"Colei che tutti chiamano Signora."
Era l'alba di un nuovo mattino, da ammirare. Il sole piano piano sorgeva tra dai tetti di Monza. Le due donne, Lucia e sua madre Agnese, si trovavano lì per rifugiarsi nel grande Convento della città, dove le aspettava una suora, o meglio...la suora, colei che tutti chiamano Signora.
Le povere sciagurate, arrivarono davanti al gigantesco Edificio...e si scambiarono sguardi perplessi ed imbarazzati, benché non sapevano come spiegare gli spiacevoli fatti accaduti la notte prima.
Dopo essersi fatte coraggio a vicenda, entrarono dentro, chiedendo ad un uomo, consapevole di tutto, informazioni sulla misteriosa donna. Egli accennò un sorriso, un po' intenerito dalla timidezza delle due contadine...che si mescolava con uno sguardo pieno di fierezza, nell'annunciare la Monaca.
-"La Signora è qui." affermò con sicurezza l'uomo, mentre aprì un braccio verso la porta...come per accoglierle ed invitarle ad entrare. Lucia, deglutì...mentre la madre aprì spudoratamente la porta. Ed era lì, la giovane suora...seduta su una sedia, che era quasi impossibile intravedere per il lungo velo nero, scuro come la notte, scivolare per terra...confondendosi con il vestito dello stesso colore. Un crocifisso d'oro penzolava dalla vita della donna, che in quel momento aveva un'espressione neutra. Ma in quell'indifferenza, si nascondeva tanto dolore. Era bella, ma di una bellezza sfiorita...quasi appassita, come se i suoi venticinque anni di vita...fossero stati pesanti e inutili. Una ciocca di capelli color biondo dorato, quasi a forma di boccolo, si intravedeva dal lenzuolo di seta bianco, che però si sistemò subito....come per ricomporsi. La Signora si schiarì la voce, raddrizzando la schiena.
-"Prego." poi disse.
Lucia fece qualche passo indietro, come se fosse intimorita. Mentre la madre avanzò verso la Monaca.
-"Madre reverendissima..." iniziò a dire la donna con imbarazzo, per poi continuare guardandola negli occhi.
-"Abbiamo bisogno di aiuto, di pietà, carità! La nostra..." sospirò amareggiata la povera madre. -"..la nostra sapesse che storia! Quanti dolori, quante umiliazioni per due povere contadine!"
A quel punto la Signora Reverenda si sporse lentamente per vedere meglio Lucia, quest'ultima ancora più spaventata di prima. La donna inarcò le sopracciglia continuandola ad osservare, come se la stesse studiando. Agnese continuava a parlare imperterrita intenta a suscitare compassione per la suora che, infastidita, la interruppe con un suono...come per zittirla. Probabilmente non era per la parlata molto spigliata della contadina, ma perché si sentiva toccata nel profondo. Per questo volle alzarsi e camminare verso Lucia, la diretta interessata. Era la ragazza che voleva sentire... non la madre.
-"Non parli, ragazza?" Domandò la suora.
Lucia alzò lo sguardo serrando la mascella, sgranando leggermente gli occhi.
-"I-io?.." rispose poi.
-"Sì, tu!" annuì ancora la signora, accennado un piccolo sorriso.
Lucia si sentì abbastanza rassicurata dal quel sorriso...come se le avesse permesso di parlare, al che sospirò guardando il vuoto.
-"Vivevo, pensavo le cose di tutti una vita normale." A quel punto guardò negli occhi la suora. -"Vivevo, sognavo una storia d'amore...che c'era di male?!"
La ragazza abbastanza presa dalle troppe emozioni di quel momento, alzò leggermente la voce con intonazione disperata...mentre impugnò tra le mani il crocifisso d'argento che portava al collo. -"Ma c'è sempre qualcuno che strappa qualcosa alla povera gente!"
A quel punto la giovane cadde di ginocchia a terra...fissando il vuoto in modo neutro, come se non provasse più nulla dentro di lei. Poi sussurrò maliconicamente... -"Amare un uomo, e non poter amare." Singhiozzò alzando lo sguardo verso la Monaca. -"I miei sogni...tutti distrutti!" Si disperò ancora.
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Una bimba chiamata Signora.
Historical FictionLa giovane contadina Lucia Mondella e sua madre Agnese, sono due povere donne che fuggono dal perfido don Rodrigo...un uomo molto potente del paese che, vuole in tutti i modi, impedire il matrimonio tra la ragazza e il giovane fidanzato Lorenzo, chi...