L'amico immaginario

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«Elena? Elena?», chiamò Zick invano con il cuore che gli martellava nel petto dalla preoccupazione.
Dopo le urla non aveva sentito più nulla, eppure la chiamata non si era interrotta.
«Elena! Ti prego rispondi!»
Lay gli afferrò il polso tremante. «Che succede?»
Zick deglutì. «Credo che sia da loro, il Babau e a casa di Elena».
«Non attacca mai se ci sono adulti in giro», tentò di rassicurarlo Teddy.
«Non sono a casa, ci sono solo Elena e i gemelli», soffiò fuori Zick, che ancora sperava che la voce di Elena si facesse strada attraverso l'apparecchio telefonico.
«Ok, io vado a chiamare i grandi, si tratta del Babau, un'ombra scura, potrebbe essere quello che cerchiamo, voi aspettate qui», raccomandò Teddy, poi si lanciò in una corsa forsennata verso suo padre.
«Elena, rispondi, ti prego», supplicò ancora Zick. Sentì dei rumori, qualcuno stava raccogliendo il telefono da terra. Poco dopo la voce di Violet lo raggiunse stridula e spaventata.
«Zick», mormorò, «Zick...»
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro a metà tra il sollievo e il terrore.
«Sono qui, che è successo?»
Violet singhiozzò. «Ha preso Elena e Charlie»
«Tu stai bene?», le chiese stringendo il telefono tanto forte che la mano iniziò a fargli male.
«Mi sono nascosta, ho paura, e fa ancora freddo», prese fiato e tirò su con il naso «Fa sempre freddo quando viene, può tornare, l'ombra si muove ancora sotto il letto»
Zick non capì cosa voleva dire, ma iniziò a correre verso l'ingresso del cantiere.
«Resta nascosta, io sto arrivando», disse alla bambina. Riattaccò.
«Dove vai?», gli chiese Lay correndogli dietro. «Aspetta i grandi!»
Zick non si fermò, non le diede retta. «Non posso aspettare»
La ragazza lo seguì fino al parcheggio. Alcune biciclette erano abbandonate sull'asfalto. Zick ne sollevò una e montò in sella.
«Devono essere degli operai che sono spariti, questo è furto!», osservò Lay salendo su un'altra.

Riaprì gli occhi. Qualcosa di ruvido la sfiorava dappertutto. Era chiusa da qualche parte, in un sacco probabilmente. Iniziò a dimenarsi, ma non riusciva a liberarsi. Poi sentì due mani oltre la stoffa del sacco e poco dopo fu libera. Strinse una mano a pugno, pronta a sganciare un destro particolarmente potente, quando si ritrovò davanti Charlie Shuster.
«Tu?», chiese confusa.
Mai avrebbe immaginato di ritrovarsi davanti il suo amico immaginario che non vedeva da sei anni.
«Io», le disse lui tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi. Elena la afferrò e si lasciò tirare su.
«Dov'è Charlie?»
Si rendeva conto di quanto fosse strano, l'energia che aveva dato vita al suo amico immaginario era tornata anni prima sotto le sembianze del suo fratellino.
«Io sono Charlie», le disse lui. Fece un giro su se stesso, come per mostrarle la sua autenticità.
Lei lo guardò sbigottita. Non dimostrava più l'età che aveva quando era il suo amico immaginario, ora aveva tutta l'aria di un diciassettenne, come se fossero cresciuti insieme.
Lui si fermò, poi la guardò con rammarico: «Vuoi sapere di tuo fratello, vero?»
Elena annuì, guardandosi attorno nella speranza di vederlo.
«Io sono tuo fratello», le disse Charlie. «Ma lui l'ha preso il Babau»
La ragazza lo guardò confusa, strinse i pugni. «Devo trovarlo», disse.
«Sono qui per questo, ti aiuterò io», le disse Charlie.
«Zick sta arrivando, vero?», gli chiese lei.
Il ragazzo le sorrise. «Lo spero davvero, ma non abbiamo tempo di aspettarlo, qui il tempo scorre diversamente che fuori, potrebbe arrivare tra cento anni»
Elena sospirò di sconforto «Dove siamo esattamente?», chiese.
«Nel mondo sotto il letto», rispose semplicemente Charlie. Poi le porse la mano ed Elena la afferrò.
Attorno a loro il bosco era minaccioso, per terra le foglie scure pizzicavano, ed Elena vide finalmente il sacco in cui si era risvegliata.
«Sacco di Yuta», le spiegò Charlie. «Lo usa il Babau per portare qui le prede»
Poi iniziò a guidarla per il bosco.

Pedalarono con foga verso casa, a velocità folle. Andavano talmente tanto veloci che davanti a casa di Elena Zick dovette lanciarsi dalla bici, che poi andò a scontrarsi contro l'albero nel giardino di casa sua. Lay lo raggiunse qualche secondo dopo, avendo iniziato a rallentare qualche metro prima.
Quando Zick si ritrovò davanti alla porta chiusa della villetta bussò con foga, ma non aspettò che qualcuno gli aprisse, anche perché Violet probabilmente era talmente spaventata che non avrebbe avuto il coraggio di andare da loro. Sempre che il Babau non l'avesse già presa.
Zick fuse la maniglia con un Raggio Dom, salendo poi le scale a rotta di collo seguito da una Lay particolarmente senza fiato.
«Vacci piano, rallenta», lo supplicò la ragazza.
Zick spalancò la porta della camera di Elena; era vuota. Corse verso quella dei gemelli. Era chiusa, e sulla maniglia si era formato un lieve strato di ghiaccio. Provò ad aprirla con le buone, ma il ghiaccio l'aveva bloccata e decise di sfondarla. Diede un forte colpo con la spalla e la porta si spalancò. Si strinse solo un istante il punto in cui la pelle aveva colpito il legno della porta ed entro nella stanza.
Il gelo innaturale avvolgeva tutto. Zick e Lay erano shockati. Le coperte erano per terra, l'oscurità avvolgeva tutto e sembrava contorcersi e sviscerarsi da sotto al letto di Violet. Sembrava essere un abisso senza fondo.
«Violet», chiamò Zick preoccupato. Aspettò qualche istante, poi chiamò di nuovo; «Violet, sono Zick! Ti prego, dimmi che sei qui!»
Temette di essere arrivato tardi, ma subito due colpi provenienti da dentro la cabina armadio lo risvegliarono.
La voce della bambina lo chiamò da dietro il legno «Zick, sono qui»
Il ragazzo corse a liberarla. Il ghiaccio l'aveva bloccata dentro, ma il Babau non l'aveva portata via. Violet si lanciò in lacrime tra le braccia di Zick e lui la strinse a sé.
«Sta tranquilla, ci sono io ora»
Fissò con astio il buco d'oscurità che oscillava sotto il letto. «Elena e Charlie sono lì?»
Violet annuì timorosa. «Sono dentro al buio»
Allora Zick la lasciò tra le braccia di Lay.
«Cos'hai in mente?», gli chiese la ragazza avvolgendo Violet nella sua giacca.
«Entro là dentro, devo riportare indietro Charlie ed Elena»
La ragazza lo guardò contrariata, «Non puoi andare da solo, aspetta che Teddy arrivi con tuo padre»
Ma Zick non la ascoltava «Porta Violet da mia madre», disse prima di lanciarsi nel buio.

Riaprì gli occhi nel buio più assoluto. Portò le mani avanti per muoversi a tentoni nell'oscurità e trovò soltanto un ostacolo freddo.
Qualcosa, sopra di lui lo teneva bloccato là dov'era. Raccolse l'energia per farsi un po' di luce, ma sembrarono tentativi inutili.
«Andiamo! Stupidi poteri! Funzionate!», supplicò.
Riuscì a fare luce, era un una cassa di legno, e dopo qualche altro tentativo riuscì a farne saltare via il coperchio.
Una fanghiglia melmosa si riversò verso di lui, e Zick si alzò velocemente per non venire sommerso.
Scoprì di essere finito in una cassa che affondava velocemente nella melma di una palude putrida e puzzolente.
Saltò fuori e iniziò ad affondare velocemente. Arrancò fino ad una zolla di terra da cui spuntava un fatiscente albero spoglio e sfruttò le sue radici per sfuggire alle sabbie mobili.
Si alzò a fatica, appesantito dall'acqua putrida che sentiva fin dentro le mutande.
Si lanciò attorno un'occhiata attenta, cercando di studiare il territorio. A parte la melma e gli alberi fantasma l'unica terra solida sembrava essere a parecchie decine di metri da lui; un bosco cupo e ombroso decisamente poco invitante.
Si tolse la giacca e la maglia, li strizzò e li rimise addosso, poi riempì i polmoni di fetida aria gelida e iniziò ad urlare: «Elena!! Charlie!!»
Aspettò una risposta, e quando non la sentì arrivare iniziò a saltellare tra le radici per raggiungere il bosco.

«Eih!», esclamò Elena fermandosi all'improvviso. «Ho come avuto l'impressione che qualcuno mi chiamasse»
Si fermarono, la valle che si stagliava davanti a loro era una distesa scura con solo qualche arbusto qua e là che contribuiva ad incupire tutto.
«Prega che sia così», sospirò Charlie.
Elena lo guardò di sbieco «Arriverà», disse fiduciosa; poi decise di cambiare discorso. «Cos'è che fa il l'Uomo Nero esattamente?»
«Il suo nome ufficiale è Babau, prende con sé i bambini e gioca con le loro paure. Più loro sono terrorizzati più lui diventa forte»
Rifletté qualche istante.
«Di cos'ha paura Charlie?»
Elena sospirò. «Del Babau, ovviamente. Del buio. Dei profondi buchi neri e dei mostri. Insomma... E' un bambino»
Charlie la guardò rassegnato.
«Era una domanda retorica, so bene di cos'ha paura», indicò un punto oltre le colline spoglie. «E' da quella parte, dritto nella sua tana, che è un buco nero senza fondo pieno di mostri e dove vive il Babau»
«Deve essere terrorizzato», sussurrò Elena ansiosa.
«Lo è», le disse il ragazzo. «E quando il Babau sarà abbastanza forte trasformerà me in un Babau», si puntò un dito addosso.
«Stai scherzando, vero?»
Charlie sospirò. «Mi piacerebbe»
«Perché?»
«E' così che nascono i Babau, da ciò che resta degli amici immaginari dimenticati, il più delle volte.»
«Oh! Charlie!», esclamò Elena rattristata. «Ma io non ti ho dimenticato! Ti vedo ogni volta che guardo mio fratello!»
«Lo so, tranquilla», la rassicurò il ragazzo. «Non mi avrà, stai tranquilla».
Sospirò, poi tornò a guardare il monte scuro in lontananza. «Comunque; un'energia potente era intrappolata nel sottosuolo, si è nutrita delle paure di ogni bambino di Bibburg e ha dato vita a quest'Uomo Nero, quando la trivella del cantiere ha raggiunto la bolla d'energia ha finito per liberarlo. E lui è andato a tormentare l'amico immaginario più vicino. Me»
«E quindi mio fratello Charlie», continuò lei per lui.
«Esatto» Le lanciò un'occhiata cauta. «Per fortuna mia e di tuo fratello abbiamo una Rifugiatrice pronta ad aiutarci»
Elena sorrise «Una Rifugiatrice non può fare poi molto»
Charlie sorrise di sbieco. «Non saprei, ma di certo», le puntò un dito contro, «per questa Rifugiatrice c'è almeno un domatore pronto a lanciarsi in un buco nero senza fondo»
Elena arrossì. «Vedrai che Zick sarà già sulle nostre tracce»
«Lo spero davvero, e spero che sappia come non cacciarsi nei guai»
«L'ultima volta che gli ho chiesto qualcosa sull'Uomo Nero credeva che non esistesse», borbottò la ragazza. «Allora speriamo che abbia aspettato che gli dessero qualche informazione prima di seguirci, anche se così arriverebbe ancora più tardi»
«Se lo conosco quanto credo non ha guardato in faccia nessuno e si è lanciato sotto il letto»
Charlie sbuffò. «Già, ma non possiamo aspettarlo, Charlie ha bisogno di noi»
Elena annuì. «Anche Zick potrebbe averne»
«Ma lui sa cavarsela»
«C'è la possibilità che il Babau non sappia che è qui?», domandò Elena speranzosa.
«Lui sa tutto quello che succede nel suo mondo, è parte di lui; se poggi il tuo bel sederino per terra lui lo saprà subito!»
Le lasciò un po' di tempo per rimuginarci su, poi le domandò a bruciapelo: «Di cos'hai paura tu?»
Lei lo guardò pensierosa, poi esclamò: «Oh! Andiamo!», si lasciò cadere per terra e indicò la montagna sottile alle sue spalle; «Credi che una Rifugiatrice esperta come me possa essere presa di mira da qualcuno come lui?», puntò il pollice dietro le spalle.
Charlie sollevò un sopracciglio: «Hai paura di mostrarti debole», le disse.
«Cosa? No! Certo che no», Elena lo guardò scandalizzata.
«Tutti hanno paura di qualcosa», le disse il ragazzo. «Tu hai paura che a Charlie possa succedere qualcosa, tanto per cominciare»
«Sono sua sorella! E' normale che io sia preoccupata per lui!», si lamentò Elena.
«E scommetto che hai paura degli scarafaggi», continuò guardando alle sue spalle.
«Se entra uno scarafaggio in casa io lo inseguo con la scopa»
Charlie la afferrò per i polsi e la sollevò di peso. «Parlo di tanti scarafaggi», le disse. «Così tanti che potrebbero sommergerci entrambi»
Elena si guardò alle spalle. Centinaia, forse migliaia di scarafaggi si stavano avventando contro di loro.
«Porca Bomba!», esclamò la ragazza.
«Mi sembrava strano che non avesse già iniziato a giocare con noi»
Elena indietreggiò velocemente. Tornarono all'entrata del bosco.
«Stiamo tornando indietro, mio fratello è dalla parte opposta!», strillò la ragazza. Afferrò un sasso da terra e lo scagliò addosso a quegli scarafaggi schifosi.
Quello rimbalzò tra di loro senza neanche spaventarli.
«Dove diavolo è Zick quando serve?», si chiese Elena con il cuore in gola.
«Sta arrivando, ne sono sicuro, ma per sicurezza proviamo a cavarcela da soli», le propose Charlie.
Elena afferrò un bastone, «Puoi starne certo», disse, «Quello sta giocando hai detto, non è così?»
«Gioca con le tue paure, sì»
Elena sorrise a mezza bocca. «Ora vedrà di cos'è capace Elena Patata per la sua famiglia e per le persone a cui vuole bene!»
Charlie la guardò senza capire.
«Seguimi!», gli ordinò lei. Poi iniziò a correre incontro agli scarafaggi sciamanti; ci passò attraverso calpestandoli e colpendoli con il bastone. «Corri Charlie!»
Iniziarono ad arrampicarsi sulle loro caviglie, Elena aveva le gambe scoperte e i pantaloncini corti, strillò sentendo le loro zampette sulla pelle. Appena raggiunse il tratto di terra privo di insetti si buttò a terra e tentò di scrollarseli di dosso.
«Toglili! Toglili!», gridò supplicando Charlie di aiutarla.
Lui la afferrò per le braccia e la costrinse a star ferma. «Calmati! Non ci sono più, sono spariti»
Elena tentò di ricominciare a respirare normalmente; guardò il punto in cui appena pochi istanti prima aveva attraversato un mare di scarafaggi e non vide nulla se non la sterpaglia umida e scura che c'era ovunque per la vallata.
«Hai avuto un coraggio pazzesco, per questo giro l'hai battuto», le sorrise e la abbracciò forte. Elena ricambiò la stretta sollevata.

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