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La nuova domestica di casa Cirrini non parlava quasi inglese. Era stata assunta all'inizio dell'anno, dopo l'impianto della protesi d'anca, per aiutare Margaret a fare il bagno. Helena però non comprendeva ciò che ci si aspettava da lei. Sedeva sul coperchio abbassato del Water, distoglieva lo sguardo e si torceva nervosamente le mani, mentre nella vasca Margaret faceva il gioco dei mimi per farle capire che voleva il sapone. Del bagno della madre finì per occuparsene Josey.
Elena era stata assunta anche per andare a fare la spesa. Ma il primo giorno che la mandarono al mercato con una lista, passò due ore a piangere sotto il portico davanti a casa, le lacrime che cadevano nei vasi dove più tardi sarebbero spuntati inspiegabili fiori tropicali sudamericani. Così Josey finì con l' occuparsi anche di quello.
In pratica, Helena ora aveva il compito di tenere in ordine la casa, preparare vestiti e imparare l'inglese scambiando pettegolezzi con Margaret. La sua stanza era al pianterreno e ogni volta che a Josey capitava di avventurarsi al piano di sotto dopo l'ora di andare a letto, lei cacciava nervosamente fuori la testa. Quando Josey e Margaret tornarono a casa dopo l'appuntamento dal medico, sentirono il ronzio dell'aspirapolvere al piano di sopra. Era un buon segno. Se Helena faceva ancora le pulizie, significava che non aveva trovato Della Lee nel guardaroba, fu il pensiero di Josey. Aiutò la madre a sedersi sulla sua poltrona preferita in salotto, poi andò di sopra: Helena stava passando l'aspirapolvere sulla passatoia nel corridoio. Josey le si avvicinò e le diede un colpetto sulla spalla per richiamare la sua attenzione. E la richiamo eccome. Helena lanciò un urlo e corse per il corridoio, senza neanche voltarsi a vedere chi fosse. L'aspirapolvere, ancora acceso, cade sul pavimento e iniziò a mangiarsi le frange della passatoia.
"Helena , aspetta!" Gridò Josey correndole dietro. La raggiunse prima che arrivasse all'angolo in fondo al corridoio che dava sulla stretta scala per la cucina. "Va tutto bene! Sono soltanto io!"
Elena si fermò e si voltò. "Signorina... Cirrosi?" Chiese dubbiosa, come se si aspettasse qualcun altro. "Sì. Sono io. Non volevo spaventar ti. Stai bene?" Helena si portò la mano al cuore e respirò affannosamente. Annuì e tornò di corsa all'aspirapolvere. Staccò la spina e si inginocchiò per tirar fuori le frange della passatoia che si erano avvolte intorno alla spazzola.
Joe sei la seguì. "Helena, per caso hai...ehm, ripulito dove si è rotta la lampada in camera mia?"
"Pulito. "Helena si alzò e fece il segno della croce, poi bacio il crocifisso che portava al collo. "Stanza signorina cirrosi strana oggi. "
"Strana? Hai visto qualcosa... di insolito?" "Visto no. Sentito. Freddo nella stanza "risposi alla domestica.
Josey sospirò sollevata. "Ho aperto la finestra questa mattina presto. Tutto qui. "Sorrise. "Non preoccuparti di passare l'aspirapolvere di sopra. Mia madre è giù in salotto. "
"Signora cirrosi sotto?"
"Sì, Margaret è di sotto. "
Questo le avrebbe tenuto entrambe occupate e alla larga dalla sostanza per un po'. A Margaret piaceva guardare le Napoli le. E a Elena, per quel che poteva, piaceva diffondere gli ultimi pettegolezzi dell'ultimo della zona orientale della città, compreso il centro ricreativo cattolico, un posto che Margaret trovava pieno di un fascino del tipo "qualunque cosa facciano, i battisti la fanno meglio. "Mentre Helena iniziava va ad avvolgere il cavo intorno all'aspirapolvere, Josey andò nella propria stanza. A colazione aveva mangiato ciò che la madre voleva che mangiasse: una modesta ciotola di fiocchi d'avena e qualche mora. Non appena vide il guardaroba lo stomaco brontolò. Il suo cibo era lì dentro. Tutto il suo adorato cibo. Lo stanzino segreto era in realtà il guardaroba della stanza adiacente, nascosta dietro un enorme armadio, un vecchio cimelio della famiglia Cirrini ridicolmente massiccio, che occupava tutta la parete. Josey aveva scoperto la porta fra i due guardaroba per caso, da piccola, quando si sedeva lì dentro a mangiare le caramelle che si nascondeva in tasca. All'epoca si rintanava in quel posto segreto solo per far preoccupare la madre, adesso invece lo forniva di riviste, romanzi tascabili e dolci. Molti, moltissimi dolci. Biscotti farciti di marshmallow e ricoperti di cioccolata. Noci pecan al cioccolato. Caramelle mou e barrette al caramello con ripieno cremoso. Gelée alla frutta e Werther's Original. Caramelline alla cannella e rotelline di liquirizia. Confezioni su confezioni di muffin in e altre tortine Little Debbie. Lo stanzino segreto aveva un profumo rassicurante, come Halloween, come lo zucchero e il cioccolato e i fruscianti involucri di plastica.
Josey si tolse il cappotto e lo posò sulla chaise-longue insieme alla borsetta, poi andò al guardaroba. Si strinse addosso il cardigan portafortuna, espresse un desiderio e aprì la porta. "Sbaglio o ho appena sentito la domestica chiamare te e tua madre <<la signorina alla signora cirrosi?>>" Chiese Della Lee ridendo.
Non c'era da stupirsi che Della Lee lo trovasse buffo. Alcune persone si divertivano a chiamare Josey e la madre "le sorelle Cirrini. " Margaret aveva avuto Josey in età avanzata. Josey aveva solo 27 anni, quindi in pratica quelle persone le davano della vecchia. Tuttavia, così facendo la paragonavano a Margaret, che un tempo era la bella di Blad Slope, la donna sposata al compianto e stimato Marco Cirrini. C'erano soprannomi peggiori, insomma. Alla madre la definizione non piaceva e la scoraggiava ogni volta che poteva. Margaret era minuta, bella ed eterea. Josey sembrava una danza chiazzo scura accanto a lei. "Sorelle? "Diceva Margaret. "Non ci assomigliamo affatto. "
Le spalle di Josey crollarono. "È un miracolo che non ti abbia vista. Ti troveranno prima poi."
"È solo per un po'. "
"Definisci 'un po''"
"Tutto il tempo che ci vuole, immagino. Giorni? Settimane?"
"Ho sentito dire che all'Holiday Inn hanno dei guardaroba fantastici. Dovresti provarli. "
"ma non hanno un distributore di snack incorporato comequesto" ribatté Della Lee e Josey fu costretta ad accettare che quella donna, impertinente, sporca di mascara e cocciuta, sarebbe rimasta nel suo guardaroba finché non fosse stata lei a decidere di andarsene. "Non hai intenzione di discutere? " Chiese Della Lee.
"Servirebbe a qualcosa?"
"Forse ti farebbe stare meglio. "
"C'è solo una cosa che mi farà stare meglio. Scusami" disse Josey mentre entrava e faceva scivolare la falsa parete.
Della Lee si rifugiò di corsa in un angolo, in modo più drammatico di quanto Josey ritenesse necessario, come se temesse di essere toccata. Josey afferrò un una latta rossa di biscotti speziati Morovian e un pacchetto di dolcetti al cocco e marshmallow ricoperti si cioccolato, poi andò alla scrivania e si sedette. Aprì la latta di biscotti iniziò a mangiare lentamente, assaporando ogni morso sottile di spezie e melassa.
Della Lee la guardò per un po', poi si voltò e si distese in modo scomposto sul pavimento, a fissare i vestiti di Josey. Sollevò una gamba avvolta nei Jeans per sfiorarli e per la prima volta Josey si accorse che Della Lee indossava una scarpa sola. "Così è questa la vita di Josey Cirrini, " disse infine la donna. Josey si concentrò sul biscotto. "Puoi andartene, se non ti piace."
"È davvero questo che fai tutto il giorno? Non hai amici?" Chiese Della Lee e scosse la testa "non sapevo che la tua vita fosse così. Quando eri piccola ti invidiavo. Credevo che avessi tutto. "
Josey non sapeva che cosa ribattere. Non riusciva a immaginare che una donna bella come Della Lee la invidiasse. Josey non aveva tutto. Aveva soltanto i soldi. E li avrebbe dati via, i soldi e tutto ciò che aveva, ogni granello di zucchero, per l'unica cosa che desiderava davvero al mondo e non avrebbe mai avuto.
D'un tratto la testa di Josey si inclinò di lato.
Lo sentì avvicinarsi, come una magia, come uno strattone alla bocca dello stomaco. Come la fame, ma era una sensazione più profonda, più intensa. L'aspettativa del gelato. L'aspettativa del cioccolato. Morbido torrone che usciva da una barretta di cioccolato.
Al maglione rosso, allora, un po' di fortuna era rimasta.
"Che cosa succede?" Chiese Della Lee mentre Josey spingeva indietro la sedia e andava alla finestra.
Lui stava risalendo il marciapiede. Era in anticipo.
La casa della famiglia Cirrini si trovava in uno dei quartieri più vecchi della città. Quando Marco Cirrini aveva fatto fortuna con il resort sciistico di Bald Slope, aveva comprato una casa nel quartiere in cui aveva sempre sognato di vivere e l'aveva buttata giù subito. Al suo posto aveva costruito una grande dimora vittoriana, azzurra. Diceva di volere una casa che spiccasse perfino fra le case di spicco. Voleva che chiunque passasse davanti alla casa dicesse :" qui vive Marco Cirrini." Tutte le case del quartiere erano arretrate, tranne quella della famiglia Cirrini, che era frontale e centrale, la casa avida di sguardi costruita dal figlio di poveri immigrati italiani.
Adan sarebbe stato alla porta in un attimo.
Josey corse fuori dalla stanza
Helena e Margaret chiacchieravano in salotto quando lei scese le scale e rallentò il passo fino a camminare.
"È arrivata la posta" gridò.
Margaret ed Helena non interruppero la conversazione, il cui tenore era più o meno questo:
"Naomi O'Toole?"
"Si, signora Cirrosi."
"Era lì?"
"Si, signora Cirrosi."
Josey aprì la porta d'ingresso, con le sue assurde vetrate dai mille colori, poi fu la volta della zanzariera, gli occhi fissi sugli scalini del portico, per non perdersi un solo istante di lui. La porta a zanzariera si bloccò di colpo e andò a sbattere contro qualcosa di morbido. Josey si rese conto inorridita di aver colpito Adam Boswell mentre infilava la posta nella cassetta sistemata sulla destra.
"Cavoli" disse Adam con un sorriso. "Come mai tanta fretta, Josey ?"
Adam indossava l'uniforme pesante e i pantaloni coprivano le cicatrici sulla gamba destra, quella che lui usava con cautela. Era un bell'uomo, atletico. Il viso rotondo era sempre abbronzato, dorato in realtà, come se qualcosa caldo e brillante ardesse dentro di lui. Aveva i capelli ricci, biondo scuro, e ogni tanto li tratteneva all'indietro con una bandana legata intorno alla testa. Era sulla trentina e aveva un segreto. Josey non sapeva quale, ma lo intuiva.
Adam non era di quelle parti, questo era certo. Tre anni prima si era presentato sulla soglia, con la posta in mano, e i sogni di Josey non erano più stati gli stessi. Di tipi avventurosi ne arrivavano a frotte a Bald Slope, con le sue famose e ripide piste da sci. Josey si era sempre chiesta de fossero state le piste ad attirarlo lì e se erano la ragione per cui era rimasto. Margaret aveva venduto il resort poco dopo la morte di Marco, ma a Josey faceva comunque piacere pensare di avere qualcosa a che vedere, seppur debolmente, con la ragione per Adam si trovava lì.
Visto che Josey se ne stava lì impalata a fissarlo, Adam tolse una delle cuffie dell'iPod dall'orecchio.
"Josey, stai bene?"
Lei si accorse subito di essere arrossita. Adam era l'unica persona al mondo a farla restare senza parole anche l'unica con cui avesse davvero voglia di parlare.
"Scusa" disse. "Non sapevo che fossi già qui. Sei in anticipo oggi. "
"La posta era leggera. C'è solo questo per te" disse nel passarle il catalogo che stava per infilare nella cassetta prima che lei lo centrasse in pieno con la porta a zanzariera.
"Grazie. "
Adam la guardò per qualche istante. "Hai qualcosa..." le indicò le labbra, poi si toccò l'angolo della bocca. "Proprio qui. "
Josey si portò immediatamente la punta delle dita alle labbra e sentì le briciole del biscotto. Le spazzò via, imbarazzata. Oh, si, era proprio una ragazza perbene e pulita.
"Giornata magnifica, non è vero?" Disse Adam e inspirò profondamente. L'aria fresca di mezzogiorno era insaporita dall'odore di pacciame delle foglie cadute e degli ultimi fiori più resistenti che si arrotolavano su se stessi in vista dell'inverno. "Adoro l'autunno."
Le dita di Josey si bloccarono sulle labbra. Era completamente incantata da lui. "Anch'io. "
"Ti mette voglia di fare qualcosa, non è vero?" Disse lui con sorriso. "Tipo uscire e...giocare fra gli alberi. "
Quella frase la fece ridere. Adam la osservò ridere e Josey non capì perché. Sembrava che l'avesse stupito.
Infine Adam disse: "bene, ci vediamo."
Josey trattenne il respiro, la sua superstizione personale, finché lui non ebbe disceso gli scalini e attraversato la strada. Non appena fu sul marciapiede opposto e scomparve dal suo mondo, Josey rientrò.
In salotto Helena aveva montato l'asse da stiro per stirare alcuni abiti di Margaret.
"Oggi bela posta c'era solo un catalogo" disse Josey. "Lo porto in camera, va bene?"
"Aspetta" la fermò Margaret e la squadrò a occhi socchiusi. "Indossavi quel maglione nello studio del medico?"
Oh, no. Josey aveva intenzione di toglierlo non appena rientrata. "Si" rispose, poi aggiunse subito: "ma avevo sopra il cappotto."
"Josey, ti ho chiesto di sbarazzarti di quel maglione l'anno scorso. È stato lavato così tante volte che ti è diventato troppo piccolo."
Josey cercò di sorridere. "Ma a me piace. "
"Sto solo dicendo che devi cercare qualcosa che ti vada bene. So che adori i tuoi cataloghi. Cerca qualcosa di una taglia più grande. E poi il rosso è un colore che non ti dona. Io si che potevo vestirmi di rosso quando avevo la tua età. Ma perché ero buona. Prova con il bianco o il nero. "
"Si, mamma. "
Josey si voltò e lasciò il salotto. Salì le scale e andò in camera sua, dove sedette alla scrivania a fissare la parete. Tirò il maglione, a disagio.
"Allora chi è?" Chiede Della Lee dal guardaroba.
"Scusa?"
"Il ti io per cui sei corsa fuori. "
Josey raddrizzò immediatamente la schiena. Appoggiò il catalogo sulla scrivania e lo aprì, sbigottita. Come accidenti fa a saperlo? "Non so di che cosa parli. " le rispose.
Della Lee restò in silenzio per qualche istante, mentre Josey mangiava i biscotti e fingeva di guardare il catalogo. "È come se ti avesse rubato il cuore, non è vero?" Disse infine. "Come se avesse allungato la mano e te l'avesse strappato via. E scommetto che sorride come se non lo sapesse, come se non sapesse che ha il tuo cuore in mano e che stai morendo per causa sua. "
Era la cosa più vera, autentica e triste che Josey avesse mai sentito. Era come sentire i gospel per la prima volta: lo stesso turbamento, la stessa paura nello scoprire che qualcuno può leggerti dentro. Josey si voltò a guardare Della Lee con differenza.
"Ti chiedi come faccio a saperlo. Alle ragazze come noi, quando ci innamoriamo, viene portato via tutto quello che abbiamo. Chi è?"
"E credi che lo venga a dire a te?"
Della Lee si piegò in avanti. "Ti giuro che non lo dirò a nessuno" mormorò in tono seducente.
"Già, sappiamo entrambe quanto sei onesta. "
"Bene. Me lo dirai quando sarai pronta. Posso aiutarti, sai. Si, è quello che farò. Ti aiuterò. " Della Lee si appoggiò all'indietro.
A Josey arrivo una zaffata di tabacco e fango. "Non sei nelle condizioni di aiutare nessuno. Che cosa ti è successo, Della Lee? Sembri ancora bagnata. "
Della Lee abbassò lo sguardo sui vestiti, poi si toccò i capelli piatti e pesanti. "Oh, mi ero dimenticata" disse. "Ho fatto un tuffetto nel fiume. "
"Hai nuotato nel fiume in questo periodo dell'anno?" Chiese Josey incredula.
"Al momento mi era sembrata una buona idea. L'ultima stupidaggine prima di andare al nord." Della Lee scrollò le spalle. "Una specie di redenzione, hai presente?"
"Redenzione da cosa?"
"Più di quello che potresti immaginare. Ascolta, voglio che tu vada in un negozio che vende panini nell'atrio al pianterreno del tribunale. Davanti agli ascensori. La proprietaria è una donna di nome Chloe Finley, ti piacerà un sacco. Fa un panino con pomodoro alla griglia e tre formaggi da far girare la testa, tanto è buono. Presidente uno, va bene?"
Josey, che era ancora bloccata sull'immagine di Della Lee nel gelido Green Cove River mentre si immergeva nella sua versione personale di un battesimo, fu presa alla sprovvista dal cambiamento improvviso di argomento. "Vuoi che vada a prenderti un panino adesso?"
"Perché no?"
"Perché devo pranzare con mia madre alle dodici e trenta. Poi devo restare con lei quando passerà il nostro consulente finanziario, oggi pomeriggio. E stasera devo aiutarla a fare il bagno e metterla a letto. "
Della Lee non fece una piega. "Allora domani" disse.
"Domani porto mia madre a fare manicure e pedicure. "
"Giovedì?"
"Giovedì devo portare mia madre alla riunione del circolo femminile. "
"Non mi stupisce che tu abbia tante riviste di viaggio. Scommetto che te la filerai, se mai riuscirai a scendere da questa ruota per criceti. "
"No che non lo farò" ribatté Josey, indignata, perché le figlie rispettabili restano al loro posto. Non importava che lei sognasse di andarsene ogni singolo giorno. "E se a me piacesse vivere così? Non ci hai mai pensato?
Della Lee sbuffò.
Josey rimise il coperchio alla latta di biscotti e si alzò.
Riportò nel guardaroba la scatola e il pacchetto di dolcetti al cocco e marshmallow che non aveva aperto.
"Puoi mangiarne quello che vuoi qui dentro. Il panino non te lo porto. "
"No, grazie. Aspetterò. "
"Dovrai aspettare un bel po'. "
Della Lee rise. "Tesoro, il tempo è l'unica cosa che mi resta. "

Giorni di zucchero fragole e neve.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora