Prologo

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Lo osservava mentre parlava con i suoi compagni di classe, prima che si dirigessero nell'aula di biologia, al primo piano.

Il piccolo tonto.

Più ci pensava e più si convinceva che qualcuno le avesse fatto uno scherzo di pessimo gusto.

Le erano sempre piaciuti i tipi più grandi, mori, e con almeno un briciolo di sicurezza; i classici ragazzi che, sebbene non fossero i capitani della squadra di football o non facessero venire le caldane alle ragazze che incrociavano per l'androne, riuscivano comunque a suscitare un certo fascino sulla parte femminile dell'istituto.

Bridget era una ragazza qualsiasi, con grandi occhi color cioccolato, lunghi capelli scuri e con la straordinaria capacità di ficcarsi in situazioni a dir poco spiacevoli. La sua vita sentimentale, oltre ad essere attualmente inesistente, si era caratterizzata nel tempo come disastrosa, spaventosa, e incredibilmente colma di ogni genere di sventure.


Forse avrebbe dovuto capirlo sin dall'inizio di quella catena di sfortunati eventi, quando si era invaghita di un ragazzino solo e taciturno, quando era solo alle medie, e il tutto era terminato con un "mi sono innamorato di un'altra", detto ancora prima che la relazione avesse avuto inizio; o forse quando aveva perso la testa per un ragazzo più grande di ben tre anni, e dopo mesi e mesi di corteggiamenti, batticuori e arrovellamenti per riuscire finalmente a trovarsi un fidanzato, costui mandò allegramente tutto all'aria dicendo di aver scoperto di essere omosessuale. In quell'ultima occasione, Bridget, dopo aver passato diverso tempo a versare lacrime e a chiedersi dove avesse sbagliato quella volta, si ricordava benissimo di aver giurato a sé stessa di non voler più avere a che fare con il genere maschile.

Sì, si era detta che sarebbe stato decisamente meglio essere lesbica.

Con questa promessa arrivò al terzo anno con l'esperienza di un dodicenne – anzi, volendo guardare le nuove generazioni, si poteva definire capace quanto un bambino di dieci anni – e senza mai aver dato un bacio. Forse fu proprio quella consapevolezza a spingerla verso un ragazzo di due anni più grande del quale credeva di essersi innamorata, ma del quale in realtà provava una sensazione che, dopo vari ripensamenti e esaminazioni, era arrivata ad associare al fastidio, se non al tedio. Sospetti che le vennero ampiamente confermati quando l'innamorato in questione la invitò ad un appuntamento, e lei si ritrovò a guardare il suo orologio da polso ad intervalli regolari di dieci minuti.

Tentò di lasciarlo nel modo più gentile possibile, capendo perfettamente che quella scomoda situazione si fosse creata solo ed esclusivamente per colpa della sua invidia verso le altre coppie – del quale, tra l'altro, era sistematicamente circondata. Il ragazzo in questione certo la prese benissimo, ed iniziò ad insinuare che la ragazza l'avesse piantato in asso per qualcun altro, nonostante fosse più che palese a tutti che Bridget non avesse intavolato relazioni con terzi.

Era già stato un miracolo trovarsene uno, figuriamoci due.

Non era decisamente fortunata in amore, ormai ne era certa: su tre infatuazioni, tutte e tre erano terminate senza nemmeno un bacio e con una buona dose di malumore.

L'ottimismo di Bridget poteva essere paragonato a quello di un malato terminale: inesistente, proprio come la sua vita amorosa.

Ormai aveva gettato la spugna, non avrebbe mai trovato qualcuno che l'amasse o che lei riuscisse a tollerare – forse complice il suo pessimo carattere e la sua totale incapacità di fare nuove amicizie.

Forse doveva solo cercare ragazzi più maturi, si disse, magari aveva solo avuto la sventura di avere a che fare con dei bambini cresciuti; era probabile che la sua cotta numero due fosse solo un'eccezione, e che se avesse puntato sui coetanei di quest'ultima, sarebbe riuscita a quagliare qualcosa.

Bridget aveva le idee chiare quanto una mattinata di primavera: lo voleva più grande di lei, moro, con gli occhi scuri, e sicuro di sé, così che sarebbe stato lui a fare il primo passo.

Le ultime parole famose.

In un battito di ciglia || #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora