Capitolo 3

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PERSA NELLA NOTTE

AVRIL

Era passata ormai una settimana dal mio incontro con Beker ma niente dentro di me era sembrato andare meglio. Avevo dormito poco e le uniche volte in cui il sonno mi aveva sopraffatta, mi ero svegliata d'improvviso nel cuore della notte.
Sognavo Alison, i capelli ramati proprio come i miei, gli occhi grandi, le ciglia folte e il sorriso contagioso con cui piegava spesso le labbra.
Mi ero imposta di riguadagnare il giusto spazio con gli studenti, mi ero impegnata a mantenere un profilo basso prendendo parte alle lezioni e scappando via al primo suono della campanella. Passavo dalla mensa e mangiavo fuori, seduta su una panchina, rifilando a Hudson futili scuse. Ero persino riuscita a ignorare Andrew Moore fingendomi indifferente ai suoi sguardi pungenti e cambiando direzione ogni volta che notavo la sua presenza nei corridoi.
Quel giorno lo trascorsi in biblioteca sino a sera inoltrata. Il silenzio mi riempì di pace, così come l'eco che ogni piccolo movimento generava nell'enorme spazio ormai vuoto.
La custode se n'era andata da un pezzo.

«Chiuditi la porta alle spalle» aveva detto prima di uscire.
Tutti, nel Campus, sembravano preoccupati di rendere inaccessibili le stanze.
Drizzai la schiena, lasciai cadere la matita sul libro aperto e mi stropicciai il viso, era ora di rientrare nella mia stanza.
Chiusi la porta con due mandate di chiave e mi ritrovai nel corridoio deserto. Senza gli studenti l'intera scuola sembrava perdere la sua essenza.
Fuori dall'edificio le luci accese dei dormitori rendevano appena sopportabile il buio, delimitai le aiuole, svoltai a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra e mi resi conto di procedere nella direzione sbagliata. Avevo perso l'orientamento.
Mi fermai un istante, alzai lo sguardo e osservai le stelle. Se di giorno il cielo d'Arizona era luminoso, di notte l'oscurità lo colorava senza ritegno. Individuai Sirio, il disegno perfetto del Cane Maggiore, poco lontano il Cane Minore, e poi, eccola lì, la co- stellazione più bella di tutte. Le labbra si aprirono per lo stupore. L'osservarla mi ricordò notti lontane, la voce di Alison che me ne indicava la posizione precisa, le ore passate sveglia ad ammirarla mentre tutti in casa dormivano.
«Orione.» Una voce profonda mi sorprese alle spalle.
Sussultai.
L'ombra scura di Andrew Moore tracciava il terreno sino ai
miei piedi. Alzai gli occhi lentamente e seguii il suo sguardo, era puntato sullo stesso angolo di cielo su cui si erano fermati poco prima i miei occhi.
«Mi hai spaventato» mormorai.
«Anche tu» rispose, in bilico sullo skate.
«Che cosa fai qui a quest ́ora?»
«Che cosa fai tu, qui, a quest ́ora, professoressa.» Andrew mi fissò, l'azzurro delle sue iridi parve entrarmi dentro, nel profondo.

«Avril. Ricordi? Mi chiamo Avril Jonson.»
«Sì, ricordo» annuì.
«Mi sono persa» ammisi infine.
«Sei a due passi dal dormitorio maschile.»
«Davvero?»
«Davvero.» Indicò il cartello al primo incrocio del vialetto.
Fu quando alzò il braccio che lo vidi.
«Orione» sussurrai senza riflettere.
«Sì.» Andrew puntò di nuovo gli occhi sul cielo, sulla costellazione su cui ci eravamo soffermati entrambi poco prima. «Orione.»
«No, intendevo lì, hai Orione tatuato addosso.» Mi avvicinai per guardare meglio ma quando protesi la mano, Andrew Moore mosse un passo indietro.
«Ti accompagno al tuo dormitorio» disse secco.
Mi morsi il labbro, la sensazione di essere stata invadente e fuori luogo mi fece sentire a disagio, era davvero frustrante aver trascorso tutti quei giorni attenta a non incontrarlo per poi cedere così, di fronte a lui, senza riuscire a oppormi.
Ma aveva Orione, aveva Orione sulla pelle, l'insieme di stelle che avevo amato come nessuna da sempre.
Il tragitto con lui accanto fu breve. Lo osservai sottecchi, era alto, aveva un viso crudelmente bello, il respiro calmo muoveva appena il petto, le spalle erano modellate alla perfezione, tutto di lui sembrava esistere per ammaliare.
Cominciai a formulare milioni di domande.
Avrei voluto fermarmi, afferrargli il braccio e stare lì a guardare la Cintura dei Tre Re e tutte le stelle che componevano il disegno bellissimo di Orione. Avrei voluto chiedergli perché aveva deciso di portare con sé ogni giorno della sua vita, proprio quella costellazione.

Il cielo sopra i tuoi occhi (Primo libro di #Arizona)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora