2. Bastoncini di liquirizia

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Per quasi un secolo, la città di Bald Slope nell'High Country era sopravvissuto a malapena come rifugio estivo per i ricchi accaldati e spossati del Piedmont  del North Carolina. Durante mesi freddi, quando le case estive quasi tutti negozi del centro erano chiusi con assi di legno, la cittadina andava il letargo come una bestia invernale. La gente del posto tirava avanti con le verdure che aveva inscatolato e i soldi guadagnati d'estate. Quando l'ultima neve si scioglieva, erano tutti deboli affamati e non vedevano l'ora che tornassero i residenti estivi.
Marco Cirrini sciava sul versante del Nord di Bald Slope Mountain da quando era ragazzo. Usava i vecchi chic è il padre si era portato dietro dall'Italia. I girini erano comparsi dal nulla, erano arrivati in città in pieno inverno, i capelli lucidi come carbone nero sulla neve. Non si erano mai davvero integrati. Marco però ci aveva provato. Ci aveva provato accompagnando gruppi di ragazzi del posto su in montagna, di inverno, e mostrando loro come fabbricarsi proprio sci e come usarli. Si faceva pagare con gli spiccioli e i vasetti di chutney di fagiolini e cavolo rosso speziata che i ragazzi sgraffignavano dalle magre dispense delle madri. A 19 anni, decise che poteva usare di più. Poteva fare in modo che d'inverno a Bald Slope accadessero grandi cose. Marco Cirrini era sfacciato,  non aveva paura del duro lavoro e aveva quella misteriosa bellezza mediterranea che lo escludeva dell'alta società montana; richiamò investitori fin da Asheville e da Charlotte perché comprassero le terre. Inizio lui stesso la costruzione del lodge mentre i residenti della città  lo schernivano. Loro erano la panna e le patate e le ballate dimenticate da tempo degli antenati inglesi, irlandesi e scozzesi che si erano insediati sui monti Appalachi del sud. Secondo il loro modo di pensare, le cose avrebbero dovuto restare per sempre com'erano. Non volevano cambiamenti. Ci vollero 15 anni, ma alla fine il resort sciistico di Bald Slope fu completato e, con gran sorpresa di tutti, fu un successo immediato.
Il cambiamento era una bella cosa!
D'inverno in negozio non ci sarò più. Spuntarono Bed end breakfast, negozi sportivi ristoranti. Invece di chiudere le case per l'inverno, i residenti estivi iniziarono ad affittarle agli sciatori. Alcuni decisero addirittura di trasferirsi in pianta stabile a Bald Slope e traslocarono nelle case per le vacanze, con le verande chiuse gli alberi dalle larghe chiome, facendo nascondere così l'alta società di Bald Slope che ancora esisteva. Lo stesso Marco fu accolto in quel bel mondo attivo 12 mesi l'anno. Dopotutto, era merito suo se quel bel mondo si era formato. Finalmente le sue origini non avevano più importanza, ciò che importava era che aveva salvato Bald Slope.
La città era finalmente sua.

***

Josey si fermò davanti a un piccolo bungalow giallo e confronto il numero sulla cassetta delle lettere con l'indirizzo che aveva copiato dall'elenco telefonico quella mattina. Era quello. Si chinò sul volante e  sbirciò fuori dal parabrezza. La vernice sembrava fresca e le finestre erano pulite. Ma era evidente che Della Lee non si prendeva cura del piccolo cortile dell'estate precedente. Gli gnomi da giardino e i fiori di plastica erano ancora allineati lungo il vialetto che conduceva al portico, in cortile c'era ancora uno sdraio di plastica per prendere il sole, ora ricoperta da piccole foglie di un nero rossastro cadute dalla sangue nella canta la casa.
Josey parcheggiò la grande Cadillac dorata -un'idea della madre- e spense il motore.
