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Mi sono svegliata presto, corsetta mattutina e doccia fredda.

Saluto i miei genitori e li ringrazio per gli auguri e per il regalo migliore del mondo: l'America.

Oggi penultimo giorno in Sardegna, domani si prepara tutto e alle 4 del mattino si parte!

Vado a prepararmi e a comprare gli ultimi addobbi per la mia grande serata.
La festa è iniziata alle 17:00 con un bel bagno in piscina con i miei più stretti amici: Alessia, Lorenzo, Giulia, Andrea e Mattia.
Il resto degli invitati sono arrivati verso le nove.
Dato che Andrea è veramente alto l'ho praticamente obbligato a starmi affianco dato che per la serata speciale ho voluto mettermi il tacco alto. In questo modo non sarei sembrata altissima rispetto agli altri.

La festa finì tardi per tutti gli invitati, e per Lorenzo e Giulia si prolungó, dato che rimasero a dormire a casa come da accordo.
Mi aiutarono a preparare le valige, le imbarcai tutte, ne presi 3(di cui una vuota per potervi mettere dentro tutto quello che avrei comprato)!!

Mi portai i miei jeans preferiti e tutti i miei crop-top, di scarpe presi solo le all-star bianche e le vans nere old skool. Presi qualche vestito, dei costumi, l'intimo...e tutto il resto insomma.

Arrivato il giorno di partire trovai in aeroporto tutti i miei amici pronti a salutarmi. Abbracciai tutti a lungo e piansi un sacco! Mamma e papá rimasero con me sino a quando non dovetti salire sull'aereo.

M&P: chiamaci! Ti vogliamo bene. Tanto!
Io (M); certo! Anche io, tantissimo.
E ci salutammo così.

Nuova avventura Marti, nuova avventura.

Misi le cuffiette e dormii qualche ora, mi svegliai a mezz'ora all'arrivo, misi la cintura e iniziai a leggere di nuovo il mio libro preferito in assoluto: Novecento. Un monologo. Alessandro Baricco:

Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa...e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire..ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi..
Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo...la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte...Magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni, alzava la testa un attimo..buttava l'occhio verso il mare..e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava ( piano e lentamente ): l'America.
Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l'aveva fatta lui, l'America.

Ed era così che mi sentivo io, quando vidi l'America.

Mi girai verso il bambino che era seduto al mio fianco e gli dissi, guarda: l'America.

E poi l'atterraggio.

E poi l'applauso di quei pochi italiani a bordo.

E poi il mio piede in terra:

AMERICA.

Hawaii Five ODove le storie prendono vita. Scoprilo ora