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E anche un'altra giornata era finita, una delle mie solite giornate: college, studio, libri, stress e solitudine. La solita vita monotona insomma.
Dopo aver lasciato il college e aver salutato le mie compagne giunsi alla fermata davanti al campus dove riuscii a prendere il tram per un soffio. Arrivata mi sedetti in fondo vicino a un'anziana signora e lì mi lasciai andare ai miei soliti pensieri strani, sul mio futuro e sul periodo di assoluta incertezza che stavo passando.
Quello che stavo vivendo era, infatti, un periodo in cui avevo veramente bisogno di trovare i miei spazi e schiarirmi le idee sul mio futuro. Infatti da lì a poco avrei finito il college e ancora non sapevo cosa fare in seguito.
Da una parte sarei voluto fuggire via lontano dalla mia grande città, dalle luci, dalla massa di persone frenetiche, dal caos, dalla confusione, dallo stress, insomma sarei voluta fuggire da tutto e tutti per ritrovare me stessa. Dall'altra però avevo paura, paura di cosa mi sarebbe potuto accadere, lontano dalla mia quotidianità che amavo e odiavo allo stesso tempo.
Nella mia vita ha sempre seguito gli altri, non ho mai preso decisioni di testa mia. Iscrivendomi, ad esempio, a giurisprudenza seguendo le orme di mio padre; anche se non ho mai pensato realmente che quella fosse la mia strada, la mia vocazione e per questo mi sono ritrovata a ventiquattro anni, alla fine del college, sola e soprattutto infelice. Lì sul tram presi una decisione: da quel momento in poi avrei seguito il mio cuore e la mia testa, non avrei più ascoltato le persone che mi circondavano, avrei preso solo decisioni autonome, quello era il momento di ripartire, di ricominciare tutto da capo.
Ero immersa in questi pensieri astratti quando, mi accorsi di essere arrivata alla mia fermata che mi portava, come ogni giorni, proprio davanti a casa.
Aprii il vecchio portone di legno della mia palazzina, salii le solite quattro rampe di scale, aprii la porta del mio appartamento, buttai a terra il mio vecchio zaino, quello che avevo fin dai tempi del liceo, e mi diressi verso la mia camera, mi buttai sopra il mio amato letto e dopo neanche due minuti mi addormentai in un sonno così profondo che neanche la suoneria messa al massimo del mio telefono riuscì a svegliarmi.
Dopo due ore mi sveglia un po' confusa, presi il telefono e vidi che c'erano due chiamate perse dal mio migliore amico Duke, alché decisi di richiamarlo subito. Mi rispose dopo neanche due squilli e con una voce un po' irritata mi disse "Amy! È da ore che sto cercando di contattarti... Che ti è successo?", io allora gli risposi ridendo "Mi sono addormentata dopo la lezione di stamattina era stanchissima...", lui allora mi prese in giro dicendomi "La solita dormigliona...", io a mia volta disse "Senti chi parla, quello che ha dormito per quattordici ore di fila dopo la festa di Katrine, comunque che mi volevi dire di così importante?!", Duke allora rispose dicendomi "Ti volevo inviare ad uscire stasera, ci sono anche dei miei amici, te ne potrei presentare qualcuno", io senza neanche pensarci rifiutai dicendo "No, stasera proprio non mi va Duke, voglio starmene da sola in casa con i miei pensieri, possiamo fare un'altra volta", ma lui insistette dicendo "Una serata fuori non ti potrà far male, anzi ti potresti svagare un po'", io allora ci pensai un po' su ma alla fine mi arresi dicendo "Va bene allora, forse hai ragione tu", lui interrompendomi mi disse con voce di sfida "Lo so, io ho sempre ragione ricordatelo", "mi vieni a prendere tu?" dissi poi io, "Certo, alle otto sono sotto casa tua, sii pronta mi raccomando". E senza neanche congedarmi con un saluto riattaccò.

Two hearts and a mysteryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora