Lui

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Ogni cosa era ferma e nel contempo tutto girava, tutto si oscurava, appannandosi dietro una presenza così possente da mettere a tacere il vociare e il rumore dell'intero mondo. D'un tratto era come non ci fosse gravità, come se fluttuassi, galleggiassi, volassi lontano; come se il mondo avesse preso a girare veloce e al contrario, il sistema solare si fosse invertito, le stelle si fossero spente; d'un tratto era come se il tramonto, l'alba, l'aurora boreale, il canto degli uccelli, la neve, le cascate, i raggi di sole e ogni cosa che fino ad ora avessi mai considerato bella, avessero sempre posseduto la sua essenza. Non sentivo le gambe, né il terreno sotto i piedi... Niente aveva più importanza: l'amore, l'amicizia, la paura, l'insicurezza, la passione. C'era lui e questo bastava.
Capelli scuri come la notte, un viso che sembrava intagliato nel legno del noce e scolpito dalle mani del migliore tra gli scultori. Ogni linea del suo viso era stata disegnata con precisione da una mano che di altri non poteva essere se non di un angelo, o di Madre Natura, o di qualsiasi cosa di mistico e buono esistesse. Era divino, quasi finto, avrei quasi giurato che il suo viso non potesse invecchiare. Era connotato in ogni dettaglio dalla perfezione e dalla bellezza, una bellezza senza tempo, che trascendeva i tempi e i gusti, trasformava tutto ciò che gli fosse intorno e brillava, brillava di una luce che irradiava calore nella brezza fredda e mi accarezzava il volto, brillava di una luce che cambiava la prospettiva su ogni cosa, rendendo quel luogo monocolore un arcobaleno di sensazioni. Era irreale, bello come solo un dio immortale poteva essere.
La pelle ambrata, riusciva a splendere anche sotto la luce del neon, e lo faceva spiccare più di un gioiello incastonato in una caverna buia di pietre scure, insignificanti e sciatte, che rappresentava tutto il resto dei presenti  che non facevano altro che riempire gli spazi vuoti di nulla attorno a lui, non erano altro che anonimo sfondo. Non c'ero più io, né lui, né la vita, né l'ossigeno. Il cuore tremava, lo stomaco vibrava, le vertebre erano assalite da brividi, la pelle rizzata, le guance in fiamme, la parte inferiore addormentata, i sensi ottusi e tesi verso di lui, le mani gelide, gli occhi lucidi, un groppo in gola, il cuore galoppante, il respiro irregolare. Era tutto anormale ma in opposizione alla realtà ogni cosa per una volta nella mia vita sembrava al suo posto, io ero dove dovevo essere, tutto era stranamente giusto e per un istante mi sembrò di sentire la musica dell'universo, lo scrosciare dell'acqua di un torrente, l'infrangersi delle onde del mare, il battere d'ali degli stormi, la rugiada sulle foglie e stavo scomparendo, mi sentivo viva solo grazie a quelle emozioni, assorbita da quell'atmosfera magica.
Il mio corpo rispondeva a quel ragazzo che faceva ingresso come se ogni cellula del mio corpo avesse una connessione, come se in ogni parte di me ci fosse già lui, lo sentivo moltiplicarsi dentro di me destabilizzandomi come un virus. Sentivo una corrispondenza, un invisibile legame, come se ci fosse un magnete che mi attirasse verso di lui, come se non appartenessi più a me stessa. In un istante tutte le mie sofferenze si erano accartocciate, il mio passato era sbiadito, sapere il mio futuro era superfluo e io non sapevo più quanto importasse stare al mondo, essere umana, viva, sentivo solo di esserci e di aver capito il perché.
Era come se si fosse aperto uno squarcio dentro di me e da lì avessi visto tutta la verità, l'eterna bellezza, il tempo e l'arcano... Che subito si chiuse alle mie spalle, essendo io richiamata da Rue e riportata bruscamente alla realtà. "Non rimanere incantata. So bene che è il più bello che tu abbia mai visto, è difficile non essere scioccata la prima volta, ma credimi... Incute davvero paura. È un cattivo ragazzo, salta le lezioni, arriva in ritardo, becca una detenzione dietro l'altra, non dà confidenza a nessuno, be' nessuno eccetto la sua stretta cerchia, e in ogni caso si dice che sia gay. Non ha mai gettato uno sguardo nemmeno sulla più bella della scuola. E poi i suoi occhi... Fanno venire i brividi, si intenda, di terrore" mi disse lei a voce bassa concentrandosi sulle mie reazioni mentre quello procedeva. Cercavo di stare attenta alle sue parole, mi convincevo che la breve cotta stava sparendo a causa dello shock di averlo scoperto un cattivo ragazzo, ma la sua presenza dominava completamente qualsiasi punto del corridoio, irraggiava tutto, ogni cosa era colma di lui. Quando mi passò vicino, tirò un sospiro. Per un attimo mi sembrò di vedergli sollevare un angolo della bocca, in un mezzo sorriso , e di vederlo girato verso di me a guardarmi.
Si avvicinò  e da dietro gli occhiali scuri scorgevo qualcosa brillare. Più era vicino più mi si seccava la gola e respiravo a fatica, più mi fissava più andavo a fuoco. All'improvviso mi parve di vederlo mentre scendeva la sua visuale fino al mio collo, ma lì trasalì e si girò in fretta, come se nulla fosse e ritornò per la sua strada, lasciandomi da sola, senza fiato, in trance, immobile sul posto, a fissare il vuoto.
Per tutto il resto della giornata lo cercavo negli sguardi degli altri, nelle cose, nelle classi, vedevo il suo volto, lo disegnavo, cercavo di immaginare il suo timbro di voce, il suo profumo e cosa più importante il suo nome, il quale non avevo il coraggio di chiedere a qualcun altro, anche se ero certa che tutti lo conoscessero, né tantomeno volevo azzardare tanto con Rue, che sicuramente avrebbe fatto un'altra paternale per mettermi in guardia. Nonostante bramassi risentirlo di nuovo così vicino, non lo incontrai nemmeno una volta, sembrava scomparso. Rue aveva provato a parlarmi, ma era come se non fossi più con lei, come se avessi lasciato solo il mio corpo lì e io fossi via, in un mondo spirituale in cui cercavo il ragazzo. Così si era arresa e mi era silenziosamente stata accanto, motivo per cui le ero grata.
Le lezioni non durarono abbastanza per darmi qualche altra possibilità di imbattermi in quel bellissimo ragazzo sconosciuto, e quel giorno era proprio il primo e l'unico in cui sarei dovuta tornare in macchina assieme a Mary, quindi non mi conveniva farla aspettare mentre scorrazzavo in giro per trovare un estraneo che probabilmente non mi avrebbe degnata nemmeno di uno sguardo.
Persino in auto, a cena e a casa durante ogni istante, non mi sforzai nemmeno di sembrare di compagnia e rimasi fluttuante, sotto lo sguardo preoccupato di Mary e quello scocciato di Jade. Non appena mi fu possibile corsi alla tela perché intimorita che quello fosse solo un sogno, e potessi scordarmi quel viso tanto impeccabile, avevo deciso di fissarlo per sempre in un posto dove avrei potuto mantenere l'immagine nel cuore senza corromperla o cancellarla, era molto probabile che non l'avrei più visto, così era giusto conservare sempre quel momento stupendo dentro. Ma potevo accontentarmi? Ne sarei stata in grado?
Non appena iniziai a dipingerlo, scoprii di non essere in grado di disegnare gli occhi, così lasciai tutto incompleto nella speranza di poterli trovare nei meandri della mia mente o scovarli nella mia immaginazione. Tutta la notte fui scossa da sogni in cui c'era lui, e cercavo i suoi occhi, forse due splendidi luccichii color caramello, miele, castagna, che meglio si abbinavano a quella carnagione, ma neanche per un secondo immaginai qualcosa di cattivo, perché non poteva addirsi al suo animo, che mi sembrava quasi di aver conosciuto nel sonno e vedevo buono e gentile.
La mattina, poiché mi ero svegliata davvero presto, decisi di fare una passeggiata attorno al lago, e persa tra i miei pensieri mi allontanai. Giocherellavo con la zip del mio piumino quando all'improvviso persi l'equilibrio, mulinai le mani, e mentre già ero in caduta cercai di aggrapparmi a qualcosa. Effettivamente qualcosa la presi, credo un ramo perché era ruvido e c'erano delle foglie, ma a quel punto, ancora prima di meravigliarmi della mia prontezza, sentii una piccola pressione sul dito, dolorosa, quindi lasciai la presa e mi lasciai cadere sperando che la neve attutisse la caduta. Quando riaprii gli occhi vidi una rosa che giaceva accanto a me, e mi meravigliai di come potesse resistere con quel freddo. In ogni caso trovavo magnifico come stessero bene insieme un fiore così fragile con la neve fredda e dannosa per ogni essere vivente. Mi feci rallegrare dalla sua bellezza, notando come il suo contrasto con il biancore accecante sembrasse quella del mio rubino o del mio sangue sulla pelle, che giusto in quel momento vidi scivolare giù fluido dal dito.
In un secondo mi sentii tirare su, spaventata socchiusi gli occhi, lasciandomi inebriare da un profumo che riempiva i miei polmoni e mi faceva sentire calore e meno paura di quella che in un primo momento mi aveva invaso. Schiusi gli occhi per vedere chi fosse di fronte a me e mi sentii mancare.

The White Rose Standing In The DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora