Capitolo 4

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Alessandro

-Si è addormentata in macchina- dico alla mamma di Margherita, mica potevo dirle "Sua figlia ha bevuto così tanto da perdere i sensi". -Ti ringrazio Alessandro, é già la seconda volta che me la porti a casa, per sdebitarmi ti va se domani sera, ormai oggi, vieni a cena da noi?- cosa le dico ora? Rifiutare sarebbe da maleducati.. Accetto tanto é solo una cena cosa potrà mai accadere?. Accetto ed esco. Penso a cos'è successo oggi pomeriggio, "non capiresti" questa frase mi frulla ancora nella testa, cosa voleva dire? Avrà creduto veramente al fatto che sono fidanzato? Sono un coglione non dovevo dire quella frase, Chiara è una mia amica, ho avuto quasi tutte le mie prime esperienze con lei, ma siamo sempre e solo rimasti amici, per "quasi tutte le mie prime esperienze " intendo anche quello, é una ragazza abbastanza facile quindi non mi faccio problemi.

Apro la porta della mia camera e sul letto trovo il mio fratellino Samuel che dorme sul mio letto, cosa ci fa qui? Rimango ad osservarlo per qualche minuto, penso quanto sia piccolo e ingenuo, da grande sarà un bel ragazzo con quei occhi incanterà ogni ragazza. Stavo pensando di mettermi a fianco a lui ma lo sveglierei, quindi prendo un cuscino e una coperta e mi addormento sul pavimento. Faccio fatica ad addormentarmi, sto pensando a Margherita, ai suoi lunghi capelli mossi marroni, alla sua pelle scura ma non troppo e al suo leggero accento spagnolo, quando é a casa con sua mamma parla spagnolo. Sua mamma é di Barcellona. É una ragazza che aiuta sempre tutti, sempre con il sorriso sulle labbra e la testa fra mille pensieri. Vorrei che un giorno incontri un bravo ragazzo che la faccia felice, non uno come me, io le farei del male. La prima volta che l'ho vista aveva un paio di pantaloncini sportivi ,un top nero e i capelli legati, era appena tornata dalla sua corsa pomeridiana, da lontano mi guardava, mentre si legava la scarpa qualche occhiata me la tirava, poi con coraggio varcò il portone e mi disse -ehi ciao, sei nuovo?- La guardai, avevo subito pensato "ma una ragazza come fa ad essere cosi carina anche senza trucco?".-Si, siamo arrivati oggi, comunque io sono Alessandro"- le risposi. Aveva solo 12 anni ed era gia bellissima. Nella mia vecchia scuola le bambine di 12 anni usavano già il fondotinta e sembravano finte. Così mi addormento con Margherita in mente.

Margherita
La sveglia suona e io sto malissimo, come mi è saltato di bere così tanto? Oggi devo andar a scuola, metto un jeans chiaro, una maglietta larga bianca e le stan smith. Mi lavo la faccia, alzo la testa verso lo specchio -Porca puttana- mi dico, avevo un aspetto orribile, decido di mettermi un po di correttore, e un po di mascara ma non funziona, oh amen. Prendo lo zaino e mi dirigo verso scuola.

-Tossica come stai?- mi domanda Gaia. Simpatica come sempre. -guardami in faccia e capisci- le rispondo. -A proposito chi mi ha portata a casa?- chiedo al gruppo, tutti mi fanno cenno di no, ma una voce che viene da dietro dice -io. Ti portato io- alessandro. Ancora? Lo guardo, non so come reagire quindi mi limito a ringraziarlo. Entriamo in classe, abbiamo due ore buche quindi me approfitto per riposarmi un po. -Scusa Marghe puoi venire un attimo fuori?- una voce mi sveglia, subito non la riconosco, poi collego ed è Alessandro. -Eh? Sisi andiamo- usciamo dalla classe, ci dirigiamo in bagno. -tua mamma mi ha invitato a cena da voi sta sera- oh cazzo. -Ah e allora?- chiedo. -No niente così- sembra lui la vittima. -Alessandro devi dirti una cosa- sbotto, mi avvicino a lui, i nostri visi sono a pochi centimetri. -dimmi- non dico nulla, trema il labbro inferiore, non so manco cosa dirgli. -niente scusa- rispondo e scappo via in classe. Cosa mi é preso?

-Marghe puoi mettere tavola?- mia madre ogni santa volta che deve venire qualcuno a casa nostra si agita. Faccio quello che mi ha detto e poi vado in camera mia a cambiarmi. Infilo un paio di jeans rosa chiaro e una camicia bianca con dei piccolissimi fiorellini disegnati. Suona il capanello, é arrivato. Gli apro, ha una scatola con dei cioccolatini in mano. -ciao, entra pure- afferro la scatola e la poso sul tavolino di fronte al divano. -Salva signora- saluta alessandro. -Oh chiamami pure Cecilia- lui le accenna un piccolo sorriso e va salutare mio padre -Salve signore- mio padre lo scruta un attimo. Ci sediamo e iniziamo a mangiare. Mia madre ha avuto la splendida idea di mettermi davanti ad Alessandro. Che culo..

Lo sguardo di Alessandro mi mette a disagio, sta pure raccontando della sua ragazza, che felicità, non poteva andare meglio. -scusate devo uscire un attimo- mi alzo senza ricevere risposta, apro la porta e scendo giù nel giardinetto condominiale. Mi siedo sul muretto avevo bisogno di cambiare aria non ce la potevo fare.Il suo sguardo mi metteva a disagio, i colpetti sul piede pure e le varie frecciatine pure, perchè? cosa gli ho fatto? Sarà ancora per quel giorno al centro commerciale?. Sento chiudersi la porta del portone, mi volto e vedo Alessandro. -Va tutto bene?- mi domanda. -Ehm..  sisi avevo bisogno di prendere una po d'aria- . -Senti devo chiederti una cosa- aggiungo . -Dimmi pure- mi risponde. -No no niente scusa- mi alzo dal muretto e mentre scendo mi prende mi sbatte al muro, senza farmi male. -La smetti?- mi chiede con un tono poco amichevole. -di fare cosa?- non capisco cosa devo smettere di fare?. -Di dirmi 'no niente' e scappare  via, cosa devi dirmi barra chiedermi? Non ce la faccio più- lo guardo in preda la panico, non so cosa fare/dire. Il mio cervello sta pensando all'opzione di scappare via. -Non guardarmi così, so che vuoi scappare ma ti prego rispondimi, ho bisogno di saperlo- mi sta supplicando, non capisco più niente e questa cosa mi fa perdere le staffe. -Di cosa hai bisogno? di me? Non ci credo che tu abbia bisogno di quelle risposte, ogni volta che dico quella frase mi sale il panico, cosa vuoi sapere? Vuoi sapere se mi stai iniziando a piacere?Non lo so manco io perchè mi fai questo effetto, non mi era mai capitato, ma ti giuro che molte volte penso che tu mi piaccia ma poi subito sei pronto con il tuo comportamento da stronzo a farmi perdere le staffe e non capire più niente. Capisci che ogni tua frecciatina a tavola per me era un 'non capisco più nulla'- ho quasi urlato. Lui mi guarda senza dire una parola, metto una mano in tasca, estraggo il bigliettino con le 5 canzoni e glie lo do. 

Dopo la nostra 'litigata' se ne andato con una scusa e io mi sono rifugiata in camera mia. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 03, 2017 ⏰

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