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Non aveva mai visto, nel suo paese natale, così tanta gente come quel giorno. Sapeva che qualcosa di davvero importante stesse succedendo, ma, non sapendo ne leggere ne scrivere, doveva per forza affidarsi alle dicerie dei suoi paesani che cambiavano giorno dopo giorno arricchendosi di strani e insensati fatti.

Si fece largo tra tutta quella folla, stando attento a non perdere il suo basco marrone, mentre raggiungeva a fatica la piazza principale di Sheffield, dove si ritrovava tutte le mattine con i suoi più cari amici.

C'era un locale, proprio accanto al parco, chiamato 'The Great Northern', dove centinaia di giovani si riunivano ogni giorno per passare del tempo insieme. Si sviluppava su due piani e, fuori, c'erano alcune panche e tavoli di legno gremiti di persone. Tra questi, tre allegri ragazzi sedevano in cerchio, urlando allegramente.

Alex si diresse verso di loro sorridendo, per poi togliersi il basco e lanciarlo verso di loro, centrando perfettamente il suo posto vuoto.

"Ciao ragazzi" disse il diciottenne sedendosi accanto a loro.

"Finalmente ce l'hai fatta ad arrivare, amico." rise Matt, il suo migliore amico, dandogli una pacca sulla spalla. Una sigaretta accessa pendeva dalla sua bocca, ma fu prontamente rubata da Nick, il saggio del gruppo, sotto lo sguardo divertito di James, un biondino alquanto affascinante.

"Ho dovuto sbrigare delle commissioni." rispose scrollando le spalle il ragazzo, indicando la busta che teneva sotto il braccio. "Era pieno di gente.."

"Chi sono tutte queste persone?" domandó James passandosi le mani tra i capelli.

"Non ho capito molto bene, ma ho sentito mio padre dire che sono tutti forestieri venuti a salvarsi la pelle." disse scrollando le spalle Matt, il quale non sembrava prestare molta attenzione a quello che stava dicendo.

"Perchè dovr-" inizió Alex, bloccandosi a metà dopo che qualcosa, o meglio, qualcuno, catturó la sua attenzione.

In piedi, sulla porta, c'era la ragazza più bella che il diciottenne avesse mai visto. Aveva i capelli morbidi e scuri sempre raccolti in una treccia scomposta, e gli occhi, sempre del medesimo colore, erano sorridenti accompagnati dalle labbra sottili ma piene e dai denti bianchi e perfetti. Si chiamava Arabella, e quando lo seppe per la prima volta, il cuore di Alex fece capovolte, pensando che quel nome gli si addicesse perfettamente.
Arabella, pensó la prima volta che la vide, era un nome così delicato e che scivolava così fluidamente tra le labbra: i suoi genitori, dei modesti contadini, non avrebbero potuto scegliere nome più azzeccato per tanta meraviglia.
Da quando si presentó a lei, esattamente 5 mesi prima, aveva occhi solo per la ragazza che le aveva stregato il cuore e lo ammaliava il fatto che anche lei ricambiasse questa profonda sensazione. Per questo, erano diventati fidanzati in gran segreto: a quei tempi, non potevi certo andare in giro a urlare ai quattro venti i tuoi fatti personali.

I tre ragazzi si girarono a guardare l'oggetto di interesse del loro amico e, quando si accorsero che si trattava di Arabella, cominciarono a ridacchiare prendendosi gioco del ragazzo.

"Sei proprio innamorato, eh?" lo canzonó Nick, ma ad Alex non sembrava importare più di tanto. Arabella si stava muovendo suntuosamente verso il loro tavolo e per un attimo si dimenticó del suo mestiere di cameriera e credette davvero che si sarebbe chinata per baciarlo davanti a tutti.

"Ciao ragazzi." li salutó la ragazza con la sua solita voce dolce e bassa, guardando poi il suo fidanzato con occhi da cerbiatto. Gli sorrise ma non disse nulla: a Sheffield ogni minimo gesto poteva essere frainteso in ogni occasione.

"Puoi portarci quattro birre?" chiese James guardandola.

"Subito." Arabella chinó il capo come era stata abituata a fare e tornó al bar per prendere ció che era stato richiesto. Quando tornó al tavolo, Alex le si avvicinó e, sfiorandole i capelli, sussurró al suo orecchio.

"Oggi sei così bella." Arabella sorrise. "Ti amo."

Suck it and see || {alex turner}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora