre lottato per ciò che era giusto e ciò che non lo era, e aveva sempre odiato chi sceglieva ciò che era sbagliato. Certo, cose come bene e male sono totalmente soggettive, ma se per lui qualcosa era 'male' non ci pensava su due volte a dirlo... Ma in quel caso, purtroppo, era costretto a star muto. E lo odiava, lo odiava tremendamente. Lo faceva sentire un codardo. E lui odiava essere un codardo. Ed era certo del fatto che prima o poi sarebbe esploso totalmente. Quel giorno, il club di danza l'aveva tenuto impegnato fino alle cinque. Non avrebbe mai fatto in tempo a finire i compiti, a quel punto, e già si stava disperando come un pazzo. A dirla tutta, quel giorno, le forze non l'avevano totalmente abbandonato. Certo, aveva avuto bisogno di più pause rispetto agli altri, e si era anche preso un richiamo da parte del professore, ma era riuscito a non svenire, di nuovo. Se c'era una cosa che odiava ancora di più di Jongin, poi, era quella sua dannata perfezione. Perché era così, doveva ammetterlo: in ogni cosa che faceva era perfetto. Soprattutto nella danza. E se non fosse stato proprio lui, probabilmente, sarebbe rimasto ore ed ore a guardarlo muoversi, tanto che sembrava perfetto agli occhi del biondo, ma anche se lo osservava e ne restava estasiato, quando ricordava che era lui, si ricomponeva, e tornava ad odiarlo. La magia spariva non appena il ragazzo si fermava e tornava ad essere la stessa persona odiosa che Sehun aveva imparato a conoscere. Quel giorno, stava riponendo le ultime cose nello zaino. Era rimasto da solo, poiché, a causa della stanchezza, aveva fatto tutto con il doppio della lentezza. O almeno, pensava di essere rimasto solo.

Mayday [Sekai.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora