Un po' di luce in questo posto non farebbe male, pensò Eren mentre si sbottonava la giacca dell'uniforme. Impegnato a sistemare su uno scaffale dei detersivi sconosciuti, il castano ripensò a ciò che gli aveva detto Armin. "Eren, tu sapevi che qui vi fossero dei sotterranei?". No che non lo sapeva. E come avrebbe potuto? Bah. Dei sotterranei. Quella faccenda lo intrigava, ma non voleva ripassare altre tre ore a lavarsi, no grazie.
Il biondo era riuscito a parlargli solo dopo che Eren ebbe finito di farsi una doccia per la quinta volta di fila, emanando ancora un forte odore di igienizzante intimo. La sua mente ripercorse con una precisione maniacale ogni dettaglio di quel pomeriggio. Arrossì al solo ricordo. Non riusciva ancora a credere di aver fatto una figura di merda così catastrofica. Che cazzo, era piombato addosso ad un suo superiore e gli era uscito sangue dal naso.
E neanche un superiore qualunque, nossignore! Levi Ackerman. Colui che gli aveva fatto un discorso lungo 60 minuti per colpa di Jean. Una qualsiasi altra persona gli sarebbe andata bene. Voleva sotterrarsi.
Però, ad una minuscolissima parte del suo subconscio, il respiro caldo di quell'uomo dagli occhi grigi era piaciuto. Il che, secondo il suo modesto parere, non era affatto un bene. Eren avanzò di un gradino sull'enorme scala di metallo sulla quale era arrampicato, aggrottando la fronte mentre tentava di sistemare una scatola su uno scaffale troppo in alto per lui. C'erano dei veri colossi in quella struttura, perché era toccato proprio a lui quell'incarico?
Avrebbe voluto anche licenziarsi e andare a fare il gelataio. Erano le 21:00 di sera, e tanto per cambiare stava morendo di sonno. Non si ricordava neanche perché era finito in quel posto a fare quel lavoro. In più, Armin non riusciva a realizzare che Levi gli avesse....come si diceva...fatto un dispetto? Il signor Ackerman era inquietante. Per non parlare del fatto che aveva un tempismo maledettamente perfetto, in particolar modo per quel che riguardava le sue mini pause fuori programma.
-Eren!- il ragazzo sentì il suo nome provenire da una voce che sembrava avere un tono abbastanza preoccupato. Messo com'era non aveva modo di girarsi per identificarne il proprietario, quindi rispose con un -arrivo!- e iniziò a scendere la scala. Saltò gli ultimi cinque scalini e si voltò appena in tempo per vedere due mani che gli afferravano le spalle.
-Eren! Oh, grazie al cielo. Mi dispiace così tanto, non ti avevo visto, ho sentito che ti sei fatto male al naso, non volevo...- Petra iniziò a sussurrare scuse balbettate che Eren non capì del tutto. Si grattò la nuca con fare imbarazzato e le sorrise, lievemente a disagio -oh, fa niente! Non è stato poi chissà che cosa- era vero, non se l'era per niente presa con lei. Era solo l'imbarazzo a volerlo mangiare vivo. Sdrammatizzare le situazioni non era il suo forte, perciò si limitò soltanto a continuare a sorriderle nella maniera più sincera che gli riuscisse.
La ragazza sembrava sinceramente dispiaciuta. -Mi dispiace Eren, davvero...menomale che Levi ha frenato la tua caduta, altrimenti ti saresti fracassato qualcosa...-
Eren rabbrividì al solo pensiero. Non sapeva se considerarsi sfigato, o tremendamente fortunato.Ridacchiò imbarazzato -Ahahah...già....menomale...- forse avrebbe dovuto ringraziarlo. O forse no, visto che il direttore gli era sembrato molto arrabbiato.
In ogni caso il suo turno era finito, per cui si congedò da Petra e uscì dal ripostiglio. Mentre si avviava verso la sua stanza si tastò il cerotto sul naso. Gli faceva ancora male.
Non vedeva davvero l'ora di buttarsi sul letto e farsi una bella dormita. Attraversò contento tutto il corridoio, quando d'un tratto uno schiaffo mentale gli arrivò dritto in faccia. Il ragazzo si paralizzò sul posto e sospirò affranto. Ma certo.
Si era completamente dimenticato di mettere a posto la scala e chiudere a chiave la stanza. Che stupido. Tornò indietro correndo e saltò le scale a due a due, per poi atterrare con agilità sulle piastrelle appena lucidate. Non incontrò nessuno, i turni di tutti era già terminati da un po'.
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Again
Fanfiction"A volte si riesce a ingannare se stessi tanto a lungo da credere perfino alle proprie invenzioni" •Frase tratta da "La Psichiatra" di Wulf Dorn•