Quel quartiere operaio lei era vagamente familiare, perché il padre lo attraversava durante le loro escursioni domenicali, quando Josey era bambina. Lei viveva per quei giri in macchina. Erano gli unici momenti della sua infanzia in cui era calma. Il resto del tempo era intrappolata in una costante lotta di potere con la madre, una lotta che ancora oggi Josey non riusciva a spiegarsi. Non aveva idea del perché da piccola fosse tanto cattiva. Non aveva idea del motivo per cui piantava scenate simili. La madre non se la meritava di certo. Durante quei giri macchina, però, mentre Marco parlava, Josey si rilassava. Il padre sapeva tutto di Bald Slope . Conosceva ogni quartiere a memoria, era vicino ai settant'anni quando lei era nata e ormai era una figura affermata in città, ricco, con i capelli argentati e l'andatura spavalda. Figlio di uno spazzacamino, in prima media aveva lasciato la scuola per lavorare con il padre. Marco raccontava a Josey che da bambino stava in piedi sui tetti, osservava le case e sognava di possedere quella più alta nel quartiere più bello, dove nessuno potesse guardare il suo tetto dall'alto in basso figuriamoci guardare lui dall'alto in basso. Marco era morto quando Josey aveva nove anni ed era stato come se qualcuno l'avesse risvegliata con un forte pizzicotto. A Josey non restava che la madre, con la quale fino al momento era stata terribile. Fu allora che decise: ci fosse voluta anche un'eternità, si sarebbe fatta perdonare per tutte le cose orribili che le aveva fatto. Il giorno in cui il padre morì, fu il primo in cui si morse la lingua, il primo in cui accettò una critica senza ribattere e il primo in cui iniziò a rendersi conto di quanto sarebbe stata dura cambiare il modo in cui la gente la vedeva. Quasi vent'anni dopo, ci provava ancora.
Josey prese un respiro profondo è uscì dall'auto.
Aveva avuto un colpo di fortuna quel giorno, dopo aver accompagnato la madre dal parrucchiere. Di solito si sedeva lì e l'aspettava, chiacchierava con le signore anziane, emetteva suoni comprensivi quando le raccontavano nei dettagli la loro sciatica e la loro artrite. La madre però le aveva ricordato che doveva andare a ritirare l'olio di menta piperita che si faceva preparare espressamente da Nova Berry, la strana donna la cui famiglia gestiva il supermercato biologico. Stavano per rimanere senza. Evidentemente non era stato cosparso abbastanza sulle soglie di casa. Questo spiegava come mai Della Lee fosse riuscita entrare.
Josey era andata ritirare l'olio, ma Nova non l'aveva ancora preparato. Le aveva detto di tornare qualche giorno dopo, poi aveva ripetuto ancora una volta a Josey che il rosso era il suo colore magico, cosa che le faceva sempre piacere sentire, anche se Nova probabilmente lo diceva soltanto per convincerla a comprare una delle sue sciarpe rosse all'uncinetto o un cappello. Uscendo dal supermercato biologico, Josey aveva intenzione di passare soltanto davanti alla casa di Della Lee. Non aveva tempo per altro. Eppure... Della Lee era nel suo guardaroba da due giorni ormai e lei ancora non era riuscita a scoprire perché fosse lì o come poteva cacciar la senza rivelare le sue provviste segreto il mondo intero. Forse la casa di Della Lee le avrebbe offerto qualcosa da barattare. Forse lì dentro c'era qualcosa che Della Lee nascondeva.
Niente di meglio di una bella effrazione con scasso per ravvivare la giornata.
Le foglie di sanguinella le scricchiolavano sotto i piedi mentre procedeva con cautela attraverso il cortile e si sforzava di non avere un'aria troppo furtiva. Quando raggiunse il portico, fu stupita di trovare la porta aperta, anche in quella giornata fredda. Forse Della Lee aveva delle coinquiline?
Josey sollevò la mano per bussare, poi esitò. Tenne il pugno bloccato in aria per l'indecisione e infine bussa una volta contro la porta a zanzariera.
Nessuna risposta.
"Salve?" Gridò. Anche da fuori, poteva sentire l'odore caldo a denso di chiuso dell'interno, come vecchie lenzuola rimasto troppo a lungo nella asciugatrice. La caldaia era al massimo. Ancora nessuna risposta. Le venne in mente che forse Della Lee se n'era andata di fretta e che potevo aver lasciato la porta aperta. Josey era sempre più curiosa.
Guardò sopra la spalla per controllare se qualcuno lo osservava, poi aprì la porta a zanzariera ed entrò. La casa era sottosopra. C'erano lattine di birra ovunque. Sul pavimento vide una tazza da caffè rotta e una macchia di caffè sulla parete in fondo, come se la tazza fosse stata lanciata. Una sedia era capovolta.
Josey aveva fatto solo pochi passi all'interno inciampando in una lattina di birra in quella che sembrava la manica strappata di una camicia di jeans da donna, quando si fermò di colpo, il cuoio capelluto che si tendeva il cuore che balzava contro la gabbia toracica come un gatto spaventato.
Sul divano era sdraiato un uomo.
Restò dov'era per qualche istante, paralizzata, nel timore di aver fatto abbastanza rumore da svegliarlo.
Non era di certo il genere di uomo che vorresti svegliare. Era senza maglietta aveva i jeans aperti, una mano infilata a metà nella cerniera. Aveva un sorriso soddisfatto sulle labbra, come se sapesse, anche nel sonno, che le donne tutt'intorno a lui morivano d'amore, perché si era preso i loro cuori e li aveva nascosti dove non li avrebbero mai trovati. I muscoli indicavano che trascorreva un sacco di tempo in palestra. Aveva gli zigomi alti e i capelli lunghi, lisci e scuri. Odorava d'alcol e di qualcos'altro, come quando si avvicina un fiammifero a una pianta di rose. Era un buon odore, ma cupo e fumoso, e Josey ebbe un giramento di testa, come se vi si stesse perdendo, in un certo senso.
Di colpo capì.
Era quello il motivo per cui Della Lee se n'era andata. Josey era entrata lì in cerca di qualcosa da usare contro di lei e guarda che cosa aveva trovato. Fece un passo indietro e si vergognò profondamente. Doveva soltanto uscire di lì. Fingere di non sapere.
Poi però qualcosa, a livello elementare, la fermò. Sentiva un legame con Della Lee in quel momento, un legame che non era in grado di spiegare. Percepiva la sua presenza tra quelle mura, una sua autentica, profonda infelicità, come se fosse la propria. Era così familiare: la convinzione che nulla sarebbe mai cambiato e che quindi non valeva la pena di continuare a tentare.
D'accordo, forse far sapere a Della Lee che ora lei sapeva poteva essere d'aiuto. Poteva impedirle di tornare a quella... quella violenza.
Josey si girò leggermente la testa percorse con lo sguardo un breve corridoio. Fece ancora qualche passo lento all'indietro, gli occhi fissi sul viso dell'uomo, attenti al minimo movimento. Poi si voltò e camminò lungo il corridoio in punta di piedi, oltrepassando qualche mucchietto di vestiti maschili sporchi. Alle pareti erano prese alcune fotografie storte di Della Lee bambina, con i capelli e gli occhi scuri. Josey si chiese quando avesse iniziato a tingersi di biondo. Una foto la ritraeva in cima a una struttura gioco da arrampicata. In un'altra si tuffava nella piscina pubblica dal trampolino più alto. Sembrava che sfidasse il mondo a far le male.
La stanza da letto di Della Lee, in fondo al corridoio, pareva uscita dei sogni adolescenziali di Josey. All'epoca, aveva chiesto educatamente alla madre se poteva prendere un paio di poster, mettere qualche tenda colorata e un copriletto con i cuori. La madre le ho risposto con disappunto. Perché doveva chiedere qualcos'altro, come se quello che avesse non fosse abbastanza? Il pesante letto di quercia, la scrivania antica e la chaise-longue di pelle scamosciata erano tutte Cose Molto Belle. Evidentemente Josey non apprezzava le Cose Molto Belle.
Le pareti della stanza di Della Lee erano dipinte di Viola e all'unica finestra c'erano tende velate color lavanda. A una parete era attaccato il poster di un gatto himalayano bianco, insieme ad alcune pagine strappate da riviste di moda. C'era una piccola toilette bianca con lo specchio e il ripiano cosparso di tubetti e bottigliette di trucchi vari. Alcuni borsoni con i nomi di società cosmetiche, come quelli che regalano per gli acquisti nei grandi magazzini, erano appoggiati in angolo accanto alla toilette.
Josey afferrò qualche borsone e aprì leggermente i cassetti finché non trovò calzini, mutandine e reggiseni. Ne riempì una sacca, poi mise i trucchi in un'altra borsa.
Il cuore che le batteva con forza, andò al guardaroba e tolse i vestiti dalle grucce il più silenziosamente possibile.
Si inginocchiò per prendere qualche paio di scarpe. C'erano due gruppi distinti: scarpe da tennis macchiate di grasso e di cibo, che evidentemente Della Lee indossava lavoro, e stivali di pelle o scarpe con il cinturino e il tacco alto, che probabilmente metteva quando usciva la sera. Josey ne prese due paia per categoria. Stava per rialzarsi quando notò la scatola di cartone in un angolo del guardaroba. Sopra c'erano impilati alcuni maglioni e su un lato, con l'evidenziatore verde, campeggiava la scritta PRIVATO.
Josey strisciò fino alla scatola e fece scivolare giù i maglioni. Dentro la scatola vide decine di vecchi taccuini a spirale, fasci di lettere e fotografie. E un paio di vecchi gioielli, dal valore probabilmente sentimentale ma non costosi, avvolti in una carta velina giallognola. Sopra vide l'annuario della Bald Slope High, con il nome di Della Lee scritto in rilievo. Dentro era ripiegato il suo certificato di nascita.
All'improvviso Josey sentì alcuni movimenti in soggiorno. Girò la testa e sfiorò un cappotto appeso sopra di lei. Una spalla del cappotto scivolò giù dalla gruccia e il cappotto oscillò, a un soffio dal cadere del tutto. Josey sentì l'uomo sospirare e poi il cigolio delle molle del vecchio divano.
Ora avanzava in corridoio.
Il corpo di Josey si irrigidì e le sembrò davvero che le orecchie ruotassero mentre si sforzava di sentir che cosa faceva il tizio. Le ci volle un istante per rendersi conto che usava il bagno, confinante con il guardaroba.
La gruccia di metallo dondolava ancora sopra di lei e cigolava leggermente. Se il cappotto fosse scivolato giù, la gruccia avrebbe colpito la parete e lui l'avrebbe sentita. Josey la fissò disperatamente e recitò ogni sorta di preghiera.
Si udì il getto d'acqua dello scarico, poi il tizio uscì in corridoio strascicando i piedi. I suoi passi erano lenti, assonnati.
Di nuovo il cigolio delle molle del divano.
Silenzio.
Josey aspettò finché i muscoli non cominciarono a tremarle per la tensione,!034 essere stati nella stessa posizione scomoda tanto a lungo, quindi si precipitò fuori dal guardaroba con la scatola e afferrò i borsoni. Andò alla porta della stanza da letto e sbirciò fuori prima di incamminarsi lentamente lungo il corridoio. Si fermò subito prima di svoltare in soggiorno.
Lo sentiva respirare.
Il respiro era abbastanza debole da indicare che si era riaddormentato ?
Josey si fece coraggio, avanzo di un ultimo passo e fu in soggiorno.
Per poco non lasciò cadere tutto quello che portava.
Lui era seduto sul divano.
Ma poi vide che la testa era appoggiata all'indietro sui cuscini. Si era addormentato seduto. Nel posacenere, sul tavolino, c'era una sigaretta consumata quasi fino al filtro. Accanto al posacenere c'era una borsetta di pelle rigata da cui spuntava un lucido portafoglio viola, con sopra l'iniziale D in bianco.
Della Lee avrebbe avuto bisogno dei documenti.
Josey tremava mentre muoveva gli ultimi passi fino alla borsetta. Per afferrare il portafoglio e sfilarlo dovette chinarsi, con la scatola e i borsoni e tutto il resto.
Poi camminò silenziosamente all'indietro fino alla porta e aprì la zanzariera con una spinta del sedere, senza distogliere gli occhi dal tizio fino all'ultimo momento, quando fu costretta a voltarsi.
Cercò di afferrare la zanzariera con il gomito perché non si chiudesse di colpo, ma non fece in tempo. La porta andò a sbattere rumorosamente contro l'infisso.
Josey scese gli scalini di filato. Faceva cosi caldo dentro la casa che correre nell'aria gelida fu come cadere in acqua. I capelli umidi sulla nuca si raffreddarono all'istante e le venne la pelle d'oca. Josey si fermò sul marciapiede e lasciò cadere le cose di Della Lee accanto all'auto. Tirò fuori le chiavi dalla tasca del cappotto e apri il bagagliaio con il dispositivo sul portachiavi, esattamente nello stesso istante in cui la zanzariera del bungalow si chiudeva di nuovo di colpo e l'uomo bellissimo dai capelli lunghi usciva sul portico.
«Ehilà? Che cosa stai facendo?» gridò l'uomo. Aveva una voce melodiosa e il vento la portò a Josey come un regalo. La ragazza si fermò addirittura per un istante e si voltò verso di lui. La seduzione era il sesto senso dell'uomo, che seppe di aver fatto colpo su di lei
«Tu» disse lui con un sorriso teso, mentre scendeva gli scalini verso Josey. Con una magnifica oscillazione della testa gettò lunghi capelli scuri oltre la spalla. «Sei appena stata in casa mia?»
Josey sentì il gracchiare di un corvo poco distante, presagio di pericolo, e trasalì. Si riscosse dall'incanto, gettò rapidamente le cose nel bagagliaio e lo richiuse di colpo.
Corse sul lato del guidatore ed entrò in macchina.
Mentre si allontanava al volante della Cadillac più gran de e più dorata di tutto il Sudest, l'uomo restò fermo sul marciapiede a guardarla.
Era ancora li che la fissava, lo sguardo cupo come una maledizione gitana, quando lei svoltò allo stop e filò via.

Giorni di zucchero fragole e neve.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora