II.

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Il momento in cui capì di essere cotta cadde, però, nel giorno di Natale. Un regalo della natività di Cristo, oppure una maledizione, se si soffermava troppo a pensare a chi stesse correndo dietro. Le erano sempre piaciuti i più grandi, e aveva sempre spergiurato che mai nella sua vita avrebbe provato qualcosa per un ragazzo più piccolo, anche solo di un anno. Beh, a prova che ai propri sentimenti non si comanda, la sua infatuazione era più giovane di addirittura due.

Stava andando contro i suoi stessi principi, ma quello che più la lasciava sconcertata, era il suo non importarsene della faccenda.

A lei piaceva Edmund Sullivan, un ragazzino di soli quindici anni, frequentante la classe 2^B, al primo piano dell'istituto.

Continuava a ripeterselo nella mente, nel tentativo di trovare la nota dolente che le tirasse uno schiaffo in faccia, e che la facesse desistere dal voler continuare quel continuo rincorrersi. Il problema si accentuò quando, dopo la quindicesima volta che si ritrovava a recitare quella tiritera, ancora non era riuscita a trovare la parte che avrebbe dovuto aprirle gli occhi. Le piaceva Edmund, non riusciva proprio a capire dove fosse il problema.

Poteva sembrare folle, e probabilmente lo era, ma aspettò con ansia e trepidazione l'arrivo dei primi di gennaio, dove notò che il ragazzino – nel bene o nel male – non si faceva problemi a fare gli auguri di compleanno a tutta la sua lista amici; le sembrò quasi di vedere uno spiraglio di luce in una camera scura.

Quando si videro per la prima volta dopo, più o meno, venti giorni, i due si scambiarono un lungo sguardo. Bridget era così felice di vederlo che, per un attimo, le balenò in testa l'idea di corrergli incontro e abbracciarlo.

Sulla corriera Edmund, invece di fare come al suo solito quando bloccava tutta la fila, rimase immobile al suo posto, non togliendo gli occhi di dosso dalla ragazza per controllare che non scendesse prima del tempo; lasciò che gli altri studenti se ne andassero via, talvolta ignorando addirittura i pochi educati che gli facevano cenno per farlo passare, e attese di rimanere solo con la senior. Bridget, che era tutto fuorché scema, capì quasi al volo le sue intenzioni, e cercò di perdere tempo facendo finta di sistemare i libri nello zaino.

Edmund si alzò, fece un passo in avanti, poggiò una mano sul sedile di lei, e la guardò in attesa che scendesse; lei, ripetendo la scena dell'ultimo giorno di scuola, lo guardò negli occhi e lo ringraziò. Un'altra cosa che la lusingava era il suo non volerla superare mentre si dirigevano verso l'istituto. Non importava con quanta calma camminasse, lui non accelerava mai il passo per lasciarla indietro.

Durante i cambi d'ora le piaceva molto guardarlo mentre rideva e scherzava con i suoi compagni, quando lui era distratto. Aveva anche un sorriso luminoso, il genere di sorriso che avrebbe passato ore a guardare. La sua risata era oggettivamente di discutibile bellezza, ma a lei sembrava comunque un suono armonioso, che avrebbe ascoltato con piacere altre volte; quando sorrideva i suoi zigomi si gonfiavano in modo strano, ma agli occhi di Bridget non facevano altro che rendere il riso ancora più particolare e unico. Persino il modo bizzarro in cui sollevava gli angoli della sua bocca le pareva uno spettacolo meraviglioso. E qui tocchiamo uno dei particolari estetici che più le piacevano – oltre agli occhi, s'intende: le labbra.

Aveva fantasticato più e più volte su di loro; si domandava come sarebbe stato baciarle, vederle muoversi durante una loro possibile conversazione, piegarsi in un sorriso causato da una sua battuta scherzosa; si chiese pure quanto potessero essere morbide.

I più pericolosi però rimanevano i suoi occhi. Doveva sempre prepararsi a distogliere lo sguardo quando sapeva di incrociarlo, perché quando arrivava impreparata e se lo trovava davanti senza preavviso sentiva che il suo cervello non rispondeva più. Era una sensazione strana, era come se fosse del tutto vuoto. Quando lo guardava negli occhi, non un singolo pensiero le attraversava la mente; le sembrava quasi di essere ubriaca.

In un battito di ciglia || #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora